(Roma, 28 marzo 2024). I siti di informazione israeliani, in questo mercoledì mattina aprono tutti con la notizia degli spari contro uno scuolabus avvenuta in Cisgiordania. Il mezzo, in particolare, è stato colpito nell’area della Valle del Giordano, abitata da diverse centinaia di coloni. Nessuno dei tre feriti è in gravi condizioni, ma l’episodio potrebbe generare ulteriori tensioni all’interno dei territori della West Bank.
Ma le ultime ore sono state caratterizzate soprattutto dall’intenso botta e risposta tra le forze israeliane e gli Hezbollah libanesi. Uno scambio di colpi che ha fatto temere, per l’intera giornata di mercoledì, una rapida escalation sul fronte nord. Lì dove da mesi sono in corso forti tensioni tra l’Idf e i miliziani libanesi sciiti. Nelle ultime ore non si è assistito a nuovi raid da entrambe le parti, tuttavia la tensione rimane molto alta.
Le ore di tensione vissute in Galilea
Come sempre, quando lo scontro tra due fazioni diventa molto pericoloso, si assiste a un rimpallo di responsabilità su chi per primo ha aperto il fuoco. Hezbollah ha accusato nelle scorse ore Israele di aver avviato un intenso bombardamento nel sud del Libano nella notte tra martedì e mercoledì. Dal canto loro, le forze dello Stato ebraico hanno reso noto di aver agito in risposta a un lancio di ordigni partiti al di là del confine libanese ben prima dei raid israeliani.
Difficile stabilire ad oggi con certezza la verità, l’unico dato certo è che per diverse ore la regione ha temuto l’avvio di ostilità dirette tra i miliziani sciiti e le forze Idf. Entrambe le parti hanno alzato il tiro: Israele, in particolare, ha bombardato in profondità spingendo i propri missili a oltre 120 km a nord delle frontiere libanesi. Dal canto suo, la leadership di Hezbollah subito dopo il raid ha deciso di lanciare almeno trenta razzi su Kiryat Shmona, una delle principali località israeliane vicine al confine.
Danni ingenti su entrambi i fronti, con i media libanesi che hanno denunciato la morte di almeno 9 persone nelle località bersagliate dall’Idf. Tuttavia, dopo gli scontri di mercoledì, non sono registrate al momento altri episodi del genere. Ma il rischio escalation appare molto elevato.
Netanyahu torna a parlare con la Casa Bianca
Nel frattempo, sembrano aprirsi nuovi spiragli diplomatici tra il governo israeliano e la Casa Bianca. Dopo lo strappo dei giorni scorsi, Netanyahu ha infatti parlato ai media locali della possibilità di inviare nuovamente una delegazione a Washington per discutere della situazione a Rafah. E, in particolare, concordare dei piani di protezione dei civili prima di un eventuale attacco israeliano sulla località che segna il confine tra la Striscia di Gaza e l’Egitto.
La missione della delegazione israeliana era stata annullata lunedì, subito dopo il voto al consiglio di sicurezza dell’Onu in cui era stato chiesto un immediato cessate il fuoco nella Striscia. Un documento passato anche grazie all’astensione degli Usa, con Washington che non ha quindi esercitato il diritto di veto. La distanza tra la Casa Bianca e Netanyahu è stata vista dai media israeliani, e non solo, come principale simbolo dell’isolamento del governo dello Stato ebraico.
Forse anche per questo il premier israeliano ha subito fatto dietrofront. Motivando la decisione di ritirare provvisoriamente la delegazione come un messaggio ad Hamas e non agli Stati Uniti: “Dopo l’approvazione della risoluzione Onu sulla tregua a Gaza – ha spiegato lo stesso Netanyahu al senatore repubblicano Rick Scott, in visita a Tel Aviv – le pressioni internazionali non spingeranno Israele a porre fine alla guerra senza le concessioni da parte di Hamas”.
L’attacco allo scuolabus in Cisgiordania
Nel corso della mattinata odierna intanto, sono emersi altri dettagli sulla sparatoria allo scuolabus nella West Bank. Il fatto è avvenuto nella cosiddetta “Area C” della Cisgiordania, quella interamente sotto il controllo israeliano e popolata da numerosi coloni. Non lontano dalla città di Gerico, lungo l’autostrada 90, il pulmino con a bordo diversi ragazzi è stato colpito da spari provenienti dai lati della carreggiata.
Le immagini riprese dalle telecamere a bordo del mezzo hanno ripreso la scena, con il bus raggiunto dai proiettili costretto a fermarsi: “Alle 07:04 – si legge in una nota del servizio di emergenza israeliano riportata dal Jerusalem Post – è stato ricevuto un rapporto al numero verde 101 della MDA nell’area di Gilboa riguardo una sparatoria contro due veicoli sulla Strada 90 vicino ad Al-Auja. Medici e paramedici della MDA hanno fornito cure mediche a tre feriti”.
I feriti in questione sono un uomo di 30 anni, un altro di 21 anni e infine un minore di 13 anni. Nessuno di loro sarebbe in pericolo di vita e questo grazie anche al fatto che i vetri antiproiettile del bus avrebbero complessivamente retto. Sul posto sono adesso arrivati soldati dell’Idf.
Di Mauro Indelicato. (Inside Over)