Mali, Niger e Burkina Faso formeranno una forza congiunta antijihadista

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(Roma, Parigi, 07 marzo 2024). L’annuncio delle giunte militari, ormai riunite nell’Alleanza dei Paesi del Sahel, segna un altro passo nella loro crescente cooperazione e volontà di distanziarsi dalla Francia

Mali, Niger e Burkina Faso formeranno una forza congiunta per combattere la minaccia jihadista nei loro Paesi. Lo ha dichiarato il capo dell’esercito del Niger, Moussa Salaou Barmou, annunciando che il nuovo dispositivo militare sarà operativo “il prima possibile”, ma senza fornire dettagli sulle sue dimensioni. In un comunicato diffuso “al termine di colloqui congiunti” svolti nella capitale Niamey, Barmou ha specificato solo che la nuova forza servirà ad “affrontare le sfide alla sicurezza nella nostra regione”. “Siamo convinti che, con gli sforzi congiunti dei nostri tre Paesi, riusciremo a creare le condizioni per una sicurezza condivisa”, ha dichiarato il generale, uno degli ufficiali militari che hanno partecipato al golpe con cui lo scorso 26 luglio è stato deposto il presidente Mohamed Bazoum.

L’annuncio delle giunte militari dei tre Paesi, ormai riunite nell’Alleanza dei Paesi del Sahel, segna un altro passo nella loro crescente cooperazione e volontà di distanziarsi dalla Francia. Dopo i colpi di Stato condotti in tutti e tre i Paesi saheliani le forze francesi ed occidentali sono state espulse, con un progressivo e dichiarato avvicinamento all’orbita russa evidente in particolare per Bamako e Ouagadougou. I militari hanno ordinato di ritirare anche la missione di mantenimento della pace delle Nazioni Unite in Mali (Minusma) in corso da più di dieci anni. L’offensiva dei gruppi legati allo Stato islamico e soprattutto ad al Qaeda nei loro territori ha infine spinto diversi Paesi dell’Africa sub-sahariana a rivolgersi inoltre alle milizie paramilitari Wagner, sollevando le inquietudini occidentali.

Il 28 gennaio scorso, intanto, le giunte di Mali, Niger e Burkina Faso hanno annunciato l’intenzione “irrevocabile” di ritirarsi dalla Comunità economica dei Paesi dell’Africa occidentale (Cedeao) a partire dal 2025, scatenando forti preoccupazioni all’interno del blocco, di cui i tre Paesi rappresentano circa il 12 per cento del Pil ed il 16 per cento della popolazione. Nel tentativo di trattenerli, o di fare comunque un gesto conciliante nei loro confronti, a fine febbraio i vertici Cedeao hanno deciso di revocare parzialmente le sanzioni commerciali imposte a Mali, Niger e Guinea – un altro Paese guidato da una giunta militare – dopo i rispettivi colpi di Stato. La revoca delle sanzioni non tocca tuttavia il Burkina Faso, i cui militari si sono mostrati fino ad ora meno propensi al dialogo rispetto alle giunte vicine, e il cui peso politico e territoriale è stato valutato meno incisivo rispetto a quello di Bamako e Niamey. Sotto la guida del colonnello Ibrahim Traoré, Ouagadougou affronta nondimeno una grave crisi della sicurezza, con il 60 per cento del territorio fuori controllo ed in mano ai movimenti jihadisti, ed un’instabilità politica che rischia di avere ripercussioni regionali non indifferenti.

(Nova News)