(Roma, 29 febbraio 2024). Il leader di Hamas nella Striscia ha dichiarato che « gli israeliani sono dove li vogliamo » e che uscirà dal suo bunker per annunciare una vittoria storica sullo Stato ebraico
La leadership di Hamas ha di nuovo reso chiaro il fatto che veda i civili palestinesi come meri strumenti nella lotta contro Israele. Il capo dei terroristi nella Striscia Yahya Sinwar ha inviato un messaggio agli alti funzionari dell’organizzazione in esilio in Qatar tramite un corriere. Stando a quanto riportato dal Wall Street Journal, in esso il leader del gruppo ha affermato che l’alto numero di vittime tra la popolazione fa il gioco di Hamas, perché aumenta la pressione internazionale sullo Stato ebraico affinché metta fine alle operazioni militari ordinate in risposta all’attacco del 7 ottobre.
Secondo il quotidiano americano, Sinwar ha dichiarato anche che il suo obiettivo è uscire dal bunker in cui è nascosto, probabilmente sotto Khan Younis o a Rafah, e annunciare “una vittoria storica” su Tel Aviv. “Non preoccupatevi, gli israeliani sono esattamente dove li vogliamo”, si legge nel messaggio. Il leader di Hamas ha voluto anche rassicurare gli altri esponenti di alto livello del gruppo, sottolineando che non tutti i comandanti delle brigate al-Qassam sono stati eliminati e che le forze armate del gruppo si stanno comportando bene. Questa missiva di Sinwar pare un tentativo di ricompattare la leadership politica, a fronte degli insuccessi nel fermare l’avanzata delle Idf nella Striscia. Secondo il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant, i battaglioni di Hamas ancora operativi sarebbero solamente sei. La loro ultima roccaforte, la città al confine con l’Egitto, sarà presto attaccata dalle forze di Tel Aviv.
Già in passato i leader dell’organizzazione terroristica hanno esplicitamente dichiarato di non agire nell’interesse della popolazione di Gaza, ma per creare uno stato di guerra permanente con Israele. Alcuni alti ufficiali hanno anche affermato che, per “risvegliare” lo spirito della causa palestinese, era necessario versare ingenti quantità di sangue di civili. L’alto numero di vittime innocenti, spesso utilizzate come scudi umani dai terroristi, ha sollevato numerose polemiche a livello internazionale e il Sudafrica ha anche portato lo Stato ebraico di fronte alla Corte di giustizia internazionale dell’Onu, con l’accusa di genocidio. Le forze armate di Tel Aviv hanno però dimostrato più volte come non sia nel loro interesse l’uccisione indiscriminata di civili e hanno sempre permesso alla popolazione di allontanarsi dalle zone dei combattimenti tramite corridoi sicuri o avvisando degli imminenti bombardamenti contro obiettivi terroristici in zone densamente abitate.
Di Filippo Jacopo Carpani. (Il Giornale)