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Nuove «guerre stellari» in arrivo ? Facciamo il punto

(Roma, 16 febbraio 2024). Mercoledì 14 febbraio Washington ha diffuso per voce di Mike Turner, presidente della Commissione Intelligence della Camera, un improvviso allarme su una inizialmente non meglio definita “capacità militare straniera destabilizzante”.

Quest’annuncio ha messo in moto un meccanismo mediatico che ha portato la Casa Bianca ha rilasciare ulteriori dichiarazioni con la finalità di rassicurare l’opinione pubblica, pertanto si è scoperto che Mosca starebbe lavorando per posizionare in orbita armi nucleari anti-satellite, generando così una minaccia talmente grave da aver reso necessario informare gli alleati degli Usa.

Mosca, per il momento, non ha né smentito né confermato le accuse di Washington, limitandosi, attraverso le parole del portavoce del presidente russo, Dmitry Peskov, e del vice capo del Ministero degli Esteri, Sergei Ryabkov, ad affermare che si tratta di un tentativo statunitense di screditare la Russia per questioni interne, legate all’approvazione del pacchetto di aiuti militari per Ucraina, Israele e Taiwan, ed elettorali.

Alcuni hanno ritenuto, ex post, che il lancio da parte della Russia di un satellite sconosciuto con un vettore Soyuz-2 -1V avvenuto il 9 febbraio dal cosmodromo di Plesetsk (regione di Arcangelo) abbia qualcosa a che vedere con l’allarme lanciato dall’intelligence statunitense di ieri.

Quel lancio, che ha messo in orbita un satellite di tipo ignoto che ha preso il nome di Cosmos-2575, avviene dopo quasi due mesi da uno simile, avvenuto il 27 dicembre 2023, che ha posto in orbita una “navicella spaziale del Ministero della Difesa” russo. Singolarmente, entrambi i lanci sono avvenuti alla medesima ora: le 10:03 del fuso orario di Mosca.

Non abbiamo modo di sapere se effettivamente la Russia stia prendendo la strada di posizionare ordigni atomici in orbita per attività Asat (Anti Satellite), ma sappiamo che le Vks (Vozdushno-Kosmicheskiye Sily), ovvero le forze aerospaziali russe che sovrintendono anche all’attività militare nello spazio, da tempo stanno posizionando in orbita satelliti per la Space Warfare, in particolare per il contrasto attivo dei satelliti nemici.

Il 23 agosto 2017 il satellite russo Cosmos-2519, che ufficialmente dovrebbe essere impiegato per la geodesia, ha rilasciato un subsatellite in una manovra molto simile a quella compiuta il 15 luglio 2020 da un altro oggetto, il Cosmos-2543, messo in orbita da Mosca. Si era osservato che il subsatellite (definito Cosmos-2521) ha lanciato un oggetto aggiuntivo nello spazio all’elevata velocità relativa di circa 250 km all’ora dimostrando la capacità di posizionarsi vicino a un altro satellite. Sostanzialmente, quell’oggetto orbitante ha letteralmente “sparato un proiettile”. Questo tipo di attività dei russi è fonte di preoccupazione per la Difesa statunitense, specialmente quando, nel corso di questi test, si avvicinano ai satelliti americani: lanciati a novembre e dicembre 2019, Cosmos-2542 e Cosmos-2543 hanno attivamente manovrato vicino ai satelliti del governo degli Stati Uniti che operano in orbita bassa.

Il nuovo utilizzo dello spazio per scopi militari, reso possibile dalle nuove tecnologie, ha quindi aperto a tutti gli effetti un nuovo dominio che ha generato la Space Warfare moderna.

Erede della programma Strategic Defense Initative (Sdi), o “Guerre Stellari”, voluto dal presidente Ronald Reagan, oggi la Space Warfare può contare su diversi assetti, basati a terra e nello spazio, per disabilitare e distruggere i satelliti dell’avversario.

Russia, Cina, Stati Uniti e India sono le potenze più avanzate nei sistemi Asat e in particolare Mosca sta sviluppando una serie di assetti che da terra o dallo spazio atti allo scopo.

La guerra anti-satellite dispone, in generale, di sistemi diversi: armi a radiofrequenza installate su veicoli orbitanti, laser di grande potenza basati a terra, veicoli di manovra per operazioni spaziali (come satelliti mina) e lancio di missili Asat da terra e da velivoli. Esistono poi dei sistemi non cinetici: dispositivi jammer possono essere montati sia su satellite sia su piattaforme aeree come Uav o velivoli pilotati, e anche per i laser è tornato di moda il loro impiego aerotrasportato per questo scopo.

Un’altra soluzione per eliminare i satelliti avversari era stata pensata nel pieno della Guerra Fredda: richiedeva l’esplosione di un missile nucleare nello spazio per mettere fuori uso gli assetti in orbita tramite l’impulso elettromagnetico della detonazione atomica, ma l’Emp (Electro-Magnetic Pulse) generatosi avrebbe “bruciato” anche la propria rete satellitare.

Proprio quest’ultimo fattore, più che il rispetto dell’Outer Space Treaty del 1967 che proibisce a tutte le nazioni di posizionare in orbita armi di distruzione di massa, sconsiglia vivamente di utilizzare armi nucleari nello spazio. Il trattato infatti è ormai considerabile obsoleto, sebbene giuridicamente sia importante perché riconosce lo spazio (e quindi anche i corpi planetari) non soggetto ad alcun tipo di sovranità, in quanto è nato in un periodo storico in cui armi laser ed elettromagnetiche erano agli albori e considerabili troppo pesanti da poter mettere in orbita.

Se davvero la Russia si sta adoperando per posizionare in orbita ordigni atomici, oltre a essere una violazione dell’Outer Space Treaty, significherebbe che può contare su un sistema di comunicazione/navigazione alternativo, ma dovrebbe comunque rinunciare alla sua rete spaziale di Early Warning e di ricognizione/spionaggio per i motivi detti poc’anzi. In ultima analisi resta il dubbio che potrebbe essere un’arma da scenario “doomsday”, ovvero da apocalisse nucleare, in considerazione del sistema automatico di risposta nucleare “Perimeter” che può avviare automaticamente il lancio dei missili balistici intercontinentali russi (Icbm) inviando un ordine preinserito ai posti di comando e ai singoli silos se viene rilevato un attacco nucleare dai sensori. Questo sistema è normalmente disinserito e viene attivato solo in caso di crisi.

Di Paolo Mauri. (Inside Over)

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