(Roma, 22.11.2023). Alla riunione virtuale organizzata dall’India, il presidente russo ha dichiarato che il suo Paese è pronto a negoziare la pace e ha ricordato che è stata Kiev a ritirarsi dal processo negoziale
Una svolta inattesa è arrivata dalla riunione virtuale dei leader del G20 organizzata dall’India, disertata da Joe Biden e Xi Jinping. Vi ha partecipato, però, il presidente Vladimir Putin, “seduto” tra i grandi del mondo per la prima volta dal febbraio del 2022. E proprio riguardo al conflitto in Ucraina, lo zar ha dichiarato di essere pronto a sedersi al tavolo delle trattative.
“Naturalmente dobbiamo pensare a come mettere fine a questa tragedia”, ha affermato l’inquilino del Cremlino. “La Russia non ha mai rifiutato i negoziati di pace con l’Ucraina. Non è stata la Russia, ma l’Ucraina ad annunciare pubblicamente che si ritirava dal processo negoziale”. Putin ha anche ricordato il fatto che il suo omologo di Kiev, Volodymyr Zelenesky, ha firmato un decreto legge per “proibire tali negoziati con la Russia”. Il premier Giorgia Meloni, che ha partecipato al vertice accanto al cancelliere tedesco Olaf Scholz, ha affermato che la Russia potrebbe in ogni momento facilmente riportare la pace in Ucraina ritirandosi dai territori illegalmente occupati e ristabilendo la sovranità e la piena integrità territoriale dell’Ucraina
Lo stallo del fronte, dunque, sembra colpire anche il leader di Mosca. L’esercito russo non ottiene guadagni territoriali notevoli da mesi, troppo occupato a respingere la controffensiva ucraina. L’unico tentativo di avanzata, nell’area della città di Avdiivka, si è trasformato in un tritacarne. L’Ucraina, da parte sua, sembra aver esaurito le risorse necessarie a condurre operazioni in più settori del fronte. Non è da sottovalutare lo sbarco delle unità di Kiev sulla riva destra del Dnipro, ma nei chilometri di fortificazioni e trincee nel sud e nell’est del Paese la situazione pare immobile.
È vero che la Russia può contare su risorse virtualmente infinite, ma una sanguinosa guerra di attrito non farebbe bene alla propaganda in patria e, prima o poi, la popolazione potrebbe iniziare a protestare non vedendo i propri familiari ritornare dai campi di battaglia. La strategia di “prendere per fame” Ucraina e Occidente, infatti, potrebbe trasformarsi rapidamente in un’arma a doppio taglio e ritorcersi contro la Russia proprio alle porte del 2024, anno in cui la percentuale del Pil destinato alle forze armate aumenterà dal 3.9% al 6%. Riportare sul tavolo l’opzione diplomatica potrebbe essere un modo per avere un’alternativa pronta, nel caso in cui una rinnovata aggressione militare non dovesse portare ai risultati sperati.
Ogni possibilità di dialogo, però, si scontra con il completo rifiuto da parte dell’Ucraina di cedere anche solo un metro di terra all’invasore. Volodymyr Zelensky è il campione di questa posizione, il che sta provocando non pochi attriti con il suo staff militare desideroso di un piano più “realistico”. A meno di un collasso russo totale lungo tutto il fronte, è difficile pensare che l’esercito ucraino sarà in grado di liberare i territori occupati, Crimea compresa, e di tornare ai suoi confini prebellici. Andranno fatte concessioni e al governo di Kiev conviene trovare un accordo con il nemico prima che il supporto del blocco Nato-Ue si interrompa definitivamente, privando il Paese della sua linfa vitale.
Di Filippo Jacopo Carpani. (Il Giornale)