(Roma, 07.11.2023). UN FUTURO DI PACE
Mentre sul campo l’esercito israeliano sta circondando Gaza City, l’Unione europea pensa già al futuro della Striscia assediata dallo Stato ebraico dopo gli attacchi terroristici di Hamas del 7 ottobre. La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen sostiene che l’Ue debba giocare un ruolo cruciale nel futuro di pace in Medioriente, e per questo offre « alcune possibili idee » per il dopoguerra.
1) FUORI HAMAS DA GAZA
I punti del piano di von der Leyen sono quattro. Cominciamo dal primo: fuori per sempre l’organizzazione terroristica Hamas dalla Striscia di Gaza, che dovrà passare sotto il controllo di un’unica autorità palestinese. « Gaza non può essere paradiso per i terroristi, Hamas non può ricostruire la sua base nella Striscia », sostiene Ursula von der Leyen.
« HAMAS NON DEVE RICOSTRUIRE IL SUO ARSENALE »
« Sappiamo cosa è successo dopo le precedenti guerre di Gaza – ha osservato la presidente della Commissione – Hamas ha immediatamente iniziato a ricostruire il suo arsenale e a prepararsi per il prossimo conflitto. Non può più essere così. Si stanno discutendo diverse idee su come ciò possa essere garantito ».
2) MISSIONE DI PACE SOTTO L’ONU
Secondo punto: una missione di pace internazionale sotto l’Onu. Ciò vale a dire che per von der Leyen non ci può essere alcuna permanenza nel lungo periodo per l’esercito ebraico nella Striscia di Gaza. « Non può esserci una presenza di sicurezza israeliana a lungo termine a Gaza », ha dichiarato la presidente della Commissione europea.
3) NESSUNA ESPULSIONE DEI PALESTINESI
Non può esserci alcuna espulsione forzata della popolazione palestinese dalla Striscia di Gaza. E il blocco israeliano deve finire. È questo il terzo punto su cui si basa il piano di Ursula von der Leyen per un futuro di pace in Medioriente. L’eventuale espulsione dei palestinesi « sarebbe solo una ricetta per una maggiore instabilità regionale », ha detto la numero uno della Commissione UE.
4) SOLUZIONI DEI DUE STATI
« Dovrebbero esistere una sola Autorità palestinese e uno Stato palestinese, che controlla anche Gaza », spiega von der Leyen illustrando il quarto punto del suo piano. « Mentre affrontiamo l’urgenza dell’oggi, dobbiamo anche sforzarci di pensare al domani. Immaginare come potrebbe essere una pace duratura per ridare speranza a palestinesi e israeliani. E per questo hanno bisogno di una prospettiva, e questa è la soluzione dei due Stati », ha sottolineato.
« TROVARE UN TERRENO COMUNE »
« Alla fine, israeliani e palestinesi dovranno concordare una via da seguire. Ma credo che anche noi, come parte dello sforzo internazionale, dobbiamo contribuire proponendo alcuni principi fondamentali per il giorno dopo la guerra, che potrebbero aiutare a trovare un terreno comune », ha spiegato la leader UE.
IDEE PERSONALI
« È la prima volta che ne sentiamo parlare », ha dichiarato un alto funzionario del Consiglio europeo a proposito delle idee di Ursula von der Leyen sulla pace in Medioriente. I giornalisti gli chiedevano se la numero uno dell’esecutivo, prima di rendere pubblico il piano, si fosse coordinata con il Consiglio o gli Stati membri dell’UE.
MICHEL: « SE NE ESCE SOLO CON I NEGOZIATI »
Sulla scia delle dichiarazioni di von der Leyen, ha parlato anche il presidente del Consiglio Ue Charles Michel: « La soluzione del conflitto israelo-palestinese non verrà da più guerra e orrori; al contrario in quel caso sarà più difficile mettere la parola fine. Se ne esce, dunque, solo con i negoziati. Noi siamo pronti a promuovere una conferenza di pace. L’Ue continua i suoi sforzi, non ci sono altre opzioni se i palestinesi e gli israeliani vogliono vivere l’uno accanto all’altro ».
IL PRECEDENTE
Prima del riacutizzarsi della guerra, l’Ue si era già mossa per un piano di pace in Medioriente. A settembre, quasi 50 ministri degli Esteri europei e mediorientali si erano incontrati a margine dell’Assemblea generale dell’Onu per presentare una nuova iniziativa, « Peace Day Effort », che mirava a rilanciare il processo di pace tra Israele e Palestina. L’iniziativa mirava a redigere un « pacchetto di sostegno » per massimizzare i dividendi della pace per palestinesi e israeliani una volta raggiunto un accordo.