(Roma, 30.10.2023). Il New York Times spiega come si è arrivati all’attacco della milizia islamista del 7 ottobre scorso che ha trovato impreparati i servizi di sicurezza dello Stato Ebraico
L’intelligence israeliana aveva smesso di ascoltare le comunicazioni radio di Hamas e questo errore potrebbe essere stato fatale nel valutare gli eventi che portarono all’attacco del 7 ottobre. Lo afferma il New York Times, secondo cui a lungo il capo del servizio di sicurezza interna israeliano non riuscì a capire se la milizia islamista a Gaza fosse impegnata nell’ennesima esercitazione militare o si stesse preparando a qualcosa di grosso.
Nel quartier generale dello Shin Bet, i funzionari avevano trascorso ore a monitorare l’attività di Hamas nella Striscia di Gaza, che era insolitamente vivace nel cuore della notte. Gli uomini dell’intelligence israeliana e della sicurezza nazionale, convinti che Hamas non avesse alcun interesse a entrare in guerra, inizialmente presumevano che si trattasse solo di un’esercitazione notturna.
Il loro giudizio quella notte avrebbe potuto essere diverso se avessero ascoltato il traffico dai walkie-talkie dei miliziani di Hamas. Ma l’Unità 8200, l’agenzia israeliana di intelligence che si occupa delle comunicazioni radio nemiche, aveva smesso di intercettare quelle di Hamas un anno prima perché lo considerava uno spreco di sforzi.
Secondo tre funzionari della difesa israeliani, fino quasi all’inizio dell’attacco, nessuno credeva che la situazione fosse abbastanza grave da svegliare il primo ministro Benjamin Netanyahu.
Nel giro di poche ore, le truppe di Tequila, – un gruppo di forze d’élite antiterrorismo schierate per precauzione al confine meridionale di Israele – si sarebbero trovate nel mezzo di una battaglia con migliaia di uomini armati di Hamas che avevano sfondato la tanto celebrata recinzione di Israele, sfrecciando con camion e motociclette nel sud di Israele e attaccando villaggi e basi militari.
La forza militare più potente del Medio Oriente non solo aveva completamente sottovalutato la portata dell’attacco, ma aveva completamente fallito nei suoi sforzi di raccolta di informazioni, soprattutto a causa dell’errata convinzione che Hamas fosse una minaccia contenuta.
Nonostante la sofisticata abilità tecnologica di Israele nello spionaggio, scrive il Nyt, gli uomini armati di Hamas erano stati sottoposti ad un approfondito addestramento per l’assalto, praticamente inosservati per almeno un anno. I combattenti, divisi in diverse unità con obiettivi specifici, disponevano di informazioni meticolose sulle basi militari israeliane e sulla disposizione dei kibbutz.
I funzionari israeliani hanno promesso un’indagine approfondita per capire cosa è andato storto, sul modello di quella condotta sugli errori dell’intelligence statunitense prima dell’11 settembre 2001.
Ma è già chiaro che gli attacchi sono stati possibili a causa di una serie di errori non di ore, giorni o settimane, ma di anni. Un’analisi del New York Times, basata su dozzine di interviste con funzionari israeliani, arabi, europei e americani, nonché su un esame dei documenti del governo israeliano e delle prove raccolte dopo il raid del 7 ottobre, mostra che la sicurezza israeliana ha passato mesi cercando di avvertire Netanyahu che i disordini politici causati dalle sue politiche interne stavano indebolendo la sicurezza del Paese e incoraggiando i nemici di Israele.
In un giorno di luglio, il premier si rifiutò persino di incontrare un generale che era venuto a consegnare un rapporto allarmante basato su informazioni riservate.
I funzionari israeliani hanno valutato male la minaccia rappresentata da Hamas per anni, e in modo ancora più critico nel periodo precedente l’attacco. La valutazione ufficiale dell’intelligence militare israeliana e del Consiglio di sicurezza nazionale dal maggio 2021 era che Hamas non aveva interesse a lanciare un attacco da Gaza che potesse provocare una risposta devastante da parte di Israele.
Invece, l’intelligence israeliana ha valutato che Hamas stesse cercando di fomentare la violenza contro gli israeliani in Cisgiordania, che è controllata dalla forza politica sua rivale, l’Autorità Palestinese.
La convinzione di Netanyahu e dei massimi funzionari della sicurezza israeliani che l’Iran e Hezbollah, la sua più potente forza per procura, rappresentassero la minaccia più grave per Israele, ha distolto l’attenzione e le risorse dal contrastare Hamas.
Alla fine di settembre, alti funzionari israeliani hanno dichiarato al Times di essere preoccupati che Israele possa essere attaccato nelle prossime settimane o mesi su diversi fronti da gruppi di milizie appoggiate dall’Iran, ma non hanno fatto menzione dell’avvio di una guerra da parte di Hamas con Israele dalla Striscia di Gaza.
Negli ultimi anni le agenzie di spionaggio americane avevano in gran parte smesso di raccogliere informazioni su Hamas e i suoi piani, ritenendo che il gruppo rappresentasse una minaccia regionale che Israele era in grado di gestire.