Gli F-35 italiani sfidano i due caccia russi: il duello sui cieli del Baltico

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(Roma, 25.09.2023). Due cacciabombardieri italiani F-35A hanno preso il volo dalla bas di Malbork, in Polonia, per intercettare e far rientrare aerei russi che si erano avvicinati, senza alcun avvertimento, al limite del confine polacco

In una chiara dimostrazione dell’impegno della Nato a salvaguardare il proprio spazio aereo da minacce esterne, due cacciabombardieri italiani F-35A hanno preso il volo dalla base aerea di Malbork, in Polonia, per intercettare e far rientrare altrettanti Su-30 russi che si erano avvicinati, senza alcun avvertimento, al limite del confine polacco. Gli aerei dell’aeronautica italiana si trovavano sul territorio di Varsavia per operazioni di polizia internazionale coordinate dall’Alleanza atlantica.

Aerei italiani in volo

Come parte degli sforzi della Nato per mantenere la sicurezza dello spazio aereo europeo, i radar hanno rilevato aerei russi non identificati che volavano vicino ai confini dell’Alleanza atlantica, provocando una risposta. È andato così in scena uno scramble sulle acque del Mar Baltico per la coppia di F-35A dell’Aeronautica militare italiana che ha fronteggiato la minaccia indesiderata rappresentata da due Su-30 russi. Il faccia a faccia è avvenuto a 12mila metri, con il risultato che gli aerei di Mosca sono rientrati.

Come da copione, perché scene del genere non sono certo una novità. I jet russi decollano, per poi spegnere i propri segnalatori di posizione, salire in quota fino ad oltrepassare i corridoi adibiti agli aerei di linea e volare intorno a Mach 2, una velocità quasi due volte quella del suono.

In ogni caso, appena si levano in volo i caccia russi i satelliti e gli aerei spia della Nato li iniziano a monitorare all’istante. Nel caso in cui i mezzi del Cremlino prendano una traiettoria che indica una tangenza (violazione) con i confini Nato, allora scatta lo scramble, il comando di decollo rapido degli aerei addetti alle operazioni di polizia e difesa dei confini dei paesi della stessa Nato.

I precedenti

I precedenti sono numerosissimi. Lo scorso 5 luglio, la Royal Air Force britannica (Raf) aveva fatto sapere che i suoi Eurofighter Typhoon in Estonia, presenti in loco come parte di una missione Nato in corso per proteggere i confini dell’Alleanza, erano stati mobilitati per intercettare un aereo Tu-214 dell’aeronautica russa scortato da due jet Flanker Su-30M.

I velivoli del Cremlino stavano viaggiando tra la Russia continentale e l’oblast di Kaliningrad, sfiorando lo spazio aereo dell’Alleanza atlantica e, soprattutto, senza essersi messi in contatto con le agenzie regionali di controllo dello spazio aereo. Da qui la risposta di monitoraggio della forza britannica, per scongiurare che la manovra azzardata di Mosca potesse generare un incidente con esiti impossibili da prevedere.

In quel caso, i Typhoon avevano seguito il jet nemico e i suoi caccia al seguito mentre questi volavano dentro e fuori dalla regione di Kaliningrad, che confina con la Polonia e la Lituania (entrambi membri della Nato) e il Mar Baltico.

Di recente, i jet britannici hanno intercettato molteplici aerei russi intenti a volare nei pressi dello spazio Nato. Il 20 giugno, i jet della Raf sono stati inviati per intercettare un Tupolev Tu-134 della Marina russa e due fiancheggiatori Sukhoi Su-27. Un incidente quasi identico si è verificato il 16 giugno, con i soliti jet della Raf chiamati ad intercettare un IL-20 Coot A dell’aeronautica russa e due Su-27 vicino allo spazio aereo estone. Con questi raid, la Russia testano i tempi di reazione dei velivoli avversari, mentre gli aerei della Nato rispondono con attuando le strategie stabilite in addestramento.

Di Federico Giuliani. (Il Giornale)