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Crimea: «servizi segreti infiltrati». Dietro l’attacco al comando russo, perché Putin trema»

(Roma, 25.09.2023). Il baricentro della guerra sembra ogni giorni di più spostarsi verso la Crimea. L’attacco di Sebastopoli, dove almeno due missili hanno centrato il quartier generale della flotta russa sul Mar Nero, è destinato a cambiare gli scenari del conflitto tra Russia e Ucraina.  Incerto il numero delle vittime: Kiev parla di almeno venticinque militari uccisi o gravemente feriti. Il capo dei servizi segreti ucraini Kyrylo Budanov, afferma che ha provocato nove morti, tra cui Alexander Romanchuk, il generale a capo delle operazioni sul fronte di Zaporizhzhia, e Oleg Tsekov, comandante delle forze di terra della Russia artica. Dal canto loro i russi hanno minimizzato fin da subito l’accaduto. Ma cosa c’è dietro questo nuovo innalzamento della potenza di fuoco in Crimea da parte dell’Ucraina ? Secondo un’analisi del Giornale ci sono tre ipotesi in ballo prese in considerazione dagli analisti. La prima porta a « un’infiltrazione di agenti ucraini a Sebastopoli », che potrebbero essersi inseriti fino ai « corpi di guardia o in altre posizioni vicine a personalità militari di rilievo », ma anche « all’interno del quartier generale » della città portuale.

C’è anche l’ipotesi che porta ai servizi segreti delle forze occidentali. « L’opzione Nato. Non è un segreto che alcuni Paesi dell’Alleanza atlantica abbiano usato le loro agenzie di intelligence per supportare gli sforzi dell’esercito ucraino, soprattutto tramite immagini satellitari e velivoli spia sui cieli del mar Nero », si legge nell’analisi. Insomma, un ruolo decisivo ma limitato alla fornitura di informazioni e coordinamento logistico. « Sempre rimanendo nel campo delle ipotesi, una nazione come gli Stati Uniti potrebbe aver addirittura infiltrato degli agenti in un luogo cruciale per la macchina bellica russa come Sebastopoli. Sarebbe l’ennesimo rigurgito di una Guerra Fredda che si pensava finita da molto tempo », è la più esplosiva delle opzioni analizzate che comprendono, inoltre, gruppi di militari russi infedeli a Vladimir Putin, e i gruppi partigiani presenti in Crimea come Atesh. Qualunque sia il vero detonatore dell’attacco al comando della flotta russa nella penisola, non è una buona notizia per il Cremlino.

(Il Tempo)

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