Prigozhin: la profezia, «Russia è un aereo che esplode». La metafora prima della morte scatena i complottisti

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Già nel 2019, del resto, Prigozhin era stato dato per morto in un incidente aereo in Congo ed era riapparso solo dopo alcuni giorni

Prigozhin, la profezia che scatena i complottisti. L’ex capo della Wagner aveva paragonato la Russia ad un aereo che rischia di disintegrarsi in volo. La metafora usata da Prigozhin in un’intervista qualche mese fa, e riproposta ora da un canale Telegram vicino alla sua Wagner, è rimbalzata sui social ed ha innescato le reazioni e le teorie del complotto tra i suoi sostenitori. Prima fra tutte quella, già circolata nei giorni scorsi, che Prigozhin in realtà non sia morto e che si appresti a ricomparire al momento opportuno.

La profezia

«Non mentirò, devo dire onestamente che la Russia è sull’orlo del disastro, e se le viti non saranno strette adeguatamente, l’ aereo si sgretolerà in volo», dice il capo della Wagner in un’intervista diffusa il 29 aprile e un cui spezzone è stato postato ora dal canale Grey Zone. «Oggi abbiamo raggiunto il punto di ebollizione», aggiunge Prigozhin, affermando che è pronto ad essere «ucciso» piuttosto che mentire e richiamando le denunce di incompetenza più volte espresse contro i vertici militari nei mesi che hanno preceduto la tentata rivolta della sua compagnia militare privata il 24 giugno.

Il post ha collezionato oltre 800 reazioni, che vanno da quelle più scontate secondo le quali Prigozhin «sapeva» come sarebbe morto a quelle secondo le quali il capo della Wagner avrebbe solo inscenato la sua fine.

«Evgeny Viktorovich, basta così, è ora di tornare», scrive un utente. Già nel 2019, del resto, Prigozhin era stato dato per morto in un incidente aereo in Congo ed era riapparso solo dopo alcuni giorni. Alcuni accusano il presidente russo Vladimir Putin di avere ordinato l’uccisione di Prigozhin, altri gli ucraini o «gli anglosassoni». Un follower del canale afferma che è «un peccato che non abbia raggiunto Mosca» con la sua marcia per la giustizia del 24 giugno. «È un peccato – aggiunge un altro – che coloro ai quali queste parole sono dirette le ignorano, e quelli che ascoltano muoiono».

(Il Mattino)