Human Rights Watch: centinaia di migranti uccisi barbaramente alle frontiere saudite

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HRW denuncia: centinaia di migranti etiopi e richiedenti asilo che hanno cercato di attraversare il confine con l’Arabia Saudita sono stati uccisi dalle guardie saudite tra il marzo 2022 e il giugno 2023

« Ho visto persone uccise in modi che non avrei mai potuto immaginare ». Lo scorso febbraio, la quattordicenne Hamdiya stava cercando di attraversare il confine tra Yemen e Arabia Saudita assieme ad un gruppo di 60 persone, quando ha sentito gli spari: « Ho visto 30 persone ammazzate sul posto ». Dopo aver assistito alla scena, la ragazza era sotto shock. « Non so cosa sia successo dopo », ha detto. « Sentivo delle persone che immaginavo dormissero attorno a me. Poi ho capito che in realtà erano cadaveri ».

La testimonianza di Hamdiya è contenuta in un rapporto di Human Rights Watch (HRW) nel quale vengono denunciate uccisioni di massa di migranti al confine con lo Yemen da parte delle guardie di frontiera saudite. Secondo l’inchiesta, gli abusi nei confronti di cittadini etiopi sarebbero sistematici, e potrebbero rappresentare dei crimini contro l’umanità.

Il rapporto parla infatti di centinaia di migranti etiopi e di richiedenti asilo che tentavano di attraversare il confine uccisi tra il mese di marzo del 2022 e quello di giugno di quest’anno.

Oggi Hamdiya può ora raccontare la storia dalla capitale yemenita, Sana’a, dove è arrivata con l’aiuto di altri migranti. Sebbene sia sopravvissuta all’attacco, dice di essere psicologicamente segnata: « Non riesco a dormire. Durante la notte ho tanta paura. Preferisco che le persone rimangano sveglie e mi parlino ».

Migranti colpiti con esplosivi

Altre dieci persone ascoltate dall’organizzazione non governativa hanno permesso di ricostruire che, su undici tentativi di attraversamento della frontiera, con un totale di 1.278 migranti, i morti sarebbero stati almeno 655. « Ma sono sicuramente molti di più, perché è impossibile ottenere una cifra precisa. È una zona inaccessibile e stiamo intervistando persone che sono appena fuggite da situazioni di assoluto orrore, sono devastate », ha spiegato a Euronews Nadia Hardman, ricercatrice della divisione Diritti dei rifugiati e dei migranti di HRW.

Uno dei testimoni ha spiegato che nel suo gruppo di oltre 170 persone, 90 sono state uccise: « Alcuni sono tornati in quel luogo per raccogliere i cadaveri ». Il rapporto afferma che le guardie di frontiera saudite avrebbero usato « armi esplosive » per uccidere molti migranti a distanza ravvicinata, compresi donne e bambini.

« HRW documenta le uccisioni dal 2014, ma si trattava di episodi sporadici. Quando abbiamo iniziato a indagare, non ci aspettavamo che la situazione fosse così cruenta », ha precisato Hardman. « Non pensavamo che si trattasse di uccisioni così diffuse e sistematiche, che potrebbero costituire un crimine contro l’umanità, proprio perché la portata è incredibile », ha aggiunto.

Secondo le informazioni raccolte da HRW, in diversi casi le guardie di frontiera saudite avrebbero chiesto ai migranti a quale parte del corpo sparare, per poi farlo a distanza ravvicinata. Le armi esplosive sarebbero state usate in particolare contro i migranti che cercavano di fuggire verso lo Yemen.

Tutto questo mentre l’Arabia Saudita ha « investito pesantemente per sviare l’attenzione » rispetto ai problemi legati ai dritti umani, spendendo miliardi di dollari in grandi eventi di intrattenimento, culturali e sportivi.

Una rotta tra le più pericolose al mondo

La rotta Somalia-Yemen-Arabia Saudita è una delle più pericolose al mondo. Molti etiopi cercano di attraversare il confine somalo e poi salpare per lo Yemen. Da lì, attraversano l’Arabia Saudita in cerca di una vita migliore.

Nonostante gli enormi rischi, la devastante guerra nella regione etiope del Tigray e le condizioni socio-economiche spesso ai limiti della sopravvivenza spingono centinaia di migliaia di persone a prendere questa rotta. Il 90% dei migranti è etiope.

Si stima che oggi circa 750mila di loro vivano e lavorino in Arabia Saudita: « Gli etiopi – aggiunge Hardman – non hanno molta scelta. C’è una rete di contrabbando e di traffico abbastanza efficiente e c’è la promessa di opportunità di lavoro in Arabia Saudita. Opportunità che però in realtà non esistono », ha detto Hardman. Secondo la quale « si è sempre capito che si tratta di una rotta estremamente pericolosa, ma non credo che la gente sia consapevole del livello di brutalità e dell’entità delle morti ».

Secondo l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni, solo il 30% di coloro che cercano di trovare lavoro in Arabia Saudita sa che lo Yemen – il Paese che devono attraversare – è al sesto anno di conflitto. Ciò fa sì che non solo sussistano i rischi di abusi da parte delle forze di polizia saudite, ma anche da parte del gruppo armato Houthi nello Yemen. Si parla anche di casi di torture, con le forze Houthi che spesso « estorcevano tangenti » ai migranti « abusando delle persone fino a quando non potevano pagare una sorta di tassa di uscita ».

Voci che implorano di non lasciarli »

Delle 42 persone intervistate da HRW che hanno cercato di attraversare il confine tra Yemen e Arabia Saudita, tutte hanno descritto scene di orrore. Donne, uomini e bambini gravemente feriti, mutilati o già morti punteggiavano il paesaggio montuoso.

« Mangiavo con persone che dopo poco morivano », ha detto una delle testimonianze raccolte da HWR. « Ci sono persone che non si possono identificare perché i loro corpi sono sparpagliati ovunque. Alcune persone sono state tagliate a metà ».

L’organizzazione ha raccolto prove, che ha valutato con esperti legali del Consiglio internazionale di riabilitazione per le vittime di tortura, per avvalorare i racconti dei migranti. Una delle cose che hanno colpito di più Hardman è il senso di colpa dei migranti: Se sono sopravvissuti agli attacchi, vuol dire che sono fuggiti. Sapendo che c’erano persone che stavano morendo e che loro non potevano salvare. Molti migranti mi hanno detto che ricordano ancora tutte le voci delle persone che li supplicavano di non abbandonarli ».

(Euronews)