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Mosca vuole accrescere la sua influenza in Africa

(Roma, 27.07.2023). La Russia ha strategicamente rafforzato i rapporti e il gruppo Wagner è stato il cavallo di Troia di Vladimir Putin

La Russia è ormai diventato un player importante sul continente africano e Mosca ha strategicamente rafforzato la sua influenza in molti dei 54 stati membri dell’Unione Africana (Ua) dagli anni 2000. Dalla prima visita del presidente Vladimir Putin in Africa nel 2006, l’impegno economico, politico e militare della Russia è notevolmente cresciuto, anche se rispetto ad altre potenze come Cina e Stati Uniti il ruolo di Mosca rimane comunque limitato. La Russia di Putin ha potuto riallacciare legami che aveva già l’Unione Sovietica durante la Guerra Fredda e le relazioni di ieri sono state rinvigorite negli stessi ambiti oggi, soprattutto nei settori delle materie prime e dell’industria degli armamenti. Il Cremlino negli ultimi quindici anni è stato in grado di costruire su queste basi una politica africana aggressiva e allargare la propria influenza russa più velocemente di altri, anche in maniera poco trasparente.

Cavallo di Troia

Il gruppo Wagner è stato in sostanza il cavallo di Troia di Putin, il mezzo che la Russia ha utilizzato appunto in maniera spregiudicata per garantire la presenza e accrescere il suo ruolo nel continente africano. Wagner può essere descritta asetticamente come una compagnia militare privata (Pmc, Private military company) che offre vari servizi militari, dalle forniture di contractors per compiti di logistica, ricognizione, consulenza e sicurezza, alla soppressione di rivolte e manifestazioni, dalla mediazione nell’approvvigionamento di armamenti all’attuazione di missioni di combattimento e antiterrorismo. Non è un segreto che la Russia si è inserita attraverso Wagner in conflitti come quelli della Repubblica Centrafricana o del Mali senza essere coinvolta ufficialmente. I mercenari Wagner, attivi anche in Libia, Mozambico e Sudan, sono al servizio delle élite dominanti, spesso autocratiche, ma sono anche strumento di influenza politica per il Cremlino, ad esempio per ottenere l’accesso alle concessioni minerarie.

Armi in cambio di materi prime

I rapporti economici della Russia con i paesi africani si concentrano principalmente sulle esportazioni di armi e sulla cooperazione militare, in seconda battuta sull’esplorazione energetica, l’estrazione mineraria e il commercio. Secondo i dati del Sipri (Stockholm International Peace Research Institute) Mosca è stata il maggiore fornitore di armi del continente nel periodo 2017-2021, con il 44% di tutte le importazioni di armi in Africa, davanti a Stati Uniti (17%), Cina (10%) e Francia (6%). Tra le destinazioni delle armi russe quelle tradizionali come Algeria ed Egitto e quelle più nuove come Etiopia e Nigeria. Da una parte l’export di armi è per la Russia un volano per aumentare l’influenza politica ed economica, dall’altro la cooperazione nel settore energetico e minerario sono spesso l’obiettivo nemmeno tanto nascosto. Esempi recenti sono quelli del Sudan e della Repubblica Centrafricana, dove Mosca è stata coinvolta inizialmente attraverso la vendita di armi e le attività del gruppo Wagner, poi vi è stato l’ingresso nel settore minerario: oro in Sudan e diamanti in Repubblica Centrafricana. Da anni inoltre compagnie petrolifere e del gas russe come Rosneft e Gazprom sono attive nel settore del petrolio e del gas in Egitto, Libia, Algeria, Nigeria, Ghana, Camerun e Mozambico. Il produttore di alluminio Rusal controlla miniere in Guinea, che ha i più grandi depositi di bauxite in Africa, solo per fare qualche esempio.

Obbiettivi geopolitici

La cooperazione con i paesi africani è aumentata dopo la prima crisi ucraina, quella del 2014, dopo il cambio di regime a Kiev, l’annessione della Crimea e l’inizio della guerra nel Donbass. Il Cremlino ha dato un’accelerazione e tra il 2014 e il 2018 sono stati conclusi almeno 19 accordi con vari paesi dell’Africa subsahariana, al di là dell’export di armamenti. Per Putin si è trattato di una strategia mirata per aggirare il progressivo isolamento occidentale e aprire un altro fronte, andando a contrastare il dominio statunitense, cinese ed anche europeo in Africa. Il continente africano è già teatro di rivalità tra le grandi potenze e la Russia, al pari della Cina, si contrappone agli altri attori con modelli di cooperazione che vanno a minare gli interessi occidentali.

Di Stefano Grazioli. (RSI News)

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