(Roma, 18.07.2023). Il movimento aveva lanciato un appello alla popolazione affinché fossero organizzate “manifestazioni della collera”, per esercitare pressioni sull’Anp e indurla a liberare i detenuti
Nella serata di ieri, nelle città della Cisgiordania e della Striscia di Gaza, sono state indette manifestazioni e presidi per protestare contro quelli che vengono definiti “arresti politici” da parte delle forze di sicurezza dell’Autorità nazionale palestinese (Anp) e per chiederne la liberazione. Lo hanno riferito le agenzie di stampa palestinesi “Shehab”, “Maan”, “Wafa” e “Quds Press”, precisando che le manifestazioni, delle quali la più consistente è stata quella di Jenin, nel nord della Cisgiordania, sono state organizzate in risposta all’appello delle Brigate di Jenin, fondate nel 2021 da Jamil al Amouri, militante della Jihad islamica. Le Brigate Jenin, infatti, avevano chiesto all’Anp di “liberare i combattenti della resistenza e porre fine alle persecuzioni di coloro che sono ricercati anche dalle autorità israeliane”.
Il movimento, inoltre, aveva lanciato un appello alla popolazione, affinché fossero organizzate “manifestazioni della collera”, per esercitare pressioni sull’Anp e indurla a liberare i detenuti, mettendo in guardia riguardo “l’esplodere della situazione, dalle conseguenze inimmaginabili”. Secondo le Brigate Jenin, infatti, un accordo concluso poco prima della visita del presidente dell’Anp, Mahmoud Abbas, nella città e nel suo campo profughi, avvenuta lo scorso 12 luglio, prevedeva la liberazione dei “detenuti della resistenza” e la riconsegna delle armi. Il movimento ha quindi accusato l’Anp di non aver rispettato l’accordo, considerando l’arresto dei combattenti come “una macchia che la storia non potrà cancellare, poiché gli sforzi del nemico (Israele) coincidono con quelli di alcuni elementi dell’Anp”. Anche il movimento della Jihad islamica si era unito all’appello delle Brigate Jenin, esortando l’Anp ad assumersi le proprie responsabilità di fronte alla “catastrofe” degli arresti. Da parte sua, l’Anp, in un comunicato diffuso ieri sera, ha affermato “il proprio impegno nell’attuare le direttive del presidente Abbas, adoperandosi per realizzare i principi dello Stato di diritto e per garantire la sicurezza del popolo palestinese”.
Il ministero dell’Interno, infatti, ha sottolineato che “non vi sarà compiacenza né negligenza nell’applicazione della legge e nella tutela dell’ordine pubblico”, pur ribadendo il proprio “impegno per realizzare le aspirazioni alla libertà e all’indipendenza del popolo palestinese”. Intanto, le fazioni palestinesi hanno espresso la propria posizione comune contro la campagna di arresti lanciata dall’Anp in tutta la Cisgiordania ai danni dei membri della Jihad islamica e del suo braccio armato, le Brigate Al Quds. Al movimento di protesta, inoltre, si sono unite le Brigate dei martiri di Al Aqsa, ala militare del movimento di liberazione nazionale Fatah, cui appartiene Mahmoud abbas e che guida l’Anp.