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La Cina accoglie Blinken: «stabilizzare i rapporti con gli USA»

(Roma, Parigi, 19.06.2023). È insolito, per non dire strano, che il Capo di Stato cinese riceva un ministro degli Esteri, in vista oltre la Muraglia per colloqui. La circostanza è inusuale, ma è esattamente quello che è accaduto nel cuore della Cina, dove Xi Jinping ha accolto Antony Blinken nella Grande Sala del Popolo di Pechino.

Classiche foto di rito, sorrisi a trentadue denti e strette di mano per rompere il ghiaccio. “Il fatto che la Cina e gli Stati Uniti possano andare d’accordo ha un impatto sul futuro e sul destino dell’umanità”, ha subito spiegato Xi al suo interlocutore. “È necessario fare una scelta tra dialogo e confronto, cooperazione e conflitto”, ha aggiunto l’alto diplomatico cinese Wang Yi, ex ministro degli Esteri e ora direttore dell’Ufficio della Commissione Affari Esteri del Comitato Centrale del Partito Comunista Cinese.

Insomma, il primo concetto espresso dal gigante asiatico è chiaro: la Cina non sfiderà né sostituirà gli Stati Uniti, e allo stesso modo Washington dovrebbe rispettare Pechino e non danneggiare i suoi interessi, hanno sottolineato i rappresentanti cinesi all’inviato di Joe Biden.

Il segretario di Stato Usa ha ribadito il concetto di essersi recato oltre la Muraglia perché Biden ritiene che sia gli Stati Uniti che la Cina abbiano “l’obbligo e la responsabilità” di gestire le loro relazioni bilaterali. Musica, in teoria, per le orecchie della leadership cinese. Almeno a giudicare da altre frasi uscite dalla bocca di Xi, secondo cui la Cina spera nel ritorno di relazioni “sane e stabili” con gli Usa, e ritiene che i due Paesi possano “superare tutte le difficoltà e trovare la strada giusta per andare d’accordo”.

L’incontro tra Blinken e Xi

Se sia gli Usa che la Cina desiderano avere relazioni più distese, per quale motivo le due potenze globali sono quasi arrivate ai ferri corti? Un conto sono le parole, un altro i fatti. Lo stesso Xi Jinping ha esortato Washington ad adottare un “atteggiamento razionale e pragmatico” nei rapporti con Pechino, invitando i suoi rappresentanti a rendere concrete le affermazioni di distensione dichiarate in varie occasioni.

Wang Yi ha inoltre chiesto al governo statunitense di “riflettere profondamente” per gestire le divergenze con Pechino e attribuito il peggioramento dei legami alla “percezione errata” della Cina da parte degli Stati Uniti. Il punto è che nessuna delle due parti intende fare il primo passo per accontentare l’altra.

Certo è che Blinken ha guardato al bicchiere mezzo pieno. Secondo quanto riportato dalla Cnn, l’alto funzionario Usa ha affermato che i due Paesi hanno compiuto progressi su alcune questioni chiave e concordano nella necessità di stabilizzare i rapporti. “C’è una differenza profonda per gli Usa e per molti altri Paesi tra derisking e decoupling. Ne beneficiamo anche noi quando c’è una crescita nel progresso in un altro Paese, soprattutto se si tratta di una delle più grandi economie del mondo”, ha detto Blinken.

I temi affrontati

La volontà di rendere le relazioni meno tese, a quanto pare, non manca. C’è da capire quale road map verrà, nel caso, adottata da Usa e Cina. Già, perché su alcune questioni resta un’enorme distanza tra Washington e Pechino (vedi Taiwan); su altre è invece lecito supporre una sorta di compromesso.

Blinken, ad esempio, ha riferito in conferenza stampa di aver affrontato con Xi il tema degli oppioidi sintetici e del fentanyl (50 volte più potente dell’eroina, prodotto illegalmente in Cina da centinaia di piccoli laboratori), primo killer degli americani tra i 18 e i 49 anni. Cina e Stati Uniti sarebbero in trattative per istituire un gruppo di lavoro nel tentativo di bloccare il flusso di sostanze chimiche che “contribuiscono ad alimentare questa crisi”, ha dichiarato Blinken.

Diverso il discorso relativo a Taiwan: Washington sostiene il principio di “un’unica Cina”, caro a Pechino, e “quella politica non è cambiata”, ha specificato il segretario di Stato Usa, affermando però che c’è preoccupazione per le azioni cinesi “provocatorie” nello Stretto di Taiwan.

La Cina e gli Stati Uniti hanno in ogni caso convenuto che appositi gruppi di lavoro dovrebbero continuare i loro colloqui su questioni specifiche. Inoltre, entrambi i Paesi vogliono aumentare il numero di voli passeggeri e promuovere lo scambio di studenti, scienziati e uomini d’affari. Blinken ha anche invitato la sua controparte cinese, il ministro degli Esteri Qin Gang, a visitare gli Stati Uniti nel prossimo futuro. Qin ha accettato l’invito. Questi potrebbero essere i primi passi verso la normalizzazione nei rapporti Usa-Cina. Ma sarà così soltanto se alle parole seguiranno i fatti.

Di Federico Giuliani. (Il Giornale/Inside Over)

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