(Roma, Parigi, 17.06.2023). “Sosteniamo la formazione di un nuovo governo tecnocratico che sovrintenda alle elezioni e unifichi il Paese”
Il Comando generale dell’autoproclamato Esercito nazionale libico (Lna) del generale Khalifa Haftar sostiene la formazione di un nuovo governo tecnico per traghettare la Libia alle elezioni. E’ quanto si legge in una dichiarazione pubblicata oggi dall’Lna sulla sua pagina Facebook ufficiale, in merito ai risultati delle riunioni del Comitato 6+6, formato da parlamentari della Camera dei rappresentanti e da membri dell’Alto consiglio di Stato, per redigere le leggi elettorali. “Sosteniamo tutti gli accordi raggiunti dal comitato senza pregiudizi o esclusioni”, si legge nel comunicato, riferendosi all’intesa raggiunta dal Comitato 6+6 su due disegni di legge: uno per l’elezione del capo dello Stato e un altro per l’elezione della futura Assemblea nazionale, che sarà formata da Camera e Senato. I testi – allo stato attuale non ancora pubblicati – sono stati deferiti alla Camera dei rappresentanti, che dovrà ora emanare le due leggi e trasmetterle all’Alta commissione elettorale. L’intesa del 6+6 prevede, tra le altre cose, la creazione di un nuovo governo unificato con un numero limitato di ministri per preparare il Paese al voto. “Sosteniamo la formazione di un nuovo governo tecnocratico che sovrintenda alle elezioni e unifichi il Paese”, aggiunge l’Lna.
L’annuncio dell’Lna è di particolare rilevanza alla luce dello stallo politico e dei fragili equilibri nell’ex Jamahiriya di Gheddafi. Dal febbraio 2022, il Paese è sostanzialmente diviso in due coalizioni politiche e militari rivali: da una parte il Governo di unità nazionale con sede a Tripoli del premier Abdulhamid Dabaiba, riconosciuto dalla Comunità internazionale e appoggiato soprattutto dalla Turchia; dall’altra il Governo di stabilità nazionale, di fatto un esecutivo parallelo basato in Cirenaica, ormai ridotto a una scatola vuota priva di funzioni.
A detenere realmente il potere nella Libia orientale è il generale Haftar. Per uscire dallo stallo politico, l’inviato dell’Onu Abdoulaye Bathily ha lanciato, il 27 febbraio, un piano per redigere gli emendamenti costituzionali e le leggi elettorali necessarie per tenere elezioni “libere, inclusive e trasparenti” entro il 2023. Tuttavia, il termine ultimo proposto da Bathily per preparare la tabella di marcia è scaduto, 15 giugno. Nel Paese vige ora una stabilità parziale, basata su un implicito accordo tra due potenti famiglie: i Dabaiba e gli Haftar al potere rispettivamente a Tripoli (ovest) e a Bengasi (est).