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La visita di Afwerki a Mosca rinsalda l’asse tra Russia e Eritrea

(Roma, 31.05.2023). Di fronte alle sanzioni occidentali, Mosca sta tentando di stringere sempre di più i suoi rapporti con gli alleati africani, sia attraverso la crescente penetrazione del gruppo Wagner in alcuni Paesi del Sahel, sia attraverso una martellante azione diplomatica

Il presidente dell’Eritrea, Isaias Afwerki, ha iniziato ieri una visita ufficiale di quattro giorni a Mosca che culminerà oggi con l’incontro con l’omologo russo Vladimir Putin. Afwerki e la sua delegazione – della quale fanno parte anche il ministro degli Esteri Osman Saleh e il commissario per la Cultura e lo sport, l’ambasciatore Zemede Tecle – sono arrivati ieri all’aeroporto Vunukova-2 di Mosca dove sono stati accolti dal viceministro degli Affari esteri russo, Rudenko Andrei, mentre oggi il presidente eritreo ha deposto una corona di fiori alla tomba del milite ignoto nel parco Alexander Garden, a Mosca. La visita del presidente eritreo, che ricambia quella effettuata ad Asmara nel gennaio scorso dal ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov, ha l’obiettivo di rilanciare un asse di ferro tra il Cremlino e uno dei suoi più stretti alleati: basti ricordare che l’Eritrea è l’unico Paese africano ad aver votato contro la condanna dell’invasione russa dell’Ucraina da parte dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite e contro l’esclusione di Mosca dal Consiglio Onu per i diritti umani. La visita di Afwerki, peraltro, segue di poche settimane quella effettuata a Pechino, l’altro grande “sponsor” di Asmara. A ben vedere, si tratta dunque di una duplice missione che sancisce, una volta di più, la piena appartenenza del Paese del Corno d’Africa – guidato da 30 anni da Afwerki – all’orbita sino-russa.

La visita di Afwerki, come detto, segue quella di gennaio di Lavrov ad Asmara, in occasione della quale il dialogo si era incentrato sul rafforzamento dei legami bilaterali fra Russia ed Eritrea nei settori dell’energia, dell’estrazione mineraria, della tecnologia dell’informazione, dell’istruzione e della sanità. I due governi hanno inoltre concordato nel 2018 di condurre uno studio congiunto per stabilire le opportunità logistiche offerte dal porto di Massaua e dal suo aeroporto, situato sul Mar Rosso. Il progetto è finalizzato allo sviluppo del commercio bilaterale nei settori dell’agricoltura e dell’estrazione mineraria, nonché ad aiutare l’Eritrea a sviluppare le sue infrastrutture di trasporto ed energetiche, e mira a portare avanti progetti congiunti che prevedono spedizioni in Eritrea di specifiche attrezzature agricole per il trasporto. Con questo progetto il Cremlino intende incoraggiare le aziende russe a prendere parte a progetti africani, compresa la costruzione di corridoi di trasporto regionali e gasdotti transfrontalieri. Affacciata sul Mar Rosso e con un accesso a nord verso il canale di Suez e l’Europa, a sud-est sul Golfo Persico e l’Oceano Indiano, l’Eritrea occupa del resto una posizione strategicamente significativa, essendo situata su un’importante rotta marittima tra l’Europa e l’Asia.

La visita di Afwerki giunge in un momento particolarmente delicato per la politica estera della Russia, impegnata da oltre un anno nel conflitto in Ucraina. Di fronte all’isolamento diplomatico e alle sanzioni occidentali, Mosca sta infatti tentando di stringere sempre di più i suoi rapporti con gli alleati africani, sia attraverso la crescente penetrazione del gruppo Wagner in alcuni Paesi del Sahel – Mali, Repubblica Centrafricana, Sudan, Burkina Faso – sia attraverso una martellante azione diplomatica. Non è del resto un caso se, in concomitanza con la visita di Afwerki a Mosca, il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov stia compiendo in questi giorni un tour africano che lo ha visto prima in Kenya e poi in Burundi, e che lo porterà domani in Sudafrica per la riunione ministeriale del gruppo Brics. Un’azione, quella di Mosca, che sembra essere volta a rompere l’isolamento internazionale e a rinsaldare l’asse con il continente africano, sempre più terreno di conquista soprattutto dopo il graduale ritiro dei francesi dal Sahel. È dunque probabile che le mosse di Mosca abbiano l’obiettivo di ottenere un appoggio diplomatico più esplicito da parte dei Paesi africani nel conflitto in Ucraina: un processo, quest’ultimo, che potrebbe conoscere ulteriori passi avanti in occasione del terzo vertice Russia-Africa che si svolgerà a San Pietroburgo nel luglio prossimo e, soprattutto, del vertice Brics in programma in Sudafrica ad agosto.

(Nova News)

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