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«La Ferrovia della Resistenza». Come Siria e Iran eluderanno le sanzioni USA

(Roma, 21.05.2023). Iran, Iraq e Siria hanno in cantiere la costruzione di una rete ferroviaria che potrebbe cambiare gli scenari geopolitici collegando il Mar Mediterraneo con il Golfo Persico.

Il megaprogetto, al di là delle sue implicazioni economiche positive, altererebbe gli equilibri di potere nell’Asia occidentale consentendo ai tre alleati, e anche attori chiave dell’asse della Resistenza, di espandere la loro influenza lungo le rotte di trasporto, secondo un articolo pubblicato, ieri, sul portale The Cradle.

Tra gli obiettivi del progetto c’è quello di contrastare ed eludere le sanzioni occidentali imposte ai tre paesi, in particolare Iran e Siria, e rafforzare la cooperazione economica tra di loro. Il progetto contribuirebbe agli sforzi di ricostruzione della Siria, rafforzerebbe il settore dei trasporti e faciliterebbe il turismo religioso tra i tre vicini.

La « Ferrovia della resistenza », come è stata definita nell’articolo, rafforzerebbe anche l’indipendenza di queste vicine nazioni musulmane e riduce la probabilità che potenze straniere interferiscano nelle loro relazioni economiche.

L’estesa rete ferroviaria gioverà anche agli interessi dell’intera regione dell’Asia occidentale, riducendo le tensioni e sostituendole con vantaggi economici, si precisa nell’editoriale.

L’ambizioso progetto non è nuovo. Fu lanciato su iniziativa iraniana nel luglio 2018. Quando, Said Rasuli, capo delle Ferrovie della Repubblica islamica dell’Iran, annunciò l’intenzione del Paese di costruire una linea ferroviaria che colleghi il Golfo Persico con il Mar Mediterraneo.

Secondo il progetto, la ferrovia parte dal porto Imam Khomeini, sulla costa dello strategico Golfo Persico nella provincia iraniana del Khuzestan (sud-ovest), corre fino a Khorramshahr nella stessa provincia e poi giunge a Shalamche, sulla il confine dall’Iraq.

In Iraq, la rete ferroviaria attraversa la provincia irachena di Bassora, attraversa Albu Kamal al confine siriano e termina al porto mediterraneo di Latakia nella Siria occidentale.

Nel 2011, l’Iran ha completato la ferrovia Khorramshahr-Shalamche di 17 chilometri, che doveva collegare le ferrovie iraniane con la città di Bassora. Successivamente, nel 2014, è stato firmato un memorandum d’intesa tra Teheran e Baghdad per costruire la linea Shalamche-Basra. Tuttavia, nonostante gli accordi, la parte irachena ha affrontato sfide economiche e mancanza di fondi, con conseguente ritardo nella costruzione della ferrovia.

La tratta iraniana del progetto – dal porto dell’Imam Khomeini a Shalamche – è già stata completata, mancano solo le parti dell’Iraq e della Siria, che una volta completate, i due Paesi arabi si collegherebbero all’estesa rete ferroviaria del Paese persiano e migliorerebbero la loro posizione regionale nel trasporto terrestre.

Nel caso dell’Iraq, collegandosi alla rete ferroviaria iraniana giocherà un ruolo cruciale nel migliorare la comunicazione attraverso la regione collegando le linee della Via della Seta della Cina. Il Paese arabo potrà anche connettersi con Afghanistan, Pakistan, Cina, Caucaso, Asia centrale e oltre.

Complessivamente, la linea ferroviaria Teheran-Baghdad-Damasco, collegando gli attori chiave in una regione geopoliticamente strategica, avrebbe il potenziale per gettare le basi per un nuovo paradigma dell’Asia occidentale che promuova la connettività, la stabilità e la prosperità.

Tutti valori estranei a chi negli ultimi trent’anni ha portato solo morte, distruzione, guerra, povertà in questa regione del mondo, con il pretesto di esportere « democrazia » e « diritti umani ».

(L’Antidiplomatico)

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