Sudan: gli italiani evacuati arriveranno a Ciampino oggi pomeriggio. Portati via dal Paese un migliaio di cittadini UE

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(Roma, 24.04.2023). Mattarella: «Operazione brillante e rapida». Tajani: «Stanno tutti bene, ringrazio chi ha partecipato a questa operazione difficile»

Arriveranno oggi pomeriggio gli italiani evacuati dal Sudan, dove in pratica esplode la guerra civile, mentre sono state portate via un migliaio di persone di varie nazionalità europee.

«Tutti gli italiani che hanno voluto lasciare il Sudan lo hanno fatto, sono stati trasferiti a Gibuti, nel Paese sono rimasti alcuni volontari di Emergency e alcuni missionari», ha detto il ministro degli Esteri Antonio Tajani arrivando al Consiglio affari esteri.

Si tratta di circa 200 persone. «Rientreranno in Italia con un volo dell’aeronautica militare verso le 18:30-19:00 all’aeroporto di Ciampino – ha aggiunto – Stanno tutti bene, voglio ringraziare chi ha partecipato a questa operazione difficile».

«Apprezzamento per l’operazione efficiente, brillante e rapida che è stata compiuta in Sudan per i nostri concittadini», è stato espresso dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, al ministro della Difesa, Guido Crosetto, nel corso dell’incontro al Quirinale con una rappresentanza delle associazioni combattentistiche e d’arma, nella ricorrenza del 78esimo anniversario della Liberazione.

Gli Usa mettono in guardia: si tratta di una crisi umanitaria. Un terzo della popolazione, circa 16 milioni di persone, avevano già bisogno di assistenza, prima che esplodessero le violenze. Al centro delle necessità, cibo, acqua e medicine.

«È stato un weekend lungo, abbiamo lavorato per portare via le nostre persone dal Sudan ed è stata un’operazione di successo: centinaia di cittadini Ue sono fuori dal Paese, più di un migliaio di persone, ringrazio la Francia e saluto con favore gli sforzi comuni di molti Paesi. Ora dobbiamo spingere per una tregua, non possiamo permettere che il Sudan imploda perché creerebbe scosse telluriche in tutta l’Africa», ha detto poi l’alto rappresentante della politica estera Ue Josep Borrell arrivando al Consiglio affari esteri.

In particolare, sono in tutto 311 le persone che sono state evacuate dal Sudan a bordo di aerei militari inviati dalla Germania. Lo ha reso noto su Twitter l’esercito tedesco senza precisare la nazionalità delle persone evacuate. In precedenza il ministero degli Esteri di Berlino aveva parlato di 101 persone atterrate oggi all’aeroporto della capitale insieme ai loro familiari. «Un terzo A400M della Bundeswehr è partito dal Sudan nella notte ed è atterrato in sicurezza nelle prime ore di questa mattina», si legge nel tweet. «Finora 311 persone sono state portate in Giordania nell’operazione di evacuazione, e da lì sono stati previsti i rimpatri», ha aggiunto.

Anche la Cina porta via i propri connazionali. Il ministero degli Esteri cinese ha inviato un gruppo di lavoro in Sudan per gestire la crisi scaturita dagli scontri nel Paese, annunciando che un primo gruppo di concittadini è stato evacuato in sicurezza nei Paesi limitrofi dopo l’avviso di massima allerta postato sul sito della sua ambasciata a Khartoum. La portavoce del ministero Mao Ning, nel briefing quotidiano, ha affermato che «dall’improvviso cambiamento della situazione in Sudan, il Comitato centrale del Partito comunista è molto preoccupato per la sicurezza dei concittadini in Sudan». Pechino ha «immediatamente attivato il meccanismo di emergenza per la protezione consolare, in stretta comunicazione e coordinamento con vari dipartimenti e governi locali, nonché ambasciate e consolati in Sudan e nei Paesi limitrofi, e ha compiuto ogni sforzo per mantenere la sicurezza dei connazionali». Allo stato attuale, ha concluso Mao, è stato messo a punto «un piano di evacuazione e trasferimento» con un «gruppo di persone evacuato in sicurezza nei Paesi limitrofi. Il ministero e l’ambasciata in Sudan ricordano ancora una volta ai cittadini cinesi in Sudan di prestare molta attenzione agli avvisi emessi dalla rappresentanza diplomatica, di notificare tempestivamente le informazioni personali e di mantenere la comunicazione».

(LA STAMPA)