(Roma, 24.04.2023). Un attacco diretto a Mosca durante il consiglio di sicurezza dell’Onu, dove il segretario generale delle Nazioni Unite si rivolge al ministro degli esteri russo che lo presiede, Serghei Lavrov, per condannare la guerra che il Cremlino ha scatenato contro Kiev. “L’invasione russa dell’Ucraina, in violazione della Carta Onu e del diritto internazionale, sta causando enormi sofferenze e devastazioni al Paese e al popolo”, ha detto Antonio Guterres al Consiglio di sicurezza presieduto proprio da Lavrov. “Il sistema multilaterale – ha aggiunto – è sottoposto alla tensione maggiore dalla creazione dell’Onu. Le tensioni tra le maggiori potenze sono ai massimi storici, e così sono i rischi di conflitto. Queste sfide globali possono essere risolte solo con il rispetto del diritto internazionale”.
Ma a rispondergli è direttamente Lavrov che, al riferimento di Guterres della guerra in Ucraina contrappone “l’invasione americana dell’Iraq”, che “è stata una flagrante violazione della Carta Onu, così come quella della Libia e di repubbliche ex sovietiche”, ha detto, chiedendo di “abbandonare i doppi standard“. Il ministro degli Esteri russo ha poi attaccato “gli Stati Uniti e i loro alleati” che “si sono impegnati a fondo per minare il multilateralismo nella regione dell’Indo-Pacifico, dove da decenni si è sviluppato un sistema aperto di cooperazione economica e di sicurezza attorno all’Associazione delle Nazioni del Sud-est asiatico (Asean)”. “Con la presentazione della Strategia Indo-Pacifica, Washington ha deciso di rompere questa architettura consolidata”, ha aggiunto. Tornando poi sull’Ucraina, Lavrov ha difeso l’invasione e ha sottolineato che “l’operazione militare speciale” serve a “sradicare le minacce alla nostra sicurezza”. Quindi ha accusato il regime di Kiev di introdurre “pratiche naziste” in Ucraina e di distruggere le tradizioni religiose.
L’ipotesi di un incontro col governo americano
Lavrov è arrivato a New York – per la prima volta negli Stati Uniti da quando è iniziata l’invasione in Ucraina – in vista delle sessioni di oggi e di domani del Consiglio di sicurezza Onu. E proprio oggi è in calendario l’incontro con il segretario generale Guterres. Lavrov ha invitato i massimi diplomatici di diversi paesi, tra cui il segretario di Stato americano Antony Blinken, a partecipare alle sessioni del Consiglio presiedute dalla Russia. Secondo il ministro degli Esteri russo, Mosca è pronta a prendere in considerazione un incontro con Blinken e non rifiuterebbe serie proposte di dialogo da parte americana. Tuttavia, prima della partenza della delegazione russa per New York, il vice ministro degli Esteri russo Sergey Ryabkov ha affermato che non c’erano ancora piani per un simile incontro e che la sua possibilità “sarebbe stata determinata in base alle circostanze“.
La crisi in Sudan
Guterres, nel corso del suo intervento, ha poi affrontato anche le violenze che in questi giorni stanno travolgendo il Sudan. Il segretario dell’Onu, oltre ad auspicare la fine degli scontri, teme che il rischio sia “una catastrofica conflagrazione all’interno che potrebbe inghiottire l’intera regione e oltre”. Pur assicurando che l’Onu non abbandonerà Khartoum, ha chiesto ai membri del Consiglio di Sicurezza di “esercitare la massima leva con le parti per porre fine alla violenza, ristabilire l’ordine e riprendere il cammino della transizione democratica. Dobbiamo fare tutto ciò che è in nostro potere per tirare fuori il Sudan dall’orlo dell’abisso”. Guterres ha poi “condannato fermamente il bombardamento indiscriminato di aree civili, incluse le strutture sanitarie” e ha chiesto alle parti coinvolte nel conflitto “di interrompere le operazioni di combattimento in aree densamente popolate e di consentire le operazioni di aiuto umanitario senza ostacoli”, ha sottolineato, spiegando di essere “in costante contatto con le parti in conflitto” e di averle invitate “ad allentare le tensioni e a tornare al tavolo dei negoziati“.
Il caso Whelan
A partecipare alla riunione del Consiglio di sicurezza anche Elizabeth Whelan, sorella di Paul Whelan, l’ex marine Usa nato in Canada, arrestato in Russia nel 2018 e accusato di spionaggio. Prima dell’incontro è comparsa davanti ai giornalisti con l’ambasciatrice americana al Palazzo di Vetro, Linda Thomas-Greenfield, la quale ha affermato che Paul “era semplicemente nel posto sbagliato al momento sbagliato”. “È il momento di lasciare che Paul torni a casa – ha continuato – Non ci fermeremo finché tutti gli ostaggi non saranno liberati”. Thomas-Greenfield ha nominato anche il giornalista del Wall Street Journal Evan Gershkovich – detenuto in Russia dal 29 marzo con l’accusa di spionaggio – che “stava solo facendo il suo lavoro”.