(Roma, 08.04.2023). Dopo 6 anni riappare Gerco van Deventer, ancora ostaggio di al Qaeda. Il paramedico, rapito in Libia, chiede aiuto al Sudafrica in un video
Gerco van Deventer, un paramedico sudafricano rapito sei anni fa in Libia, sembra essere riapparso in un video in cui chiede aiuto a Pretoria per la sua liberazione, spiegando che probabilmente è la sua ultima occasione per farlo. Lo riportano diversi media, spiegando che l’uomo si stava dirigendo presso una centrale elettrica ad Awbari, quando è stato preso in ostaggio da un gruppo legato ad al-Qaeda insieme a tre cittadini turchi, rilasciati sette mesi dopo. Da allora si sono perse le sue tracce, anche se il governo sudafricano ha fatto sapere di non averlo mai abbandonato e di essere al lavoro per il suo rilascio. Nel filmato l’uomo, che assomiglia a van Dever anche se visibilmente dimagrito e con una barba più lunga, afferma che: “Un barlume di speranza è arrivato quando ho saputo della nuova ambasciata sudafricana in Algeria. Mi ha svegliato, mi ha spinto a fare qualcosa e costruire un ponte per raggiungere il mondo esterno. Questo video che state guardando è la mia ultima speranza. Voglio che il mio rilascio sia reso possibile con ogni mezzo possibile”.
Il paramedico negli anni sarebbe stato ceduto a un altro gruppo pro-al Qaeda che opera in Mali: presumibilmente JNIM. Se fosse nelle mani di ISGS i negoziati sarebbero più complessi
Secondo le intelligence, Gerco van Deventer sarebbe stato ceduto dal primo gruppo di rapitori a un altro, sempre legato ad al-Qaeda, che opera in Mali. Non ci sono conferme, ma potrebbero essere i jihadisti del JNIM. Se fosse confermato, sarebbe una buona notizia. Ciò, in quanto la formazione è tradizionalmente nota per trattare in caso di rapimento di occidentali e oggi più che mai, con la guerra contro ISGS in corso in Sahel, ha bisogno di nuove risorse. Discorso diverso sarebbe se l’uomo fosse nelle mani dei miliziani pro-ISIS. Questi, infatti, sono storicamente ben conosciuti per uccidere i loro ostaggi, filmando le esecuzioni a scopi propagandistici. Di conseguenza, le possibilità per negoziare la liberazione del paramedico si ridurrebbero notevolmente.
Di Francesco Bussoletti. (Difesa & Sicurezza)