« L’hijab obbligatorio per le donne è uno dei fondamenti della civiltà della nazione iraniana e uno dei principi pratici della Repubblica islamica »
Le donne che si mostreranno in pubblico in Iran senza velo verranno identificate e arrestate e tutti coloro che saranno coinvolti in azioni “anomale” simili verranno perseguiti “senza alcuna tolleranza”. Lo ha affermato il capo della magistratura iraniana, Gholamhossein Mohseni Ejei, in dichiarazioni riprese dall’agenzia di stampa “Fars”, diffuse dopo che il ministero dell’Interno iraniano ha pubblicato una nota ufficiale in cui afferma che l’hijab obbligatorio per le donne è “uno dei fondamenti della civiltà della nazione iraniana” e “uno dei principi pratici della Repubblica islamica”. Motivo per cui, “non c’è stato e non ci sarà alcun ritiro o tolleranza nei principi e nelle regole religiose e nei valori tradizionali”. Anche per il capo della magistratura, togliere l’hijab significa essere “nemico” del sistema e dei suoi valori, oltre a costituire una violazione della “decenza pubblica” e dei principi della legge islamica, la Sharia. Alla luce di ciò, ha chiarito Ejei, le forze dell’ordine sono “obbligate a deferire alle autorità giudiziarie reati evidenti e qualsiasi tipo di anomalia contraria alla legge religiosa che si verifica in pubblico”.
La dichiarazione del ministero dell’Interno, in cui si sottolinea la necessità di indossare l’hijab in tutti i luoghi e strade pubbliche, è giunta dopo mesi dallo scoppio della violenta mobilitazione scaturita dalla morte di Mahsa Amini, la 22enne di origine curda deceduta il 16 settembre 2022 a Teheran dopo essere stata arrestata dalla polizia morale per non aver indossato il velo in modo corretto. L’ondata di manifestazioni, la più grave che la Repubblica islamica abbia mai affrontato dalla sua nascita dopo la Rivoluzione del 1979, è proseguita per mesi senza interruzioni. Ad oggi, le proteste sembrano essersi placate, ma non mancano episodi che mostrano come la problematica non sia stata ancora risolta. Come riferisce l’emittente legata all’opposizione “Iran International”, un video diffuso ieri in rete ha mostrato un funzionario del governo lanciare un secchio di yogurt sulle teste di due donne iraniane contrarie all’hijab obbligatorio, entrate in un negozio a Shanzid, nel nord-est del Paese, per fare la spesa. In un altro video, ufficiali iraniani impediscono a donne senza hijab di entrare nel complesso storico di Taq-e Bostan a Kermanshah, nell’Iran occidentale. Un’infermiera di Qom, riferisce l’agenzia di stampa degli attivisti iraniani “Human Rights Activists News Agency” (Hrana), è stata condannata a più di 148 frustate, 8 mesi di reclusione e due anni di licenziamento dal governo e dai servizi pubblici per non aver rispettato la norma sull’hijab obbligatorio.