Italia-Francia: la sconfitta di Emmanuel Macron dietro la decisione dei giudici sui terroristi rossi

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(Roma, 29.03.2023). A Macron un passaggio favorevole sulla consegna dei terroristi a Roma avrebbe politicamente fatto comodo. Lo schiaffo dei giudici ha anche valenza nei rapporti Roma-Parigi

La decisione della Corte di Cassazione francese di non concedere l’estradizione in Italia a dieci terroristi appartenenti all’estrema sinistra, Brigate Rosse e non solo, ricercati per eversione e reati di sangue è un duro colpo politico per Emmanuel Macron. Il presidente che – con maggior chiarezza – aveva offerto all’Italia una svolta chiudendo una volta per tutte alle conseguenze della « dottrina Mitterrand » e impegnandosi a consegnare a Roma i terroristi esuli in Francia subisce un nuovo scacco giudiziario.

La magistratura francese da quasi due anni è in controtendenza rispetto all’accordo politico raggiunto da Macron e Mario Draghi nell’aprile 2021. In quei giorni, quelli della negoziazione per il Trattato del Quirinale, della sintonia italo-francese sulla lotta all’austerità, della sintonia tra l’ex governatore della Bce e il leader dell’Eliseo, tutto sembrava possibile nei rapporti Roma-Parigi. E anche Macron seppe offrire un passaggio politico fondamentale: l’archiviazione definitiva della protezione francese a dieci terroristi rossi stanziati in Francia.

Nel pieno della marcia d’avvicinamento al Trattato del Quirinale il 28 aprile 2021 scattarono le manette per sette dei terroristi in questione. Tra questi Roberta Capelli, Marina Petrella e Sergio Tornaghi delle Brigate Rosse e Narciso Manenti dei Nuclei armati contropotere territoriale erano colpiti da condanne all’ergastolo. Troppo, per una normale relazione italo-francese: Macron lo capì e aprì alla cattura e all’estradizione. Ma qui iniziò il calvario giudiziario dei parenti delle vittime in cerca di giustizia e quello politico di un Macron che si « coprì » a destra con questa scelta, consolidando la figura di uomo d’ordine in vista delle presidenziali 2022.

La magistratura francese ha agito scientemente, nelle sue componenti apicali, per fracassare le mosse delle autorità politiche e poliziesche di Parigi. Nella decisione della Corte d’Appello che il 28 giugno 2022 bloccò l’estradizione si poteva rileggere tutta la serie di stereotipi con cui l’intellighenzia di sinistra francese, da Michael Focault in giù, presentava negli Anni Settanta e Ottanta i brigatisti come persone lontane dallo stereotipo di « buoni » o rivoluzionari, certamente, ma anche come potenziali perseguitati politici da una giustizia incerta, quella italiana, e da presunti metodi « fascisti ». Che per inciso erano quelli di Carlo Alberto Dalla Chiesa e dei suoi uomini intenti a eradicare il terrorismo.

Quella di Draghi e Macron fu una scelta di buonsenso per archiviare un passato buio e dare nuova linfa alle relazioni tra Roma e Parigi. Quello del giugno 2022, invece, un primo schiaffo: fu rinfacciato a Macron di aver dato via libera agli arresti senza pensare che agli ex terroristi potessero essere negate le libertà fondamentali garantite ai detenuti o addirittura « un giusto processo ». La Procura Generale della Repubblica è stata nuovamente sconfitta in Cassazione e per Macron, in una fase di ridottissima popolarità, questo è un nuovo, duro colpo che pregiudica la possibilità di una distensione con Roma in una fase in cui il reset dei rapporti col governo di Giorgia Meloni è nel suo totale interesse. Tra nuove sfide economiche, patti di stabilità, sfide migratorie e tensioni geopolitiche il dialogo italo-francese è da rilanciare con forza. E una mossa distensiva dei giudici sulla consegna degli ex Br avrebbe non solo risolto la sete di giustizia di decine di parenti delle vittime ma anche offerto un trend politico positivo alla relazione Roma-Parigi.

Così non è stato. E Macron è il grande sconfitto di un percorso in cui ha preso atto che la fase « romantica » di protezione di ogni esule, o presunto tale, inaugurata da François Mitterrand dopo la sua ascesa alla presidenza nel 1981 e le sue diramazioni successive si dovevano chiudere per sempre, pena un’anomalia scarsamente rispettosa dei principi elementari di giustizia tra gli uomini e le nazioni. I giudici francesi hanno pensato diversamente. E la dolorosa questione degli ex Br che l’Italia vuole incarcerare perché scontino le loro pene continua. Acuendo sofferenze e dolore per chi ha perso le vittime. E sabotando l’agenda politica di un leader come Macron, che sulla consegna dei terroristi aveva come visto scommesso molto.

Di Andrea Muratore. (Il Giornale)