(Roma, 06.03.2023). Il leader maronita e capo del movimento filo-siriano Marada, Sleiman Frangieh, è il candidato scelto dal gruppo sciita libanese filo-iraniano Hezbollah per la presidenza della Repubblica. Lo ha annunciato quest’oggi il leader del “Partito di Dio”, Hassan Nasrallah. La scorsa settimana, il presidente del Parlamento libanese, Nabih Berri, aveva espresso il proprio sostegno a Frangieh, alleato del tandem sciita formato da Hezbollah e dal movimento Amal che è guidato dallo stesso Berri. Da mesi i libanesi attendevano la posizione ufficiale di Hezbollah, finora nota ma non in modo esplicito. Il sostegno di Hezbollah a Frangieh potrebbe incrinare i rapporti del partito con il Movimento patriottico libero (Cpl, fondato dall’ex presidente Michel Aoun), il cui leader Gebran Bassil è il principale rivale politico di Frangieh. « L’appoggio odierno di Hezbollah alla candidatura di Frangieh non significa che il partito rinunci al documento d’intesa (firmato nel 2006 tra il partito cristiano maronita Cpl e Hezbollah) o che ‘si ritiri da esso”, ha detto Nasrallah. “Apprezziamo questa comprensione, questa amicizia e questo rapporto con il Cpl”, ha insistito il leader politico, aggiungendo però che “questo documento di intesa non ci ha trasformati in un unico partito. Siamo ancora due entità separate e nulla ci obbliga a metterci d’accordo su un presidente o un primo ministro”. Finora, nelle ben undici tornate elettorali organizzate in Parlamento dal settembre 2022, Frangieh ha ottenuto un solo voto: Hezbollah e il suo alleato, il movimento Amal, hanno sempre votato scheda bianca. Il Libano è senza presidente dalla fine del mandato dell’ex presidente Michel Aoun il 31 ottobre 2022. Frangieh non ha mai annunciato ufficialmente la sua candidatura, ma ha espresso interesse per la carica. Come molte figure politiche in Libano, anche Frangieh proviene da una dinastia di politici: suo nonno e omonimo era presidente della Repubblica quando scoppiò la guerra civile libanese del 1975-1990.
La Costituzione del Libano, che vide la luce nel periodo coloniale francese, stabilisce l’appartenenza di ogni cittadino a una comunità religiosa specifica. Il comunitarismo politico consente così a tutte le comunità di essere rappresentate equamente in Parlamento. Si tratta di un patto non scritto, concluso nel 1943, che riserva il posto di presidente a un maronita, quello di premier a un sunnita e la presidenza della Camera dei deputati a uno sciita. La scorsa settimana, il leader del partito di destra, Forze libanesi, Samir Geagea, altro possibile candidato alla carica di presidente aveva avvertito sul rischio per il Paese derivante dal sostegno di Hezbollah a Frangieh, annunciando che il boicottaggio del suo partito al voto parlamentare per eleggere un nuovo capo dello Stato. In un’intervista rilasciata al quotidiano panarabo di proprietà saudita « Asharq al Awsat », Geagea aveva dichiarato: « Se il candidato di Hezbollah venisse eletto, isolerebbe ulteriormente il Libano dal mondo arabo e dall’Occidente. Tutti gli appelli al dialogo di Hezbollah sono falsi e fuorvianti. Quando (il movimento) fa appello al dialogo, quello che vuole davvero è discutere la nomina (alla presidenza) del suo alleato, il leader del movimento Marada, Sleiman Frangieh ».
La candidatura di Frangieh divide da tempo la comunità cristiano maronita ed è ostacolata dalle componenti dei movimenti di destra. La feroce contrapposizione fra le due componenti cristiane ha origine il 13 giugno 1978, con il massacro di Ehden. L’attacco fu condotto Forze libanesi contro la famiglia dell’ex presidente della Repubblica Tony Frangieh, padre di Sleiman. Le due fazioni si sono riconciliate solo nel novembre del 2018 con una stretta di mano tra Geagea e Sleiman Frangieh grazie all’opera di mediazione condotta dal Patriarca della chiesa cattolica maronita, il cardinale Bechara al Rai.