(Roma, 15.01.2023). Sarà un anno complicato per i russi, tra le decisioni politiche ed elettorali che dovrà prendere il presidente, i cambiamenti della leadership e le lotte interne. L’analisi di Tatiana Stanovaya del Carnegie Endowment for International Peace
Dalla recessione (brutale per l’Europa) al cambiamento climatico, i temi che condizioneranno il 2023 sono tanti. In prima linea di certo gli effetti globali dell’invasione russa in Ucraina, come ha anticipato il settimanale The Economist (qui l’articolo di Formiche.net).
Ma anche per la Russia saranno 12 mesi non facili. Si prospetta un anno decisivo per la leadership, tra dibattiti interni e resistenza al cambiamento. Tatiana Stanovaya, analista del Carnegie Endowment for International Peace, ha elencato e approfondito quelle che potrebbero essere le nuove sfide nell’agenda russa.
Prima di tutto, c’è la scelta – ancora da prendere – del presidente Vladimir Putin di candidarsi o meno alle elezioni del 2024. La Costituzione russa è stata modificata nel 2020 proprio per consentirgli di rimanere al potere fino al 2036. In alternativa, il leader del Cremlino potrebbe trovare un successore, ma ancora non ci sono nomi. Per fare una campagna elettorale efficace, dovrà decidere entro la fine dell’anno, ma si sa, “Putin ama prendere decisioni all’ultimo minuto, spesso sulla base di fattori situazionali e sfidando le aspettative popolari”, sottolinea Stanovaya.
Un’altra questione riguarda le divisioni, all’interno dell’élite, tra chi sono favorevoli alla guerra in Ucraina e chi no. L’esperta sostiene che questa frattura “è emersa dopo il ritiro della Russia dalla regione di Kharkiv e l’abbandono della città chiave di Kherson, ed è stata alimentata dall’attacco ucraino al ponte che collega la Crimea, dai referendum indetti sull’annessione delle parti occupate dell’Ucraina e dalla successiva ambiguità delle autorità su quali siano i confini ufficiali della Russia”.
Da una parte ci sono i pragmatici, tra cui tecnocrati e funzionari di medio rango dell’esercito e dei servizi di sicurezza, che sono convinti che la guerra debba essere sospesa e ripensata, e che il Paese dovrebbe optare per una politica più realistica. Dall’altra parte, invece, i falchi, che chiedono non solo di scatenare tutta la potenza militare della Russia contro l’Ucraina, ma anche di ristrutturare radicalmente il proprio sistema politico ed economico.
La terza sfida saranno i cambiamenti del personale di governo previsti per quest’anno. È difficile ancora prevedere chi sostituirà chi, ma il rimpasto è quasi certo. L’inclinazione di Putin a invitare i tecnocrati nel governo potrebbe aumentare. I guai per alcuni membri dell’attuale leadership sono tanti. Stanovaya spiega che “un lungo accumulo di tensione all’interno del governo offre un altro motivo per aspettarsi cambiamenti di personale. Il ministro della Difesa Sergey Shoigu è stato accusato di corruzione all’interno delle forze armate, mentre l’Fsb sconta una serie di fallimenti nell’intelligence. Il vicepresidente del Consiglio di sicurezza Dmitry Medvedev sembra aver perso del tutto la bussola e il sindaco di Mosca Sergey Sobyanin si è dimostrato troppo apolitico, mentre la governatrice della banca centrale Elvira Nabiullina è sospettata di opporsi segretamente alla guerra”.
L’esperta scrive che, se si conferma lo scenario previsto dall’Ucraina, con la Russia che tenta un’offensiva su larga scala a febbraio o marzo, probabilmente incontrerà una forte resistenza. In ogni caso, Mosca continuerà lentamente a strangolare l’Ucraina con nuovi attacchi alle sue infrastrutture, a cui Kiev risponderà con attacchi diversivi sul territorio russo.
E conclude: “Il 2023 la guerra contro l’Ucraina mostrerà il suo pieno potenziale di trasformazione, cambiando la Russia dall’interno e mettendo a dura prova la capacità dei suoi leader di tenere sotto controllo la situazione e pianificare le decisioni”.
Di Rossana Miranda. (Formiche)