L’Egitto ha accolto con favore l’incontro avvenuto lo scorso 5 gennaio al Cairo tra Khaled al Mishri, presidente dell’Alto consiglio di Stato di Tripoli, l’istituzione libica che fa le veci del “Senato” in Libia, e Aguila Saleh, il presidente della Camera dei rappresentanti di Tobruk, il foro legislativo con sede nell’est. Lo ha reso noto il portavoce del ministero degli Affari esteri dell’Egitto, Ahmed Abu Zeid, spiegando che durante il colloquio le parti hanno concordato di sottoporre il documento costituzionale alle due istituzioni per l’approvazione, completare e unificare le istituzioni libiche. “Questo è un grande passo avanti verso le elezioni presidenziali e parlamentari in Libia”, ha proseguito il comunicato, in cui il ministero ha elogiato « il ruolo della Camera dei rappresentanti libica e dell’Alto consiglio di Stato nel rispettare le proprie responsabilità ».
Vale la pena sottolineare che l’incontro del 5 gennaio si è tenuto al di fuori della mediazione dell’Onu, che invece sostiene l’iniziativa del Consiglio presidenziale di Tripoli per un incontro tra Camera e Senato nella città libica di Ghadames il prossimo 11 gennaio. Incontro che però è saltato per l’aperto boicottaggio il presidente Consiglio di Stato, che ha preferito recarsi in Egitto per incontrare Saleh escludendo i canali Onu. La controversia nel percorso costituzionale per andare alle elezioni in Libia riguarda soprattutto la questione della doppia cittadinanza del futuro presidente: il Consiglio di Stato è fermamente contrario al doppio passaporto, mentre la Camera dei rappresentanti è favorevole. Un altro nodo riguarda gli incarichi militari: per il “Senato” i potenziali candidati non dovrebbero provenire dalle Forze armate, mentre per il Parlamento dell’est del Paese, regione dominata dal generale Khalifa Haftar, la questione non sarebbe un problema. Non ci sarebbe accordo nemmeno sulla divisione dei poteri tra il premier e il presidenti, così come sull’imposizione della Shari’a, la legge islamica.
Da almeno dieci mesi la Libia è spaccata tra due coalizioni politiche e militari rivali: da una parte il Governo di unità nazionale con sede a Tripoli del premier Dabaiba, riconosciuto dalle Comunità internazionale e appoggiato dalla Turchia; dall’altra il Governo di stabilità nazionale guidato dal premier designato Bashagha, di fatto un esecutivo parallelo basato in Cirenaica, inizialmente da Egitto e Russia ma ormai sempre più abbandonato a sé stesso. Il generale libico Haftar, l’uomo forte di Bengasi e comandante dell’autoproclamato Esercito nazionale libico, da tempo dialoga dietro le quinte con le autorità di Tripoli, scaricando di fatto il governo parallelo di Tobruk.
(Agenzia Nova)