(Roma, 29 dicembre 2022). L’amministrazione del presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, si sta impegnando a fondo per fermare la capacità dell’Iran di produrre e consegnare droni alla Russia da utilizzare nella guerra in Ucraina. Lo riferisce il quotidiano statunitense “The New York Time”, secondo cui l’iniziativa si allarga anche al programma pluriennale per tagliare l’accesso di Teheran alla tecnologia nucleare. Diversi funzionari dell’intelligence, dell’esercito e della sicurezza nazionale intervistati dal quotidiano negli Stati Uniti, in Europa e in Medio Oriente, hanno descritto un programma Usa in espansione che mira a soffocare la capacità dell’Iran di fabbricare i droni, rendendo più difficile per i russi lanciare i velivoli senza pilota Shahed 136 e, se tutto il resto fallisce, per fornire agli ucraini le difese necessarie per abbatterli.
Come osserva il “The New York Times”, l’ampiezza dello sforzo portato avanti dall’amministrazione Biden è diventata più chiara nelle ultime settimane. L’amministrazione ha accelerato le sue mosse per privare l’Iran dei componenti di fabbricazione occidentale necessari per fabbricare i droni venduti alla Russia dopo la scoperta che i velivoli senza pilota contengono diverse componenti “Made in Usa”. Le forze statunitensi stanno sostenendo le Forze armate ucraine a prendere di mira i siti in cui i droni vengono preparati per il lancio, un compito difficile, secondo l’analisi del quotidiano statunitense, perché i russi stanno spostando tali siti. In questo contesto, Washington sta cercando di consegnare agli ucraini nuove tecnologie per avvisare tempestivamente dell’avvicinarsi di sciami di droni, per migliorare le possibilità dell’Ucraina di abbattere i velivoli senza pilota.
Secondo funzionari dell’intelligence Usa, i tecnici iraniani stanno portando avanti il programma dei droni, sfruttando la loro capacità già sviluppata nel settore nucleare che vede un lavoro capillare per trovare sul mercato nero tecnologie a doppio utilizzo in grado di eludere i controlli sulle esportazioni. Infatti, una delle società iraniane citate da Regno Unito, Francia e Germania come produttore chiave di uno dei due tipi di droni acquistati dai russi, la Qods Aviation, compare da anni negli elenchi delle Nazioni Unite dei fornitori dell’Iran programmi nucleari e missilistici. La società, di proprietà dell’esercito iraniano, ha ampliato la sua linea di droni nonostante ondate di sanzioni.
Nello sforzo di fermare gli attacchi dei droni in territorio ucraino, l’amministrazione Biden sta coinvolgendo, secondo il “The New York Times”, un alleato con una lunga storia di indebolimento del programma nucleare iraniano: Israele. La scorsa settimana durante un incontro in videoconferenza con i massimi funzionari della sicurezza nazionale, dell’esercito e dell’intelligence israeliana, Jake Sullivan, il consigliere per la sicurezza nazionale degli Stati, “ha discusso delle crescenti relazioni militari dell’Iran con la Russia, compreso il trasferimento di armi che il Cremlino sta schierando contro l’Ucraina”, ha affermato la Casa Bianca in una sintesi dell’incontro. La dichiarazione non ha fornito dettagli su come i due Paesi hanno deciso di affrontare la questione.
Come osserva l’analisi del quotidiano statunitense, il fatto che l’amministrazione Biden abbia scelto di dare risalto alla discussione, in un incontro trimestrale normalmente incentrato sull’interruzione delle capacità nucleari dell’Iran, è stato degno di nota. Israele e gli Stati Uniti hanno una lunga storia di collaborazione nell’affrontare le minacce tecnologiche provenienti da Teheran. Insieme hanno sviluppato uno degli attacchi informatici più famosi e sofisticati al mondo, utilizzando un codice informatico che in seguito è stato chiamato “Stuxnet”, per attaccare le centrifughe nucleari iraniane. Da allora, Israele ha tenuto ben poco segreti i suoi tentativi di sabotare i centri di arricchimento nucleare. In una dichiarazione, Adrienne Watson, portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale, ha riconosciuto la portata dell’ampia campagna contro il programma di droni iraniano. “Stiamo cercando modi per prendere di mira la produzione di velivoli senza pilota iraniani attraverso sanzioni, controlli sulle esportazioni e parlando con società private le cui parti sono state utilizzate nella produzione”, ha dichiarato. La Watson ha aggiunto: “Stiamo valutando ulteriori misure che possiamo adottare in termini di controlli sulle esportazioni per limitare l’accesso dell’Iran alle tecnologie utilizzate nei droni”.
Tuttavia, nonostante anni di sanzioni al settore della difesa iraniana, i droni iraniani sono ancora costruiti in gran parte con parti prodotte negli Stati Uniti e in altri Paesi occidentali impiegate in vari dispositivi, la cui circolazione è molto difficile da fermare. A settembre, l’amministrazione Biden ha inasprito le sanzioni, nominando in particolare le società coinvolte nella costruzione di parti per aerei prodotti in Russia. A novembre, Washington ha imposto ulteriori sanzioni contro società iraniane come Safiran Airport Services, una società con sede a Teheran accusata spedire i droni per conto del governo russo. A novembre, il dipartimento del Tesoro Usa ha sanzionato due società con sede negli Emirati, alleato chiave degli Stati Uniti, accusandole di collaborare con Safiran.
Sul piano internazionale, Stati Uniti, Regno Unito, Francia e Germania stanno invece facendo pressioni sul segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, affinché avvii un’indagine formale per verificare se la Russia e l’Iran stiano, insieme, violando i termini di una restrizione delle Nazioni Unite sull’esportazione di armi sofisticate dall’Iran. Tuttavia, come riferito dalle fonti citate dal “The New York Times”, Guterres avrebbe chiarito che la sua massima priorità resta l’accordo con la Russia sull’esportazione di grano ucraino e i suoi collaboratori sostengono che non è il momento di rischiare.
In base ai rapporti citati dal quotidiano statunitense, l’Iran starebbe inviando droni alle forze russe su aerei cargo, di solito su rotte poco intercettabili. In un primo tempo i droni erano in gran parte basati in Crimea, secondo funzionari delle agenzie di intelligence statunitense e britannica, ma in seguito sono stati trasportati nelle aree occupate dai russi della provincia di Zaporizhzhia, proprio per timori di eventuali attacchi o sabotaggi. Secondo il Regno Unito, in cambio dei droni la Russia avrebbe in programma di fornire all’Iran componenti militari avanzati. “L’Iran è diventato uno dei principali sostenitori militari della Russia”, ha dichiarato la scorsa settimana il ministro della Difesa britannico, Ben Wallace. “In cambio della fornitura di più di 300 droni kamikaze, la Russia ora intende fornire all’Iran componenti militari avanzati, minando sia il Medio Oriente che la sicurezza internazionale: dobbiamo esporre questo accordo”, ha affermato Wallace.
Alcune società statunitensi, tra cui Edgesource Corporation e BlueHalo, entrambe con sede in Virginia, hanno fornito formazione o tecnologia per aiutare a rilevare e colpire i droni russi, secondo i funzionari statunitensi citati dal “The New York Times”. Edgesource ha donato circa 2 milioni di dollari in sistemi, tra cui uno chiamato Windtalkers, per aiutare l’Ucraina a localizzare, identificare e tracciare i droni ostili in arrivo a più di 20 miglia di distanza (32 chilometri), identificando allo stesso tempo i droni ucraini nello stesso spazio aereo, ha affermato Joseph Urbaniak, direttore operativo della società. Gli Stati Uniti hanno fornito all’Ucraina altra tecnologia per contrastare i droni, più recentemente come parte di una spedizione di armi e attrezzature da 275 milioni di dollari annunciata dal Pentagono il 9 dicembre.