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Guerra psicologica o ramoscello d’ulivo ? Cosa c’è dietro le parole di Putin sul gas

(Roma, 12 ottobre 2022). Riparare i gasdotti Nord Stream 1 e 2 è possibile. E la Russia è pronta a sfruttarli attivamente per raddoppiare, e non lasciare, la corsa del suo gas verso l’Europa. Ma, attenzione, no al price cap che pregiudicherebbe i rapporti economici tra Russia e Europa. Questo il sunto di quanto ha detto il presidente russo, Vladimir Putin, nel suo intervento alla Settimana dell’energia russa durante il quale ha parlato dei due gasdotti che attraversano il Mar Baltico e che sono stati sabotati alcune settimane fa. “La Russia è pronta a inviare le proprie forniture di gas attraverso il Nord Stream 2“, ha detto Putin, dato che una delle “due condotte” del gasdotto “è rimasta intatta”: lo Zar non lascia, raddoppia, e manda in particolar modo un messaggio alla Germania, che teme un inverno al freddo e necessita dell’oro blu di Mosca.

Due modi di guardare alle parole di Putin

La conduttura voluta da Angela Merkel e sospesa da Olaf Scholz dopo l’invasione dell’Ucraina è il primo asset su cui Putin mira; ma non finisce qui. Il gioco di specchi del leader del Cremlino, in un’occasione quantomeno simbolica, invita a pensare se le sue parole siano da considerare una nuova fase di quella guerra psicologica condotta per alimentare la corsa dei prezzi dell’energia o vadano viste come un primo ramoscello d’ulivo.

Putin alterna minacce e lusinghe: ricorda che è in corso una crisi acuta dell’economia mondiale e del settore dei combustibili e dell’energia. Sottolinea i problemi che impongono “l’instabilità dei prezzi, gli squilibri del mercato e le azioni sovversive di singoli attori del mercato guidati dalle loro ambizioni geopolitiche”. Un messaggio generico in cui, a ben guardare, potrebbe riferirsi la stessa strategia russa.

Putin ha affermato che “gli europei fanno scorte di legna per l’inverno, come nel Medioevo”. E la Russia, ha aggiunto, non è per questo da biasimare e l’aumento dei prezzi dell’energia non è legato all’operazione militare speciale in Ucraina, avendo a suo avviso invece la base nelle “politiche dell’Occidente”. Ma Mosca è pronta a inondare l’Europa di gas se i gasdotti saranno riparati e si darà via libera ai flussi attraverso Nord Stream 2, chiedendo in cambio la fine della corsa al price cap.

L’alternativa al price cap

Il ragionamento di Putin è chiaro: dopo mesi in cui i quantitativi di gas russo verso l’Europa si sono ridotti ma le entrate sono cresciute per le dinamiche di prezzo, Mosca è pronta a fare a mezzo del mercato il vero tetto ai prezzi aumentando l’offerta. Un gioco delle tre carte, in quanto avviene a pochi giorni di distanza dalla manovra sul taglio alla produzione del petrolio concordato in sede Opec+, che si somma a un tentativo di dividere Usa, Europa e Ucraina sul fronte geopolitico.

Putin infatti sposa la tesi dell’attentato sul sabotaggio a Nord Stream, parla di “terrorismo internazionale” e incolpa Stati Uniti e Ucraina, non l’Europa. Anzi, parliamo di una mossa “il cui scopo è minare la sicurezza energetica dell’intero continente, e la logica è cinica: distruggere, bloccare fonti di energia a basso costo, privare milioni di persone, consumatori di gas, di calore, elettricità e altre risorse e costringerli ad acquistare tutto questo a un prezzo molto più elevato”, ha detto Putin, che richiama alla comune corsa alla sicurezza energetica dell’Europa, senza dividere alleati Usa e Russia.

Putin ha affermato che “gli europei fanno scorte di legna per l’inverno, come nel Medioevo”. E la Russia, ha aggiunto, non è per questo da biasimare e l’aumento dei prezzi dell’energia non è legato all’operazione militare speciale in Ucraina, avendo a suo avviso invece la base nelle “politiche dell’Occidente”. Ma Mosca è pronta a inondare l’Europa di gas se i gasdotti saranno riparati e si darà via libera ai flussi attraverso Nord Stream 2, chiedendo in cambio la fine della corsa al price cap.

L’alternativa al price cap

Il ragionamento di Putin è chiaro: dopo mesi in cui i quantitativi di gas russo verso l’Europa si sono ridotti ma le entrate sono cresciute per le dinamiche di prezzo, Mosca è pronta a fare a mezzo del mercato il vero tetto ai prezzi aumentando l’offerta. Un gioco delle tre carte, in quanto avviene a pochi giorni di distanza dalla manovra sul taglio alla produzione del petrolio concordato in sede Opec+, che si somma a un tentativo di dividere Usa, Europa e Ucraina sul fronte geopolitico.

Putin infatti sposa la tesi dell’attentato sul sabotaggio a Nord Stream, parla di “terrorismo internazionale” e incolpa Stati Uniti e Ucraina, non l’Europa. Anzi, parliamo di una mossa “il cui scopo è minare la sicurezza energetica dell’intero continente, e la logica è cinica: distruggere, bloccare fonti di energia a basso costo, privare milioni di persone, consumatori di gas, di calore, elettricità e altre risorse e costringerli ad acquistare tutto questo a un prezzo molto più elevato”, ha detto Putin, che richiama alla comune corsa alla sicurezza energetica dell’Europa, senza dividere alleati Usa e Russia.

Le aternative e rischi per Mosca

Ma, lo ricorda chiaramente il presidente, Putin vuole sottolineare che non è dipendente esclusivamente dal mercato europeo. L’hub meridionale del gas? Sarà la Turchia, notoriamente in un rapporto umorale con l’Europa; la proposta di price cap? “Danneggerà gli investimenti a livello globale” e l’Ue deve valutarla. La chiusura del mercato? Non è un dramma, ha dichiarato, sottolineando la necessità di raddoppiare i gasdotti sulla direttrice Power of Siberia in direzione Cina.

La Russia cerca di tornare in partita nella sfida energetica europea e il dualismo tra minaccia e trattativa non è paradossale. “Dall’invasione dell’Ucraina a febbraio, l’approvvigionamento dell’UE di gas russo è crollato dal 46% al 9%”, ha scritto sul Financial Times l’economista Jeffrey Sonnenfeld di Yale. “Questo gas sostituivo è arrivato in parte attraverso l’aumento del gas convogliato dalla Norvegia e dall’Algeria. Ancora più degno di nota, i notevoli aumenti delle importazioni di GNL spedite dagli Stati Uniti e altrove hanno sostituito il gas russo perso con i danni ai gasdotti”, ha aggiunto, concludendo che “questo nuovo aumento dell’offerta verso l’Ue ora si avvicina, sulla base dei nostri calcoli, al 40% della fornitura globale totale di GNL”.

Per Sonnenfeld l’effetto-sostituzione dalla Russia prosegue a pieno ritmo, dunque, e Mosca di fronte a un’Europa con stoccaggi in via di riempimento deve temere un effetto del ricatto energetico meno cospicuo rispetto al passato: “L’industria europea, che rappresenta il 30% del consumo di gas, ha a lungo temuto prezzi del gas strutturalmente più alti, ma i dati suggeriscono che il potenziale impatto economico è considerevolmente inferiore a quanto temuto” e che i settori a rischio riguarderebbero il 3% massimo della produzione europea.

La carta diplomatica

C’è però una seconda interpretazione, quella della carta diplomatica. Non a caso Putin muove da Nord Stream 2, una cui conduttura è rimasta intatta. Nord Stream 2 rappresenta più di un’infrastruttura: è stato il simbolo della diplomazia della convivenza tra Russia e Europa via Germania. Il sogno della “GeRussia“, tramontato con la crisi ucraina, è per la Russia il punto di partenza per la ricostruzione diplomatica dei rapporti con l’Europa.

E che molti messaggi siano per Berlino, chiave di volta della diplomazia europea, lo confermano molti dati: oltre a Nord Stream, l’ambivalenza tra ricatto e persuasione solletica il dibattito tedesco che tra timori e pragmatismo pesa il costo del decoupling dalla Russia e l’apertura a un ponte diplomatico offre una sponda a quei settori del Paese che non vogliono seguire fino in fondo la strategia a stelle e strisce. Puntando dall’energia a aprire un canale di dialogo con Putin. La cui strategia, piaccia o meno, tornerà a focalizzarsi sul gas, principale arma di condizionamento politico e psicologico a disposizione del Cremlino verso l’Occidente.

Di Andrea Muratore. (Il Giornale/Inside Over)

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