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«Cambiamento profondo della guerra»: cosa c’è dietro le parole di Macron

(Roma, Parigi, 10 ottobre 2022). Emmanuel Macron avverte Vladimir Putin e ammonisce su un nuovo peggioramento delle condizioni del conflitto in Ucraina dopo la scomposta reazione di Mosca all’attacco ucraino al ponte di Kerch: “I bombardamenti russi a tappeto sul territorio ucraino”, con il coinvolgimento anche dei civile, dimostrano “un cambiamento profondo della natura della guerra”, ha affermato il presidente francese oggi in visita nella regione nord-occidentale di Mayenne.

Il capo di Stato dell’Eliseo ha, più di ogni altro leader europeo, tenuto aperto il dialogo diplomatico con Vladimir Putin prima e dopo l’invasione russa dell’Ucraina; ha manovrato per evitare di trasformare il pur deciso e dinamico sostegno di Parigi al Paese invaso, rifornito di armamenti e munizioni, in una sistemica demonizzazione di Mosca. Politici e opinionisti di peso in campo occidentale lo hanno attaccato per questo, e Anders Fogh Rasmussen, predecessore di Jens Stoltenberg alla guida della Nato, ha definito l’approccio dell’Eliseo “disastroso”. Fino a metà agosto Macron ha provato a cercare con ostentazione Putin, non ha voluto rassegnarsi alla rottura del ponte diplomatico conscio che da esso dipendeva la residua possibilità di un ruolo europeo per la mediazione in un conflitto sempre più complicato.

La diplomazia neo-gollista di Macron, desideroso di fare da pontiere, forte delle mani libere a disposizione nei mesi della corsa alla ri-elezione primaverile, libero rispetto alla Germania delle pressioni che a lungo le centrali anglo-americane hanno esercitato sul governo Scholz via Verdi e Liberali, partner della Spd, ha rappresentato per mesi l’unica speranza reale di un ruolo dialogante per l’Europa. I missili di Putin, che esplicita la rappresaglia attaccando i civili nell’ora di punta a Kiev, rendono troppo costosa la mediazione per lo stesso Eliseo. Costringono a malincuore Macron a dichiarare finita una fase, quella del bilanciamento. Ora si entra in un territorio ignoto, in un inverno di guerra in cui, tra crisi energetica e braccio di ferro sul terreno, l’Europa e la Russia avranno una dinamica sempre più confrontazionale. E in cui la Francia, avendo rinunciato la Russia a una postura più negoziale, rischia di accodarsi al quadro degli “sconfitti” della guerra.

La “nuova fase” è quella dell’arrocco di Putin seguito al rilancio sul campo del Cremlino, del Missile Day di Kiev foriero di un’esplicita rivendicazione di Mosca della disponibilità a colpire indiscriminatamente, se necessario, obiettivi civili. Troppo per una postura negoziale realmente sostenibile. A Macron ha in un certo senso fatto eco l’aspirante premier italiana Giorgia Meloni: “Ore di apprensione per l’Ucraina. Putin, in difficoltà sul campo di battaglia, sta deliberatamente colpendo obiettivi civili in molte città ucraine”, ha scritto in una nota la leader di Fratelli d’Italia. “Le bombe cadono su uomini, donne e bambini. Ognuno di questi missili isola ulteriormente la Russia e rafforza la nostra convinzione di difendere chi si batte per la propria libertà”, ha aggiunto. La libertà dell’Ucraina e un appeasement con la Russia sono oggi due obbiettivi sempre più antitetici.

I missili di Putin colpiscono al cuore Kiev, ma sono anche un siluro all’Europa. Alla possibilità di ricostruire nei prossimi mesi a fini negoziali il triangolo europeo per la mediazione formato da Francia, Germania e Italia. Come aveva consigliato solo pochi giorni fa alla Meloni il giornalista Antonio Socci, “in rappresentanza dell’Italia la Meloni, stabilendo un forte rapporto con la Santa Sede, cercando interlocutori come Macron e la Merkel, può promuovere nella Ue un’iniziativa di pace che finalmente restituisca all’Europa un peso politico, per scongiurare ai nostri popoli sofferenze pesanti e incubi atomici. Questo sì sarebbe vero europeismo”. Socci ha dichiarato che per l’Italia la linea-Macron, unitamente alla visione di Papa Francesco per la pace in Ucraina, è la più realistica da seguire per garantire una visibilità strategica al Vecchio Continente. I missili di Putin hanno alzato l’asticella del conflitto, seppellito ogni possibilità di pace e tagliato, per ora, molti ponti diplomatici alle spalle della Russia. Aprendo all’imprevista conseguenza, per la Russia, di favorire la forzata convergenza tra chi nel campo occidentale ha interesse a un prolungamento del conflitto, Usa e Regno Unito, per indebolire Mosca e chi ne paga le conseguenze ma non ha più spazio per dialogare come partner di mediazione, ovvero i Paesi dell’Europa continentale.

L’incubo strategico di Macron era la riproposizione di un’Europa marginale, fragile e indebolita. Un’Europa incapace di giocare un ruolo o costretta dalla Russia a giocare fino in fondo la partita del contenimento. Per una grande democrazia come la Francia le immagini di Kiev sono un non plus ultra: oltre a essere un crimine, la mossa di Putin è un errore che pregiudica il più credibile partner diplomatico a disposizione della Russia per cercare compromessi. E ora la guerra in Ucraina entra in una situazione di assoluta imprevedibilità.

Di Andrea Muratore. (Il Giornale/Inside Over)

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