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Ucraina: chi ha colpito il ponte in Crimea ? Le inquietudini che scuotono il Cremlino

(Roma, 08 ottobre 2022). Il sabotaggio ha rappresentato per Mosca un grave smacco: ecco cosa sta emergendo dalle prime indagini condotte dai russi

La Russia temeva un attacco dal cielo, ma alla fine ha dovuto fare i conti con un misterioso sabotatore. La vicenda relativa al ponte di Kerch la si può riassumere così. Mosca più volte aveva messo in guardia dalle minacce relative alla distruzione del viadotto che unisce il resto della federazione alla Crimea. Minacce e sospetti però che avevano più a che fare con possibili raid missilistici ucraini. Anche se Kiev non ha, almeno ufficialmente, ordigni da una gittata tale da poter colpire Kerch dal suo territorio, ad ogni modo in prospettiva futura il Cremlino già da mesi aveva messo in atto un potenziamento dei sistemi di protezione. Invece la minaccia è giunta da un camion esploso poco dopo aver imboccato il ponte. Nelle telecamere di sorveglianza si vede il mezzo transitare e, alle ore 6:07, saltare in aria improvvisamente.

Le indagini sui danni

Sono state in mattinata le stesse autorità russe a parlare di sabotaggio e non di raid missilistico. C’è chi sui social russi ha avanzato un’ipotesi: ad esplodere non è stato un camion, bensì un missile arrivato mentre il mezzo era in transito. Ma per Mosca non ci sono dubbi: i danni sono riferibili all’esplosione del tir.

La deflagrazione poi ha innescato un grave incendio, diffusosi su un treno che in quell’istante stava percorrendo la sezione ferroviaria del viadotto. Un insieme di elementi che hanno quindi contribuito a provocare danni diffusi sul tratto interessato dal sabotaggio.

Sono cadute in mare almeno due campate, una terza è gravemente danneggiata. Questo per quanto riguarda la corsia in cui stava viaggiando il camion esploso. L’altra corsa è anch’essa danneggiata, ma con le campate non precipitate in mare. I piloni invece dovrebbero essere integri e questo per i russi è l’unico buon segnale di oggi: il ponte Kerch non è irrimediabilmente compromesso e potrà essere ripristinato. La sezione ferroviaria sembra invece aver subito “solo” danni riferibili all’incendio del convoglio coinvolto dalla deflagrazione. Il ministero dei Trasporti russo ha fatto sapere che entro le 20:00 di sabato i treni torneranno a circolare.

La pista che porta a Krasnodar

Appurata quindi la lista dei danni e aggiornato il bilancio del sabotaggio, il quale parla di almeno tre vittime, resta da capire chi ha compiuto questa mossa. Il governo locale della Crimea ha puntato il dito contro gli ucraini. E da Kiev non sono arrivati salti mortali volti a lasciar trapelare smentite. Mikhayl Podolyak, consigliere del presidente Zelensky, ha parlato della necessità di colpire tutte le strutture ritenute illegali e che quindi il ponte Kerch altro non ha rappresentato che “l’inizio” di una serie di sabotaggi. Una dichiarazione forte che però, e anche questo è importante sottolinearlo, non ha il sapore di una vera e propria rivendicazione.

Gli inquirenti russi stanno passando al setaccio tutte le immagini delle ore immediatamente precedenti all’esplosione. Così come anche i vari registri di ingresso e di uscita. Forse una prima traccia è stata scovata. In particolare, gli investigatori sarebbero riusciti a risalire al camion saltato in aria sul ponte.

Si tratterebbe di un mezzo il cui proprietario è originario di Krasnodar, città russa capoluogo della regione da cui parte il ponte di Kerch. Sul canale Telegram Mash, ritenuto vicino a fonti dell’intelligence russa, è apparsa anche la foto del sospettato. Alcuni media russi si sono messi in contatto con i suoi parenti, i quali hanno però specificato che l’uomo ha venduto quel camion diversi anni fa e il nuovo proprietario non ha mai registrato il passaggio. L’indizio quindi potrebbe risultare piuttosto vacillante.

Uno smacco per Mosca

A prescindere dall’identità dell’autore, restano in piedi altre domande sull’attacco. Come ha fatto il sabotatore ad agire? Si è trattato di un kamikaze? Oppure l’esplosivo è stato messo a bordo del camion ad insaputa dell’autista? Inoltre, c’è da chiedersi come il mezzo sia riuscito a passare i controlli.

Per Mosca forse è proprio questo il più grave smacco. Ogni camion che transita dai caselli di ingresso e uscita del viadotto è sottoposto a controlli rigorosi, volti anche a trovare eventuale esplosivo a bordo. Nonostante tutto questo, la Russia si è fatta attaccare in uno dei suoi punti più deboli e in una delle sue opere più strategiche. Anche se il ponte dovesse essere riaperto già nei prossimi giorni, al Cremlino difficilmente uno smacco del genere passerà in secondo piano.

Di Mauro Indelicato. (Il Giornale)

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