(Roma, Parigi, 05 ottobre 2022). I carri armati ucraini stanno sfondando anche a Sud, nella regione di Kherson, in uno dei quattro territori che dopo la farsa dei referendum sono stati annessi illegalmente alla Federazione russa. Fino a una settimana fa si diceva che gli ucraini stavano avanzando, inarrestabili, a Est. Avevano liberato in pochi giorni tutta la regione di Kharkiv. Putin però aveva mantenuto il grosso del suo esercito sul fronte meridionale, dove gli ucraini faticavano a fare progressi. Da qualche giorno la situazione è cambiata e ieri hanno inanellato successi anche in quella direzione, tanto da issare la bandiera in diverse cittadine che erano state occupate dai russi. Alcuni esempi: Davydiv Brid, Starosill, Arkhangelsk e Velika Oleksandrivka. Sono piccoli centri, tutti insieme prima della guerra avevano circa 10.000 abitanti. Un giudizio superficiale può fare pensare che non siano così cruciali. Eppure, la loro perdita da parte dei russi rappresenta una svolta significativa perché dimostra la difficoltà dell’esercito di Putin nel mantenere le posizioni e spiega come mai il Cremlino abbia affrettato le operazioni della mobilitazione parziale – arruolati già in 200mila – visto che servono rinforzi. Al contempo però dalla Russia non si arresta il flusso di chi fugge per non essere arruolato, le ultime stime parlano di un numero enorme, che oscilla tra 700mila e un milione. Ciò che sta succedendo nel Kherson mette con le spalle al muro Putin.
OBIETTIVI
Un dato per tutti: queste cittadine in cui gli ucraini hanno ricacciato indietro gli occupanti sono a soli cento chilometri da Kherson, il centro più importante della regione (290mila abitanti). Il Pentagono ha confermato: a Sud i russi sono in una posizione difensiva. Anche il portavoce del Ministero della Difesa di Mosca ha ammesso: le forze ucraine hanno superato le nostre difese. Vladimir Saldo, leader filorusso dell’oblast di Kherson, citato dalla Bbc, ha confermato: gli ucraini hanno sfondato vicino a Dudchany, sul fiume Dnipro, trenta chilometri a Est rispetto alla precedente linea del fronte. Il prossimo obiettivo potrebbe essere la centrale idroelettrica di Nova Kakhovka, a soli settanta chilometri da Kherson. A Nova Kakhovka c’è anche un ponte di notevole importanza strategica e un canale che porta acqua alla Crimea. Tutto questo però non significa che la riconquista della regione sia stata completata. Anzi, la parte più difficile deve ancora arrivare. I russi tenteranno di difendersi avendo alle spalle il fiume Dnipro sul cui estuario si trova appunto la città di Kherson. Secondo Ukrinform hanno già risposto con bombardamenti su alcuni villaggi lungo la linea del fronte. Il Cremlino ha investito troppo, in termini di forze schierate sul campo e propaganda, a Kherson, per autorizzare una ritirata che avvicinerebbe pericolosamente l’esercito ucraino alla Crimea. Secondo alcuni analisti, il fatto che i russi stiano arretrando senza combattere, sacrificando pochi uomini, può essere anche il segnale della decisione degli ufficiali di evitare perdite. Solo i mercentari della Wagner, secondo alcune fonti, provano a contrattaccare verso Bakhmut. La controffensiva ucraina sta proseguendo anche a Est, nella regione di Kharkiv. A Mosca c’è sempre più aria di resa dei conti, le sconfitte alimentano le tensioni. Kadyrov e i ceceni continuano ad alzare la voce, minacciano di sparare ai disertori. Secondo Isw (Institute for the Study of War) Putin si appresta a un nuovo repulisti di generali. «Potrebbe anche essere – è la tesi dell’Istituto – un tentativo di proteggere il colonnello generale Alexander Lapin, comandante del distretto militare centrale, dalle critiche per i recenti fallimenti russi a Lyman». Il Cremlino potrebbe riversare le responsabilità sul neo nominato Berdnikov.
L’inizio di negoziati si allontana. Zelensky ha varato un decreto che vieta il dialogo con la Federazione russa fino a quando il presidente sarà Putin. La Russia ha annunciato un provvedimento analogo contro Zelensky. Il tentativo di Elon Musk di favorire le trattative con una stravagante proposta – rifare i referendum nelle quattro regioni ucraine ma con l’egida dell’Onu e lasciare la Crimea alla Russia – è stato applaudito da Mosca, ma ha suscitato una indignata reazione di Kiev. «Quale Elon Musk preferite? Quello che sostiene l’Ucraina o quello che sostiene la Russia?» ha scritto Zelensky. Musk, che in effetti dopo l’aggressione dei russi ha messo a disposizione degli ucraini la rete satellitare Starlink, ha provato a correggere la rotta: «Sono assolutamente a favore dell’Ucraina, ma una drammatica escalation della guerra provocherà enormi danni all’Ucraina e al resto del mondo».
Di Mauro Evangelisti. (Il Mattino)