(Roma, 07 settembre 2022). Sodalizio globale: Gazprom ha annunciato che la Cina ha iniziato a pagare il gas alla Russia in yuan e rubli. Il Cremlino vuole farsi vedere pieno di amici, ma è costretto a comprare armi dalla Corea del nord
Uno degli esercizi provati ieri da Forze armate russe e cinesi era quello di “distruggere un sottomarino ostile” nel Mar del Giappone. E’ la prima volta che la Cina invia contemporaneamente esercito, marina e aviazione alle esercitazioni del fronte orientale russo, ed è la prima volta che, contestualmente, Russia e Cina eseguono esercitazioni militari di così alto livello e precisione. Secondo gli osservatori i due eserciti sono sempre più coordinati e capaci di lavorare insieme. Le esercitazioni dei giorni scorsi nel Mar del Giappone, in particolare, dimostrano la definitiva russificazione della Cina, che vuole dare un’immagine della sua Difesa sempre più aggressiva e capace di sostenere qualunque tipo di attacco – compreso un eventuale attacco a Taiwan.
Le esercitazioni del gruppo tattico russo-cinese sono arrivate fino al limite della costa nord giapponese – in un’area dove quattro isolotti, sin dalla fine della Seconda guerra mondiale, sono oggetto di una disputa territoriale tra Tokyo e Mosca – a circa 190 chilometri dall’Hokkaido, l’isola più settentrionale dell’arcipelago nipponico. Yang Sheng e Liu Xuanzun hanno scritto ieri sul tabloid cinese in lingua inglese Global Times che il Giappone “sta pagando il prezzo della sua politica di servire Washington proprio come se fosse una colonia statunitense”. Citando un esperto anonimo, i due reporter hanno scritto che sebbene le grandi esercitazioni militari russe Vostok-2022, a cui partecipa anche la Cina, siano “un evento regolare che non ha come obiettivo una terza parte e non è correlato alle situazioni internazionali in corso”, c’è anche un motivo più pratico da tenere in considerazione. “Il tema principale dell’esercitazione, che si svolge nella regione dell’estremo oriente della Russia, è il contrattacco, il che significa che gli organizzatori dell’esercitazione suppongono che ci possa essere una minaccia militare che potrebbe attaccare e tentare di occupare i territori russi nella regione, portando alla necessità di un contrattacco”. Il messaggio è il medesimo quando le esercitazioni militari sono congiunte tra Russia e Cina e si estendono nelle aree attorno a Taiwan o al Giappone.
Ieri a un certo punto, nella sala di comando della zona d’addestramento di Sergievsk sono arrivati a sorpresa anche il presidente della Federazione russa Vladimir Putin e il suo ministro della Difesa Sergei Shoigu. Le esercitazioni militari Vostok 2022 sono entrate nel vivo, e davanti agli occhi di Putin hanno sfilato anche le truppe straniere coinvolte nelle operazioni: Cina e India prima di tutti. Il presidente russo era a Vladivostok, a partecipare all’annuale Forum economico, ma ha deciso di presenziare anche allo show di forza del suo esercito e di quelli che considera suoi partner, al di là delle sanzioni e dell’isolamento internazionale. Mentre il leader cinese Xi Jinping è atteso in Kazakistan la prossima settimana, a Vladivostok era presente un suo fedelissimo, il potente Li Zhanshu, terzo membro del Comitato permanente dell’ufficio politico del Partito comunista cinese e presidente del Comitato permanente del Congresso nazionale del popolo (lo speaker cinese). Ieri il sito nuovo di zecca della propaganda russa Sputnik in lingua cinese aveva un articolo sul Vladivostok che può diventare la Hong Kong d’oriente.
Il sostegno politico di Pechino alla guerra di Mosca contro l’Ucraina non è più nemmeno camuffato: ieri Gazprom ha annunciato che la Cina ha iniziato a pagare il gas alla Russia in yuan e rubli, e non più in dollari. Ma nelle Vostok di Putin c’è anche la recita, un bisogno di rifarsi l’immagine mentre circolano altre notizie sul fatto che il Cremlino, in realtà, sta sentendo non poco gli effetti della guerra e dell’isolamento economico: secondo l’intelligence americana, la Russia sta acquistando “milioni di proiettili d’artiglieria e razzi dalla Corea del nord, segno che le sanzioni globali hanno fortemente limitato le sue catene di approvvigionamento e costretto Mosca a rivolgersi a stati paria per le forniture militari”, ha scritto Julian E. Barnes sul New York Times. Pyongyang è sotto sanzioni da anni e il fatto che il Cremlino si rivolga alle sue forniture belliche molto poco all’avanguardia è il segno che Putin potrebbe non riuscire a far fronte alla produzione interna.
Di Giulia Pompili. (Il Foglio)