Morto Mikhail Gorbaciov, l’ultimo presidente dell’URSS

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(Roma, 30 agosto 2022). Mikhail Gorbaciov scompare all’età di 91 anni dopo aver passato una vita alla sburocratizzazione dello Stato e un’operazione di trasparenza che avrebbe concesso le libertà individuali

Dopo Reagan, la Thatcher e Papa Giovanni Paolo II muore anche l’ultimo fautore della fine del regime sovietico, Mikhail Gorbaciov che passerà alla storia come un grande riformista. Gorbaciov è morto all’età di 91 anni e sarà sepolto nel cimitero di Novodevichy a Mosca, in una tomba di famiglia, dove potrà riposare accanto alla moglie. Gorbaciov è morto al Central Clinical Hospital.

L’infanzia di Gorbaciov

Gorbaciov nasce il 2 marzo 1931 da una famiglia di contadini a Privol’noe, un paese del Caucaso settentrionale, al confine con l’Ucraina.“Mio padre e mia madre alla nascita mi avevano chiamato Viktor, ma quando mi battezzarono nonno Andrej, alla domanda del prete sul nome che era stato scelto, rispose: Michail”, racconta l’ex presidente dell’Urss nella sua prima autobiografia, intitolata ‘Ogni cosa a suo tempo: storia della mia vita’. Gorbaciov, infatti, trascorre la sua infanzia a casa del nonno, insieme ai suoi genitori e ai 4 fratelli e, come tutti i suoi coetanei, parla indistintamente sia il russo sia l’ucraino. Per i suoi antenati essere russi “significava appartenere al nostro Stato, alla religione ortodossa e alla cultura russa. Non si attribuiva grande importanza al fatto di essere chochol (ucraino) o moskal (moscovita)”.

La repulsione verso il regime di Stalin

Gorbaciov ha sempre avuto una repulsione verso il totalitarismo introdotto da Josep Stalin negli anni ’30. La repressione del regime staliniano, infatti, tocca direttamente anche la sua famiglia. Il nonno materno fu condannato a morte, nonostante avesse sostenuto la rivoluzione e nonostante il comunismo gli avesse dato la terra per sostentare la sua famiglia. Sopravvisse dopo essere stato torturato per 14 mesi perché il giudice dell’epoca “non aveva visto nella sua ‘causa’ non solo alcun motivo per la fucilazione, ma neppure alcuna colpa”. Il nonno paterno, invece, fu arrestato per la mancata realizzazione del piano di semina. “Il mio punto di vista è che in Unione Sovietica abbia trionfato un regime rigido, crudele, totalitario. Naturalmente ebbe un’evoluzione e dopo la morte di Stalin la sua crudeltà si attenuò leggermente, si affievolì. Ma la sostanza resta la stessa. Il totalitarismo dell’Unione Sovietica non può essere un modello per nessuno. Questo è fuori discussione. Ma – spiega nel libro ‘Riflessioni sulla rivoluzione d’Ottobre’- il trionfo di questo regime nell’Unione Sovietica degli anni Trenta non può in nessun modo essere un argomento contro l’idea stessa di socialismo”.

La carriera nel Pcus e l’amore per Raissa

Finita la guerra e conclusi gli studi adolescenziali, Gorbaciov si trasferisce a Mosca per studiare legge e, grazie ai buoni risultati ottenuti negli esami, riesce a ottenere varie borse di studio. Vive, però, male il “clima iperideologizzato” dell’università dove gli uomini del Pcus “controllavano e orientavano il sistema didattico in modo da forgiare le giovani menti fin dalle prime settimane”. Gorbaciov, in questi anni diventa segretario del Komsomol (l’Unione comunista della gioventù), della sua facoltà e conosce Raissa, la sua futura moglie che gli resterà accanto fino alla morte, avvenuta il 20 settembre del ‘99, cinque giorni prima del loro 46esimo anniversario di matrimonio e due giorni prima di effettuare il trapianto di midollo. A un anno dalla sua perdita, nel libro ‘Il nuovo muro’ confessa: “Non mi sono mai sentito tanto solo. Io e Raissa abbiamo convissuto quasi cinquant’anni, senza mai separarci e senza sentirci mai di peso l’uno per l’altra, insieme siamo stati sempre felici”. Alla fine degli anni ’60 Gorbaciov si trasferisce, insieme alla moglie Raissa, a Stavropol, capoluogo della regione del Caucaso Settentrionale, dove studia economia agraria e prosegue la carriera politica tanto da essere eletto, a 39 anni, primo segretario di comitato del Pcus in quel territorio.

Gorbaciov, in breve tempo, entra anche nel Comitato centrale del partito e instaura un rapporta d’amicizia con il futuro segretario generale, Jurij Andropov, anch’egli favorevole a sburocratizzare l’Urss. A cavallo tra gli anni ’60 e gli anni ’70 visita la Germania dell’Est, la Bulgaria e la Cecoslovacchia ma non mancano, però, viaggi anche in Italia, Francia, Belgio e Germania dell’Ovest. Nel 1979 Gorbaciov si trasferisce a Mosca e tre anni dopo muore Leonid Breznev che lui criticava perché aveva smantellato le riforme avviate da Krusciov e per aver invaso militarmente Praga e l’Afghanistan. Negli anni ’80 Andropov sostiene il suo ingresso nel Politiburo e gli affida il discorso per l’anniversario dei 113 anni dalla nascita di Lenin. Nel 1983 Gorbaciov va in visita ufficiale in Canada, mentre l’anno successivo è in Italia per i funerali di Enrico Berlinguer, principale sostenitore dell’Eurocomunismo.

Gorbaciov nominato segretario generale del Pcus

Nel 1985, a 54 anni, viene eletto segretario generale del Pcus, diventando di fatto il capo del governo. Le parole perestrojka (ristrutturazione dello Stato) e glasnost (trasparenza) entrano così di diritto nel vocabolario mondiale. Gorbaciov, nel suo libro ‘Riflessioni sulla Rivoluzione d’Ottobre’, definisce la perestrojka come “il rifiuto degli stereotipi ideologici, dei dogmi del passato”. Nella perestrojka c’era “una profonda democratizzazione della vita sociale, la garanzia della libertà di scelta sociale e politica”. In sintesi, nelle politiche di Gorbaciov vi è anche la condanna della dittatura del proletariato, che “nella sua variante staliniana, veniva definita come la forma più alta di democrazia” ma, in realtà, “non era neanche una dittatura del proletariato come strato di massa della società, bensì la dittatura di un gruppo dirigente e della sua nomenclatura gerarchica”.

Gorbaciov, perciò, pur abbracciando le teorie socialiste e respingendo quelle ultraliberiste, valuta negativamente anche lo statalismo in economia.“È stato provato che agendo in questo ruolo, lo Stato – scrive sempre nel libro sulla rivoluzione del ’17 – si trasforma in un’arma del potere incondizionato della burocrazia, mentre la forza produttiva (per dirla meglio, i direttori/gestori e i lavoratori/dipendenti) perde la capacità di iniziativa e di imprenditorialità”. In politica estera, invece, il capo dell’Urss mantiene frequenti ed intensi rapporti sia con Margaret Thatcher sia con i presidenti americani Ronald Reagan e George Bush senior per porre fine alla guerra fredda. Il 9 novembre 1989 crolla il muro di Berlino e nel 1990 Gorbaciov viene insignito del premio Nobel per la Pace.

Boris Eltsin subentra a Gorbaciov

In patria, però, deve guardarsi dall’ostilità del sindaco di Mosca, Boris Eltsin che nell’agosto del 1991 diventa il vero vincitore del fallimento del golpe organizzato dai conservatori del Pcus che tentavano di fermare le riforme avviate da Gorbaciov. Il fallito golpe consente ai riformisti come Eltsin di accelerare il processo di dissoluzione dell’Unione Sovietica. Gorbaciov, perciò, il 25 dicembre rassegna le sue dimissioni, lasciando il posto a Eltsin che gli negherà persino l’immunità parlamentare. Dopo soli cinque giorni ufficializza la nascita della sua fondazione e diventa uno dei maggiori critici della “terapia d’urto” con cui Eltsin privatizzò l’intera economia russa. “Oggi come ieri – scrive nel libro ‘Il nuovo muro ‘ – ritengo che il principale errore strategico sia stato la scelta di abolire l’Unione Sovietica come Paese unico, accompagnata dalla distruzione di tutta una cultura, di uno spazio economico e militare, dalla rottura di rapporti umani”.

L’autorità giudiziaria russa dell’epoca cerca di incriminare Gorbaciov con un processo farsa sulla legittimità costituzionale del Pcus che, alla fine, si conclude con un nulla di fatto. Negli anni ’90 Gorbaciov si fa promotore della nascita del Partito socialdemocratico unito della Russia (ROSDP) che, poi, abbandona per dissidi interni. Nel ‘99 appoggia l’ascesa di Putin che, in una recente intervista, ha rimproverato per la lentezza nel processo di democratizzazione del Paese“perché è vero che molte delle libertà civili introdotte con la perestrojka resistono e che la stragrande maggioranza dei russi ha votato per Vladimir Putin. Ma – conclude – nessuno sa quale sarebbe la loro scelta se l’intero processo elettorale, dalla selezione dei candidati in poi, fosse davvero libero e democratico ». Nel 2021 Gorbaciov viene ricoverato in ospedale per problemi ai reni e viene sottoposto a dialisi.

Di Francesco Curridori. (Il Giornale)