(Roma, 27 agosto 2022). La pubblicazione è avvenuta su indicazione di un giudice federale. Una decisione a cui il dicastero statunitense si era opposto dato che potrebbe « compromettere » le future fasi investigative
Il dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti ha pubblicato i documenti federali redatti sulle indagini che il governo sta effettuando sulla presunta appropriazione di documenti riservati da parte dell’ex presidente Donald Trump. “Il governo sta conducendo un’indagine penale sulla rimozione e l’archiviazione impropria di informazioni riservate in spazi non autorizzati, nonché sull’occultamento o rimozione illegale di documenti governativi“, si legge nella dichiarazione giurata di 38 pagine, pubblicata nella tarda serata di ieri da Washington.
Il documento, di cui diverse parti sono state oscurate, è stato pubblicato su indicazione di un giudice federale, che giovedì ha ordinato al dipartimento di Giustizia di rendere pubblica una versione che era stata presentata alla corte. Al suo interno vengono fornite maggiori prove sulle motivazioni che hanno spinto l’Fbi a perquisire la tenuta di Trump a Mar-a-Lago lo scorso 8 agosto. In particolare, gli inquirenti affermano che la National Archives and Records Administration (Nara) aveva ricevuto 15 scatole di documenti dall’ufficio di Trump a gennaio scorso. “L’indagine dell’Fbi ha stabilito che i documenti recanti i contrassegni di classificazione, che sembrano contenere informazioni sulla difesa nazionale (Ndi), erano tra i materiali”, si legge.
Nel documento, il dipartimento di Giustizia dichiara che a casa di Trump “rimangono al momento documenti aggiuntivi che contengono Ndi classificati o documenti presidenziali soggetti a requisiti di conservazione dei documenti”, di fatto “posseduti illegalmente”. Ci sono anche, aggiunge il documento, “probabili motivi per ritenere che verranno trovate prove di ostruzione”. Il dipartimento di Giustizia si era opposto al rilascio della dichiarazione giurata, sostenendo che era “molto probabile che compromettesse le future fasi investigative” e l’identità dei testimoni. La loro pubblicazione è stata caldeggiata dai media e diverse organizzazioni, difendendo la necessità di farlo per rispettare il “massimo interesse pubblico”.