(Roma, Parigi, 05 agosto 2022). Secondo quanto riferiscono fonti diplomatiche citate da diversi organi di stampa internazionali, i corpi di 29 mauritani e quattro maliani sono stati ritrovati vicino al villaggio di Robinet El Ataye, nella regione centro-meridionale di Segou, dove sono stati picchiati e portati via il 5 marzo
L’esercito maliano e il gruppo paramilitare russo Wagner sono stati coinvolti nella morte di 33 civili. È quanto denunciato da un gruppo di esperti delle Nazioni Unite in un rapporto consegnato alla fine di luglio al Consiglio di sicurezza Onu. Secondo quanto riferiscono fonti diplomatiche citate da diversi organi di stampa internazionali, i corpi di 29 mauritani e quattro maliani sono stati ritrovati vicino al villaggio di Robinet El Ataye, nella regione centro-meridionale di Segou, dove sono stati picchiati e portati via il 5 marzo. Secondo quanto riferito dai testimoni, i “militari dalla pelle bianca” citati nel rapporto sarebbero appartenenti al gruppo Wagner, che dopo i due colpi di Stato in Mali del 2020 e 2021 è presente nel Paese ufficiosamente per sostenere le forze armate di Bamako nel contrasto ai gruppi jihadisti. La scomparsa dei 29 cittadini mauritani aveva alimentato all’epoca degli attriti tra Mali e Mauritania , con Nouakchott che aveva accusato l’esercito maliano di “atti criminali ricorrenti” contro cittadini mauritani nella regione di confine. Bamako, da parte sua, aveva respinto ogni accusa sostenendo che non ci fosse alcuna prova che il suo esercito fosse coinvolto. I due governi a metà marzo hanno avviato un’indagine congiunta ma i suoi risultati non sono ancora stati pubblicati all’inizio di agosto.
Dall’inizio dell’anno l’esercito maliano ha condotto numerose operazioni militari per “dare la caccia” ai gruppi jihadisti nelle regioni di Segou e Mopti, nel Mali centrale, e i suoi militari sono stati più volte accusati di abusi da parte delle organizzazioni internazionali. La presenza del gruppo Wagner in Mali – sebbene mai ufficialmente confermata dalle autorità di Bamako – e la crescente influenza di Mosca nel Paese ha sancito la progressiva rottura delle relazioni della giunta militare con la Francia, che nel febbraio scorso ha annunciato il graduale ritiro dei suoi militari impegnati nell’operazione Barkhane e nella Task force europea Takuba, il cui numero dovrebbe dimezzarsi entro la fine di quest’anno passando dagli oltre 5 mila effettivi a circa 2.500 uomini. Il progressivo ritiro ha interessato da subito proprio le basi militari di Gossi, Menaka e Gao, che sono state chiuse e che sono state interessate di recente da nuovi violenti attacchi jihadisti.