La protesta è stata organizzata dalla coalizione che comprende il gruppo di attivisti Citizens Against the Coup e Ennahda, i cui vertici sono accusati di aver avuto un ruolo negli omicidi dei due politici di sinistra Chokri Belaid e Mohamed Brahmi
Centinaia di persone hanno manifestato oggi nel centro di Tunisi contro il referendum costituzionale voluto dal presidente Kais Saied in programma per il prossimo 25 luglio. In base alle immagini diffuse dai media tunisini e internazionali, diversi cortei hanno sfilato per Avenue Habib Bourghiba, una delle principali arterie stradali di Tunisi, lanciando slogan con il presidente accusato di aver condotto un vero e proprio colpo di Stato. “Il popolo tunisino assesterà un duro colpo a Saied il giorno del referendum illegale e gli dimostrerà di non essere interessato al suo percorso populista”, ha detto Nejib Chebbi, capo della coalizione anti-referendum.
La protesta di oggi è stata organizzata dalla coalizione che comprende il gruppo di attivisti Citizens Against the Coup e Ennahda, il partito di ispirazione islamica protagonista degli ultimi dieci anni e i cui vertici, tra cui il suo leader Rachid Ghannouchi (presidente del dissolto parlamento tunisino), sono accusati di aver avuto un ruolo negli omicidi dei due politici di sinistra Chokri Belaid e Mohamed Brahmi, uccisi nel 2013. Le divisioni tra i partiti politici e le organizzazioni della società civile che criticano le mosse di Saied hanno reso più difficile per l’opposizione assumere una posizione chiara contro il presidente e mobilitare proteste di piazza.
La popolazione tunisina è chiamata a recarsi alle urne il prossimo 25 luglio per un referendum costituzionale incoraggiato dal presidente Kais Saied, il quale ha più volte esortato i cittadini a votare “sì” al fine di “correggere il percorso della rivoluzione”. Qualora la bozza della nuova Costituzione dovesse essere approvata, la Tunisia ritornerà a un sistema presidenziale a tutti gli effetti, e, quindi, a un sistema simile a quello precedente alla rivoluzione del 2011. Nello specifico, il capo di Stato eserciterà la funzione esecutiva, avrà il potere di nominare o rimuovere il primo ministro e nominare gli altri membri del governo, scelti tra i candidati proposti dal capo dell’esecutivo. Potrà poi respingere le leggi approvate dal Parlamento (che avrà due Camere, l’Assemblea dei rappresentanti del popolo e il Consiglio nazionale delle regioni) e assegnare alti incarichi civili e militari, oltre a dichiarare lo stato di emergenza in caso di “pericolo imminente” senza alcun controllo da parte di altri organi o limite temporale.
La maggiore incognita del referendum (senza quorum) guarda l’affluenza alle urne. Al momento, tuttavia, risulta essere difficile stabilire quale sarà la riposta dell’elettorato tunisino. Ciò che è più certo è che il referendum rappresenterà un test per valutare il consenso e la popolarità di Saied. Fonti di “Agenzia Nova” riferiscono che il presidente, in base al risultato del 25 luglio, potrebbe scegliere di dimettersi e di convocare elezioni presidenziali anticipate insieme alle legislative previste per il 17 dicembre prossimo: una decisione che gli consentirebbe di mettersi in gioco e di rispondere fattivamente alle critiche di autocrazia e di essere molto probabilmente rieletto con un mandato ancora più forte.
(Nova News)