Diverse centinaia di manifestanti si sono radunati ieri sera davanti all’ambasciata di Turchia a Baghdad per condannare gli attacchi di artiglieria effettuati su una zona turistica nel distretto di Zakho nella regione autonoma del Kurdistan iracheno. Almeno otto persone sono morte, tra cui un bambino, e 23 sono rimaste ferite: si tratta di turisti iracheni che si erano recati sulle alture del Kurdistan per sfuggire alla calura che in questi giorni ha raggiunto anche i 50 gradi nella capitale Baghdad. Proteste sono avvenute anche nelle province di Najaf e Karbala, dove gruppi di manifestanti hanno ammainato la bandiera turca.
Le autorità irachene ed esponenti politici hanno condannato l’attacco accusando la Turchia, che nell’area conduce un’operazione contro i guerriglieri curdi del Partito dei lavoratori del Kurdistan (Pkk) di violazione della sovranità e di aver deliberatamente colpito civili. La Turchia ha respinto con forza le accuse tramite una nota diramata ieri dal ministero degli Affari esteri e ha attribuito la responsabilità dell’attacco al Pkk. Secondo quanto riferisce l’agenzia di stampa irachena “Shafaq News”, i manifestanti hanno intonato slogan contro Ankara chiedendo una reazione delle autorità irachene.
Intanto, sempre secondo l’agenzia di stampa irachena, elicotteri turchi stanno sorvolando da ieri sera la provincia di Dohuk, in cui ha sede il distretto di Zakho, distante solo dieci chilometri dal confine con la Turchia, per proteggere uno degli avamposti militari in territorio iracheno da eventuali assalti da cittadini e anche da milizie armate. Nel distretto di Shiladze del distretto di Amadiyah, a nord di Dohuk, esiste dal 1996 una base militare turca, situata nel complesso di Siri. Di recente, le forze turche hanno schierato altre basi militari sul monte Kurzar all’interno della catena montuosa del Mateen che domina il distretto.