Il vertice tra russi e ucraini in Turchia sull’emergenza grano

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(Roma, 13 luglio 2022). Mosca ha confermato questo incontro, pur sottolineando di voler in particolare mantenere « la possibilità di controllare e perquisire le navi per evitare il contrabbando di armi »

Delegazioni militari di Russia e Ucraina sono attese oggi a Istanbul per un vertice cui parteciperanno anche rappresentanti della Difesa della Turchia e inviati delle Nazioni Unite.

Un incontro programmato per trovare un accordo su un corridoio che permetta di portare fuori dai porti del Mar Nero il grano ucraino bloccato a causa della guerra.

L’annuncio del summit di oggi è arrivato dopo che il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha avuto, lo scorso lunedì, un colloquio telefonico con il collega russo Vladimir Putin, seguito poche ore dopo da una telefonata tra Erdogan e il presidente ucraino Zelensky.

Al centro dei colloqui le almeno 35 milioni di tonnellate di grano ucraino bloccate nei porti del Mar Nero a causa della guerra e che rischiano di marcire e creare una crisi alimentare di portata mondiale.

Lo scorso 5 luglio, durante una conferenza stampa con il premier italiano Mario Draghi, Erdogan aveva auspicato che « entro 7-10 » giorni il primo carico di grano sarebbe potuto partire e aveva annunciato ulteriori colloqui con Putin e Zelensky.

La Turchia ha proposto, con la partecipazione dell’Onu, la costituzione di un centro di controllo logistico a Istanbul per tracciare la rotta delle navi in uscita dal Mar Nero attraverso un percorso libero dalle mine che ora ne infestano le acque, sopratutto in prossimità dei porti.

La pressione diplomatica di Erdogan ha prodotto un primo risultato, portando all’organizzazione dell’incontro tra delegazioni di oggi, una sorta di seguito del viaggio compiuto il mese scorso a Mosca da parte di una delegazione militare di Ankara.

Al termine dell’incontro le delegazioni raggiunsero un’intesa su una rotta libera da mine, poi effettivamente percorsa da una nave turca bloccata a Mariupol con un carico di acciaio, il cui rientro in Turchia ha costituito una sorta di test per il passaggio dei carichi di grano.

Manca tuttavia un accordo definitivo tra le parti, un’intesa su cui è ancor tutto fermo, soprattutto per la reticenza di Mosca che ha posto una serie di condizioni al via libera al

piano di uscita del grano, mentre i dubbi di Kiev erano legati allo sminamento e al timore di attacchi russi.

Un problema che Ankara ha risolto proponendo il passaggio attraverso una rotta libera da ordigni. Per l’accordo tuttavia bisognerà ancora aspettare, anche se ieri è arrivata la conferma che Erdogan e Putin avranno un incontro bilaterale il prossimo 19 giugno a Teheran.

I due leader dall’inizio del conflitto hanno parlato più volte al telefono, ma non si sono mai incontrati faccia faccia. La speranza è che si tratti dell’occasione buona per sbloccare i 70% del grano destinato all’esportazione prodotto dall’Ucraina, uno dei principali produttori di frumento al mondo.

Grano che ora rischia di marcire nei porti sotto occupazione e che ha già causato un’impennata globale dei prezzi e potrebbe causare una carestia di proporzioni enormi in Africa.

Di Massimo Maugeri. (AGI)