(Roma, 17 maggio 2022). Da amici a neutrali fino a dissociarsi e voler far parte della Nato: ecco la parabola di Finlandia e Svezia nei confronti della Russia di Putin dopo l’invasione dell’Ucraina
L’effetto boomerang no, non l’aveva considerato. Nella sua bramosia di conquista dell’Ucraina e iniziare una guerra inutile che è già costata la vita a migliaia di persone, Vladimir Putin ha perso la neutralità e gli accordi di « buon vicinato » con Svezia e Finlandia che non vedono l’ora di far parte della Nato. « Nessuno è più interessato alle minacce di Mosca. I confini della Nato raggiungeranno la periferia di San Pietroburgo… », ha twittato Mykhailo Podoliak, consigliere capo della presidenza ucraina. « Benvenuto nella nuova realtà, signor Putin », ha sottolineato.
Cosa cambia con la Finlandia
Il vicino di casa con cui condivie 1.300 chilometri di confine è sempre stato scomodo. Helsinki, per il quieto vivere, nel 1948 firmò il « Trattato di amicizia » che andò avanti fino al 1991: in pratica, nessuno dei due Paesi si impegnava a far parte di alleanze in cui ci si potesse trovare contro. In politica estera, invece, si parlava di « neutralità » fino al 1986 quando la Finlandia entrò a far parte dell’Associazione europea di libero scambio (Efta). Nel 1992 dall’amicizia si passò all' »Accordo di buon vicinato » e nel 1995 il passaggio all’Unione Europea. Come ricorda l’Ansa, da neutralità si passò a « non allineamento militare »: sì a difesa e cooperazione bellica ma no ad alleanze con « garanzie di mutua difesa ». Adesso la situazione è precipitata: la richiesta di ingresso nella Nato della Finlandia mettono nero su bianco la fine della « sopportazione » con Putin e il rischio che le provocazioni del Cremlino possano diventare una nuova frontiera di guerra.
Cosa cambia con la Svezia
La Svezia, dal canto suo, quando scoppiò la Seconda Guerra Mondiale era già neutrale da oltre un secolo, in pratica dal termine delle guerre napoleoniche. Addirittura, nel 1949 Stoccolma non volle entrare nella Nato pur avendone la possibilità. Come recita il diritto internazionale, lo status svedese è stato quello d una « neutralità convenzionale » che non significa permanente. Come membro dell’Ue fa parte dei Paesi che hanno votato per intensificare la difesa e la sicurezza dei propri territori assieme agli altri Paesi scandinavi partecipando al battaglione del nord per gestire al meglio la crisi. La situazione con Putin, però, inizia a precipitare dal 2015 quando a causa dell’attivismo militare dei russi, la Svezia si è vista costretta ad aumentare le spese belliche rafforzando la barriera difensiva nel mar Baltico.
Dal 24 febbraio, però, gli equlibri non sono più gli stessi e i due governi baltici hanno preso sempre di più le distanze dalla follia di Putin: ecco perché oggi chiedono a gran voce di far parte della Nato, un gesto per dissociarsi anche dalla neutralità e passare, nettamente, all’opposizione. Poche ore fa, il portavoce del Cremlino Dmytro Peskov ha dichiarato che « l’ingresso della Finlandia e della Svezia nella Nato non rafforzerà in alcun modo l’Europa », spiegando che la Russia segue da vicino le richieste dei due Paesi che, sostiene Peskov, sarebbero stati guidati in questa scelta dagli Stati Uniti.
Di Alessandro Ferro. (Il Giornale)