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Libia: ultima chiamata per il dialogo politico in Egitto

L’incontro dovrebbe essere co-presieduto da Stephanie Williams, consigliera speciale del segretario generale delle Nazioni Unite

Dovrebbe tenersi lunedì prossimo in Egitto, al Cairo o Hurgada, la prima riunione del comitato congiunto della Camera dei rappresentanti di Tobruk e dell’Alto Consiglio di Stato di Tripoli per trovare un accordo sulle elezioni in Libia. Lo ha appreso “Agenzia Nova” da fonti libiche, ma il condizionale è d’obbligo perché, allo stato attuale, la situazione politica e di sicurezza a Tripoli è tutt’altro che certa. L’incontro in Egitto dovrebbe essere co-presieduto da Stephanie Williams, consigliera speciale del segretario generale delle Nazioni Unite in Libia: quest’ultima si è detta ottimista sulle possibilità di dialogo tra la Camera dei rappresentanti di Tobruk e il “Senato” di Tripoli per sbloccare l’impasse politica e andare alle elezioni entro 2022. Fino a ieri sera, secondo fonti libiche consultate da “Nova”, il Consiglio di Stato non aveva ancora nominato i suoi delegati.

In un’intervista all’emittente televisiva britannica “Bbc”, Williams ha detto che il processo politico portato avanti dalle Nazioni Unite, che prevede la formazione di un comitato misto tra Camera e Senato per modificare la Costituzione e consentire le elezioni, “non è venuto da Marte, ma dal dodicesimo emendamento costituzionale”. Quest’ultimo emendamento, portato avanti da Tobruk, è stato modificato più volte e gli ultimi cambiamenti prevedono tre importanti questioni: primo, non è fissata alcuna scadenza per le elezioni, mentre in una prima stesura si era parlato di 14 mesi; secondo, non si cita l’Accordo politico libico del 2015, quindi di fatto non vi è alcun riconoscimento della consultazione con l’Alto Consiglio di Stato; terzo, è prevista la consultazione ma non il consenso con il Senato di Tripoli. Date queste premesse, il presidente del Consiglio di Stato, Khaled al Mishri, potrebbe decidere di boicottare la sessione di dialogo in Egitto. Dialogo che potrebbe portare a una svolta, ma anche mettere la parola fine alla mediazione dell’Onu.

La priorità in Libia in questo momento è risolvere la crisi tra le due coalizioni politiche rivali: da una parte il Governo di unità nazionale (Gun) del premier uscente Abdulhamid Dabaiba; dall’altra il nuovo Governo di stabilità nazionale (Gsn) guidato dall’ex ministro dell’Interno, Fathi Bashagha, sostenuto dal Parlamento di Tobruk e dal generale Khalifa Haftar. Il premier del Gsn preme per entrare a Tripoli il prima possibile, ma Dabaiba non sembra avere alcuna intenzione di farsi parte. Williams, da parte sua, ha adottato una posizione salomonica, spiegando che l’Onu non riconosce i singoli governi, bensì gli Stati membri, ed è in contatto con entrambe le parti. Il messaggio più importante, ha detto Williams, è quello di mantenere la calma e di non ricorrere alla violenza: “Penso che il messaggio sia stato ben accolto”, ha concluso. Vale la pena ricordare che lo scorso 4 aprile violenti scontri armati sono esplosi nel centro di Tripoli tra due gruppi armati rivali: da una parte l’Autorità di sostegno alla stabilità, affiliata a Dabaiba; dall’altra la Brigata Al Nawasi, vicina al governo Bashagha. Secondo fonti libiche contattate da “Agenzia Nova” le vittime sarebbero in tutto otto, tra cui due civili.

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