Tunisia-Turchia: convocato ambasciatore turco per dichiarazioni «inaccettabili» di Erdogan

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« Ho preso contatto con il ministro degli Affari esteri della Turchia e ho fatto convocare l’ambasciatore. Ho informato entrambi che la Tunisia respinge le dichiarazioni del presidente Erdogan e le considera un’ingerenza negli affari interni tunisini”, ha scritto lo stesso capo della diplomazia tunisina su Twitter

Si complicano i rapporti tra la Tunisia del presidente Kais Saied e la Turchia del capo dello Stato Recep Tayyip Erdogan. Il ministro degli Affari esteri tunisino, Othman Jerandi, ha telefonato all’omologo di Ankara, Mevlut Cavusoglu, e ha convocato l’ambasciatore turco a Tunisi, Calgar Fahri Cakiralp, per protestare contro le recenti parole di Erdogan sulla situazione nel Paese nordafricano. “Ho preso contatto con il ministro degli Affari esteri della Turchia e ho fatto convocare l’ambasciatore. Ho informato entrambi che la Tunisia respinge le dichiarazioni del presidente Erdogan e le considera un’ingerenza negli affari interni tunisini”, ha scritto lo stesso capo della diplomazia tunisina su Twitter. “Le relazioni tra i due Paesi dovrebbero essere basate sul rispetto dell’indipendenza delle decisioni nazionali e delle scelte del solo popolo tunisino. La Tunisia non lascia che il suo percorso democratico sia messo in discussione”, ha aggiunto Jerandi.

Il capo della Stato turco aveva definito lo scioglimento dell’Assemblea dei rappresentanti del popolo (Arp, il Parlamento monocamerale) deciso dal presidente Saied come “un duro colpo alla volontà del popolo tunisino”. La reazione della Tunisia è stata quasi immediata. In un comunicato stampa diffuso ieri sera, il ministero degli Affari esteri nordafricano ha espresso “profonda sorpresa” per le “ingerenze inaccettabili” del presidente turco negli affari interni del Paese. Secondo il dicastero tunisino, le parole di Erdogan rappresentano “un’ingerenza inaccettabile negli affari interni” e “contraddicono completamente i legami fraterni che uniscono i due Paesi e popoli, e il principio di reciproco rispetto fra gli Stati”. Poco dopo la dichiarazione di Erdogan, il presidente tunisino Saied aveva convocato presso il Palazzo di Cartagine, sede dell’amministrazione presidenziale, il ministro Jerandi esprimendo il proprio disappunto per presunte “interferenze negli affari interni”. Saied aveva sottolineato la necessità di rafforzare “le relazioni della Tunisia con i Paesi fraterni e amici nel quadro del rispetto reciproco e dell’interesse comune”. Nella stessa occasione, Saied aveva voluto “ribadire il rifiuto delle interferenze negli affari interni del nostro Paese in qualsiasi modo”.

In un comunicato stampa in merito agli ultimi sviluppi in Tunisia, citato dall’agenzia di stampa turca “Anadolu”, Erdogan aveva preso le difese del movimento islamico tunisino Ennahda, partito di maggioranza relativo del Parlamento: “Ci rammarichiamo per lo scioglimento dell’Assemblea dei rappresentanti del popolo, che ha tenuto una sessione plenaria in Tunisia il 30 marzo 2022, e per l’avvio di un’indagine contro i deputati che hanno partecipato alla sessione”. Erdogan aveva espresso la speranza che questi sviluppi non danneggino la fase di transizione in corso verso l’affermazione della legittimità democratica in Tunisia. “Attribuiamo importanza all’attuazione della tabella di marcia annunciata per le elezioni”, aveva aggiunto il presidente turco, sottolineando la sua fiducia che il processo di transizione potrà avere successo solo attraverso un dialogo nazionale completo e significativo a cui parteciperanno tutti i segmenti della società, compreso il parlamento, che “incarna la volontà nazionale”. Erdogan aveva anche sottolineato “che lo scioglimento del parlamento, che comprende membri eletti, è motivo di preoccupazione per il futuro della Tunisia”. La Turchia, aveva dichiarato Erdogan, “continuerà a sostenere la Tunisia e il suo popolo fraterno e amichevole in questa fase critica”.

Oltre alla Turchia, in verità, anche la Francia aveva espresso preoccupazione per gli ultimi sviluppi politici in Tunisia – come la sospensione dell’Assemblea dei rappresentati del popolo e l’incriminazione dei deputati che hanno preso parte alla riunione plenaria del 28 marzo -, sottolineando la propria adesione al rispetto dello Stato di diritto e all’indipendenza della giustizia. A dirlo era stato il portavoce del ministero degli Esteri della Francia, secondo cui Parigi “spera di veder ripristinato al più presto il normale lavoro delle istituzioni tunisine affinché siano in grado di affrontare l’emergenza economica e sociale”. La Francia aveva invitato “tutte le forze politiche del Paese a impegnarsi in un dialogo complessivo, a evitare ogni forma di violenza e preservare le conquiste democratiche degli ultimi anni”, sottolineando il proprio “rispetto della sovranità tunisina”. Parigi aveva anche affermato “di essere al fianco dei tunisini nell’affrontare le sfide che si prospettano per il Paese nordafricano”. (Nova News)