Perché l’asse Iran-Russia contro le sanzioni ci deve preoccupare

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(Roma, 06 aprile 2022). L’esperienza di Teheran nell’aggirare le restrizioni occidentali può aiutare Mosca. Infatti, il ministro Lavrov si è già messo al lavoro. Il ritorno del Jcpoa è alle porte, Ue e Usa non possono non vigilare

Conti all’estero, tra Cina, Hong Kong, Singapore, Turchia ed Emirati Arabi Uniti. Società di comodo registrate al di fuori del Paese, aziende che coordinano i commerci vietati. Uno strumento di compensazione delle transazioni. Così banche e società iraniane stanno riciclando miliardi di dollari tramite operazioni illegali. Un sistema sviluppato e perfezionato dalla leadership politica e finanziaria del Paese, rivelato dal Wall Street Journal, e che, scrive il quotidiano americano, “ha aiutato Teheran a resistere alle pressioni dell’amministrazione Biden per rientrare nell’accordo nucleare del 2015, guadagnando tempo per far progredire il suo programma nucleare anche mentre i negoziati erano in corso”.

Un sistema che minaccia l’integrità dell’ordine finanziario internazionale, rischia di compromettere la fiducia di cittadini e governi verso le banche, rappresenta uno strumento per il regime di Teheran di finanziare i suoi proxy, l’organizzazione libanese Hezbollah e quella palestinese Hamas.

Secondo i documenti e i funzionari occidentali citati dal Journal, il sistema clandestino funziona così: “Le banche iraniane che servono le aziende bandite dalle sanzioni statunitensi per esportazioni e importazioni coinvolgono aziende affiliate in Iran per gestire il commercio sanzionato per loro conto. Queste aziende stabiliscono società al di fuori dei confini iraniani per fungere da proxy per i commercianti iraniani. I proxy commerciano con acquirenti stranieri di petrolio iraniano e altre materie prime, o venditori di beni da importare in Iran, in dollari, euro o altre valute straniere, attraverso conti istituiti in banche straniere. Una parte delle entrate viene contrabbandata in Iran da corrieri che portano all’estero il contante prelevato dai conti delle società proxy, secondo alcuni funzionari. Ma la maggior parte rimane in conti bancari all’estero, secondo i funzionari occidentali. Gli importatori e gli esportatori iraniani scambiano valuta estera tra di loro, su libri contabili mantenuti in Iran, conformemente alla Banca centrale iraniana”.

Nota il Journal che il successo iraniano nell’aggirare i divieti commerciali e finanziari “mostra i limiti delle sanzioni finanziarie globali in un momento in cui gli Stati Uniti e l’Unione europea hanno cercato di utilizzare la loro forza economica per punire la Russia per la sua invasione dell’Ucraina”.

Qualcosa di simile sta facendo anche il regime siriano di Bashar al-Assad, ha rivelato il Guardian.

Con i tanti dossier sul tavolo comune – a partire dalla cooperazione nella difesa – e l’accordo Jcpoa che potrebbe presto tornare in vita con il rientro degli Stati Uniti, stanno aumentando gli interrogativi sui rapporti tra Teheran e Mosca, oltreché sull’affidabilità di entrambe. Il rischio è che l’esperienza iraniana – così come quella siriana – nell’aggirare le sanzioni internazionali possa aiutare la Russia a fare lo stesso. E infatti, a fine marzo, dopo un incontro con l’omologo iraniano Hossein Amir-Abdollahian in Cina, il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov ha confermato che Mosca lavorerà con Teheran per eludere le restrizioni.

Sviluppi che rappresentano evidenti rischi per le aziende europee e statunitensi e che non possono sfuggire all’Occidente che sta cercando una soluzione all’accordo nucleare con l’Iran.

Di Gabriele Carrer. (Formiche)