Dodici righe. È la lunghezza del comunicato diramato dal gruppo Renault al termine della riunione del Consiglio di Amministrazione che ha deliberato di sospendere le attività industriali in Russia con effetto immediato. C’è un riferimento alla produzione nel sito nei pressi di Mosca, dove il gruppo assembla modelli come la Captur, la Arkana e la Duster (commercializzata in Russia con il marchio Renault) e la Nissan Terrano.
Nella lapidaria nota non vengono menzionate le ragioni del provvedimento, anche se la società transalpina che ha l’italiano Luca De Meo come Ceo ha poi precisato “che sta già attuando le misure necessarie per rispettare le sanzioni internazionali”. Non ci sono riferimenti a guerra, invasione o Ucraina nel comunicato diffuso nella serata di ieri.
Le pressioni sul gruppo e, più in generale, su altri marchi francesi sono evidentemente diventate troppo forti. Nel corso del suo intervento in collegamento video all’assemblea nazionale, il presidente ucraino Volodimir Zelenski aveva citato Renault, Auchan e Leroy Merlin: “Devono smetterla di essere sponsor della macchina da guerra russa, devono smetterla di finanziare l’assassinio di bambini e lo stupro delle donne”. “Le società francesi devono lasciare il mercato russo”, era stata la sua esortazione. L’esponente del partito laburista britannico Chris Bryant, che si è distinto anche per la sua battaglia a favore delle sanzioni contro l’oligarca russo proprietario del Chelsea Roman Abramovich, aveva addirittura prospettato il boicottaggio di Renault nel Regno Unito.
Il gruppo transalpino è il più esposto in Russia: secondo la Citibank, citata da Automotive News, genererebbe nel paese l’8% dei ricavi legati all’attività principale: la quota di mercato complessiva dei marchi dell’Alleanza supera il 30%. Oltre alla sospensione delle attività nella fabbrica vicino a Mosca, il CdA ha informato che “sta valutando le possibili opzioni sulla sua partecipazione in Avtovaz, agendo responsabilmente nei confronti dei 45.000 dipendenti in Russia”. Avtovaz, il primo costruttore del paese, è controllata dalla joint-venture Lada Auto Holding con sede a Mosca tra la società pubblica Rostec (32,3%) e il gruppo (66,7%). Vladimir Putin ha minacciato le imprese occidentali con la nazionalizzazione e la Procura della capitale ha aperto un’inchiesta sull’eventuale lesione dei diritti dei lavoratori da parte delle società straniere. Quali siano le “possibili opzioni” non è dato sapere, anche perché nei giorni scorsi Renault aveva annunciato la ripresa della produzione in Russia dopo un iniziale stop dovuto alla carenza di componenti.
La sospensione avrà ripercussioni sui margini: la nota riporta una revisione al ribasso, dal 4% stimato al 3%. (La Stampa)