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La Russia riceve garanzie sull’accordo sul nucleare iraniano

(Roma, 15 marzo 2022). Il 15 marzo, il ministro degli Esteri russo, Sergey Lavrov, ha affermato che Mosca ha ricevuto da Washington garanzie scritte rispetto al fatto che le sanzioni occidentali alla Russia per la questione ucraina non influiranno sulla cooperazione russa con l’Iran nel contesto dell’accordo sul nucleare iraniano.

Lavrov ha dato tale notizia in occasione di una visita in Russia del suo omologo iraniano, Hossein Amirabdollahian, segnalando che la richiesta russa che le sanzioni non ostacolino i suoi futuri rapporti con l’Iran è stata soddisfatta e che sarebbe contenuta nell’intesa stessa. In una conferenza stampa congiunta a fine incontro, Lavrov e Amirabdollahian hanno respinto le affermazioni secondo cui la richiesta russa rappresentava un ostacolo ai negoziati per il rilancio del Joint Comprehensive Plan of Action (JCPOA) e hanno incoraggiato un rapido ritorno all’accordo.

Amirabdollahian ha affermato che “non ci sarà alcun collegamento tra gli sviluppi in Ucraina e i colloqui di Vienna”. Il ministro iraniano ha poi aggiunto: “Se raggiungeremo un accordo con gli Stati Uniti sulle questioni rimanenti che riguardano alcune delle principali linee rosse dell’Iran, sulla base dei miei colloqui con Lavrov oggi, la Russia rimarrà accanto alla Repubblica islamica dell’Iran fino a raggiungere un buon accordo sostenibile, continuando a svolgere il ruolo costruttivo che ha svolto sin dall’inizio”. Amirabdollahian ha anche sottolineato che l’Iran è ora un attore “forte e indipendente” nei colloqui che non permetterebbe pressioni per impedire la sua cooperazione con nessun Paese e ha invitato gli Stati Uniti ad abbandonare le loro “richieste eccessive” in modo da poter raggiungere un accordo il prima possibile.

Lo scorso 5 marzo, la Russia aveva dichiarato che le sanzioni imposte su Mosca per il conflitto in Ucraina erano diventate un ostacolo per il rilancio del Joint Comprehensive Plan of Action (JCPOA), chiedendo garanzie scritte agli USA. Questi ultimi avevano definito “irrilevante” la richiesta della Russia, mentre Francia, Germania e Regno Unito avevano avvertito che una simile richiesta avrebbe potuto portare al fallimento dei colloqui.

Gli ultimi negoziati sul nucleare iraniano avevano avuto inizio il 6 aprile 2021 per essere poi sospesi il 17 luglio successivo, visto il “periodo di transizione” attraversato da Teheran con l’elezione di un nuovo presidente, Ebrahim Raisi. Ai colloqui hanno partecipato, all’interno di una “Commissione mista”, delegati di Iran, Cina, Russia, Germania, Francia e Regno Unito. Anche una delegazione degli USA si è recata a Vienna, ma non ha preso parte all’incontro con gli altri Paesi, in quanto Teheran si è rifiutata di negoziare in modo diretto con Washington fino a una completa rimozione delle sanzioni. Pertanto, sono stati gli altri Paesi a fare da spola tra le delegazioni iraniana e statunitense, nel quadro di colloqui indiretti.

Il JCPOA era stato firmato il 14 luglio 2015 da Iran, Cina, Francia, Russia, Regno Unito, Stati Uniti, Germania e Unione europea. L’intesa aveva previsto, tra le altre cose, limiti allo sviluppo del programma nucleare iraniano in cambio del progressivo allentamento delle sanzioni internazionali che gravano su Teheran.  Tuttavia, l’8 maggio 2018, l’ex-presidente statunitense, Donald Trump, aveva ritirato il proprio Paese dal JCPOA e aveva reimposto sanzioni sull’Iran, ritenendo che il Paese non avesse rispettato gli impegni presi in modo soddisfacente. Il JCPOA ha limitato i livelli di arricchimento dell’Iran al 3,67% e le sue scorte a 202,8 kg fino al 2031, ma il Paese ha gradualmente abbandonato tali impegni dopo il ritiro statunitense, pur sostenendo che non cercherà mai di realizzare una bomba nucleare.

Oltre al JCPOA, Amirabdollahian e Lavrov hanno anche discusso una serie di questioni, tra cui l’Ucraina, gli sviluppi in Afghanistan, Siria e Yemen. Il ministro degli Esteri russo ha ringraziato l’Iran per il suo approccio “oggettivo” alla guerra in Ucraina, che Mosca chiama “operazione militare speciale”, e per il suo rifiuto delle sanzioni lanciate dai Paesi occidentali. Il suo omologo iraniano, che stava portando un messaggio del ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba, chiedendo la fine dei combattimenti, ha ribadito la posizione dell’Iran secondo cui le radici della crisi potrebbero essere ricondotte all’espansione della NATO e che l’Iran si è opposto alla guerra e ha chiesto una soluzione politica.

Di Camilla Canestri. (Sicurezza Internazionale)

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