Mali: ministero della Difesa francese annuncia l’uccisione del leader jihadista Yahia Djouadi

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(Roma, Parigi, 07 maro 2022). L’attacco è avvenuto sebbene il mese scorso il presidente Emmanuel Macron abbia ufficializzato il ritiro della Francia, del Canada e dei partner europei

La forza francese anti-jihadista Barkhane ha ucciso nel nord nel Mali il leader jihadista Yahia Djouadi, uno dei capi del gruppo Al Qaeda nel Maghreb islamico (Aqmi), conosciuto anche come Abou Ammar al Jazairi. È quanto si legge in un comunicato diffuso dal ministero della Difesa di Parigi. Il terrorista è stato “neutralizzato con un intervento via terra, appoggiato da un elicottero di riconoscimento e attacco Tigre e da due droni francesi”, si legge nella nota, in cui si precisa che l’uccisione è avvenuta a fine febbraio. “La sua neutralizzazione è un nuovo successo tattico significativo per la forza Barkhane che resta determinata a continuare la lotta contro i gruppi armati terroristi, con i suoi alleati saheliani, europei e nordamericani”, aggiunge la dichiarazione. L’uccisione di un “attore storico dell’espansione di Al Qaeda e del terrorismo jihadista in Africa dell’ovest” permette poi di “indebolire una nuova volta la dirigenza jihadita e priva il Gsim (Gruppo di sostegno all’Islam e ai musulmani) diretto da Lyad ag Ghali di un contatto importante nel nord del Mali e nella zona di Timbuctu in particolare”, conclude il comunicato.

L’attacco è avvenuto sebbene il mese scorso il presidente Emmanuel Macron abbia ufficializzato il ritiro della Francia, del Canada e dei partner europei impegnati nell’operazione Barkane e nella Task force Takuba dal Mali, Paese ormai ampiamente fuori dalla sfera d’influenza di Parigi e sempre di più attratto nell’orbita russa. Macron ha così confermato le indiscrezioni della vigilia, ribadendo che i Paesi europei non condividono “né la strategia né gli obiettivi nascosti” della giunta militare che ha preso il potere a Bamako con i due colpi di Stato dell’agosto 2020 e del maggio 2021, e che pertanto “la lotta al terrorismo non può giustificare tutto”. Il capo dell’Eliseo ha quindi annunciato che alcuni elementi della task force europea Takuba – cui l’Italia partecipa con circa 200 uomini – “saranno riposizionati al fianco delle Forze armate” del Niger, alla frontiera con il Mali, e che a questo cambiamento si affiancherà la chiusura delle basi militari di Gossi, Menaka e Gao: quest’ultimo annuncio ha particolare rilevanza perché proprio nelle basi di Menaka e Gao sono attualmente presenti i militari italiani di stanza in Mali, che con ogni probabilità saranno costretti a lasciare il Paese ripiegando nel vicino Niger, sebbene al momento non siano giunte conferme ufficiali da parte del ministero della Difesa. Macron ha quindi annunciato che sono state avviate consultazioni politiche e militari con i Paesi interessati per mettere in atto, entro giugno 2022, “i parametri di questa azione comune”.

Ora che l’annuncio di Macron ha ufficializzato una notizia che era nell’aria da tempo, resta da capire come sarà rimodulata la presenza francese (e dei suoi alleati europei, tra cui l’Italia) nel Sahel. Attualmente, infatti, circa la metà dei 4.500 militari francesi dispiegati nell’ambito dell’operazione Barkhane – lanciata nel 2014 per contrastare l’offensiva jihadista nel nord del Paese – sono di stanza in Mali, e secondo quanto riferito dal portavoce dello Stato maggiore della Difesa francese, il colonnello Pascal Ianni, “da 2.500 a 3.000” effettivi rimarranno presenti nel Sahel dopo il ritiro. Istituita su richiesta del governo maliano, Barkhane subentrò all’operazione Serval lanciata l’11 gennaio 2013 per bloccare l’avanzata della coalizione di jihadisti e ribelli tuareg diretti verso la capitale Bamako. Da allora Barkhane è diventata la più lunga operazione militare francese d’Oltremare dalla fine della guerra d’Algeria e al suo culmine è arrivata a contare fino a 5.500 uomini schierati in Mali, Niger e Ciad in collaborazione con i cinque Paesi della zona Sahel-sahariana (Mauritania, Mali, Burkina Faso, Niger e Ciad): un intervento, quello francese, costato finora la vita a 58 militari, l’ultimo dei quali ucciso il 22 gennaio scorso nel bombardamento della base di Gao, dove c’è anche un piccolo distaccamento italiano.

Redazione. (Nova News)