(Roma, 01 marzo 2022). La Siria cerca di reagire alle conseguenze dell’invasione russa in Ucraina, selezionando nuovi fornitori per reperire scorte alimentari e carburante
Il governo siriano si prepara a correre ai ripari dopo l’invasione russa in Ucraina e le conseguenti sanzioni internazionali. Damasco ha cominciato a selezionare altri fornitori per importare derrate alimentari e generi di prima necessità, finora resi disponibili dai cargo di Mosca. La crisi nel paese europeo, infatti, ha scatenato il caos nei mercati di quello mediorientale, con molti rivenditori che hanno già alzato i prezzi delle merci straniere. In particolare di quelli provenienti dalla Federazione. Al momento non c’è carenza di cibo in Siria, ma c’è rischio che la situazione possa presto possa cambiare a seguito del fatto che la maggior parte delle scorte proviene dall’export russo. La produzione interna è minima se non nulla e dai paesi vicino arrivano merci col contagocce.
Damasco teme che le sanzioni impediscano a Mosca di inviare merci regolarmente. Se ci fossero problemi, il rischio è avvantaggiare la Turchia e i miiziani pro-ISIS
Il governo siriano ha anche un’ulteriore paura: quella dell’esaurimento delle scorte di carburante, anch’esso finora importato principalmente dalla Russia. Se le navi cisterna dovessero fermarsi, c’è l’elevato rischio di un’esplosione dei prezzi e di un parallelo crollo della disponibilità. Damasco oggi non può permetterselo. Sia per il pericolo di sommosse e ribellioni popolari a causa della mancanza di generi di prima necessità sia per la probabile ipotesi che la Turchia e i miliziani pro-ISIS approfittino della situazione per estendere la loro influenza nel paese. Di conseguenza, il regime di Bashar Assad si prepara ad acquistare altrove il necessario, anche a un prezzo maggiorato. Non è un caso, infatti, che il bilancio statale siriano sia stato improvvisamente sforbiciato e che i fondi siano stati concentrati solo sulle priorità più urgenti.
Di Francesco Bussoletti. (Difesa é Sicurezza)