L’attacco all’isola dei Serpenti

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epa09768521 A handout still image taken from handout video made available by the Russian Defence Ministry press service shows Russian cruiser Moskva of the Black Sea Fleet conducting an artillery battle and destroying a mock enemy submarine in Black Sea near Sevastopol, Crimea, 18 February 2022. Since January 20, a series of major exercises have been taking place on all four fleets of the Russian Navy and the Caspian Flotilla. The Russian Defense Ministry reported that 140 ships and vessels, as well as over 10 thousand military personnel, are participating in them. Six large landing ships are transferred to the Black Sea from the Northern and Baltic Fleets. Two Project 1164 Atlant heavy missile cruiser, Varyag and Marshal Ustinov, are already in the Mediterranean, and a third, Moskva, may join them. Each of them is armed with 16 Vulkan anti-ship missiles. EPA/RUSSIAN DEFENCE MINISTRY PRESS SERVICE HANDOUT HANDOUT EDITORIAL USE ONLY/NO SALES

(Roma, 25 febbraio 2022). L’attacco all’Isola dei Serpenti scuote l’Ucraina. Nella notte di ieri, la flotta russa ha colpito l’isolotto con una guarnigione di 13 componenti delle guardie di frontiera. Alcuni video mostravano una nave russa muoversi intorno all’isola. Poi, in serata, il ministero ucraino ha diramato la notizia che prima avevano solo sussurrato da alcuni fonti internazionali: l’isola era caduta.

Ma la guerra è fatta anche di racconti. Di gesta eroiche e meno eroiche, di comportamenti “normali” in quello che normale non è per definizione. Di versioni contrastanti. E uno di questi racconti ha avuto come protagonisti proprio quei militari che hanno rifiutato la resa di fronte all’ultimatum della flotta russa.

La mattina successiva è iniziato a un circolare un audio, diffuso dal giornale ucraino Ukrayinska Pravda, che rappresentava, a detta delle fonti, l’ultimo scambio di comunicazioni tra la nave di Mosca e quella guarnigione ucraina sull’isolotto a ridosso delle acque della Romania.

“Siamo una nave da guerra russa, vi chiediamo di deporre le armi e di arrendervi per evitare spargimento di sangue e morti non necessarie, altrimenti bombarderemo”. Queste le parole con cui i marinai russi hanno intimato la resa agli ucraini. La risposta del soldato di Kiev non si fa attendere: “Nave da guerra russa….fottetevi“.

Da quel momento, nessuno comunicazione. La pioggia di fuoco si è abbattuta sull’isola e, secondo quanto affermato dal ministero della Difesa ucraina, sull’isola non è rimasto nessun superstite. L’avamposto dell’isolotto di Zmiiny, o dei Serpenti, poco più di uno scoglio ma fondamentale per l’Ucraina, era completamente distrutto. E quei 13 soldati sono caduti, tutti insieme: tutti senza arrendersi.

Il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, ha comunicato di aver conferito a quei caduti il riconoscimento più alto, quello di “eroi dell’Ucraina”. “Sulla nostra isola di Zmiinyi, difendendola fino all’ultimo, tutte le guardie di frontiera sono morte eroicamente. Ma non si sono arrese. A loro sarà conferito il titolo postumo di Eroe dell’Ucraina” ha scritto sui social il capo dello Stato. E sempre sui social, la fine della guarnigione dell’isola dei Serpenti è subito diventata virale insieme all’audio. Un simbolo per l’esercito ucraino ma anche per la popolazione, che sempre, nel momento di crisi, ha bisogno tragicamente di eroi. Ma dall’altra parte anche simbolo della guerra, per un’Ucraina che accusa l’Occidente di averla abbandonata di fronte alla Russia, a resistere da sola: come appunto quella guarnigione sperduta sull’isola del Mar Nero osservata da un drone americano che non poteva fare altro che monitorare le navi russe.

In tutto questo, diversa la versione di Mosca. Come scrive l’Ansa, il portavoce del ministero della Difesa di Mosca, nel briefing quotidiano sulle evoluzioni del conflitto, ha affermato che 82 militari ucraini appartenenti all’avamposto sull’isola si erano già arresi volontariamente. Modificando quindi in parte quanto sostenuto da Kiev.

L’isolotto del Mar Nero, per molto tempo oggetto di dispute tra Romania e Ucraina ha un valore strategico non irrilevante. Controllarlo significa avere un avamposto in uno specchio d’acqua di grande importanza, non lontano soprattutto da Odessa. Lo voleva la Romania già ai tempi della Prima guerra mondiale. La volle l’Unione Sovietica, che ne fece una piccola base militare. E infine, dopo che fu data all’Ucraina con l’indipendenza, è rimasta contesa a lungo con la Romania fino a che Bucarest ha ottenuto il riconoscimento delle acque territoriali circostanti. La flotta russa, a livello militare, aveva probabilmente il bisogno di prendere possesso di quell’isola nel momento in cui doveva assicurarsi quel lato del mare mentre garantiva, con i missili, la copertura delle truppe che convergevano a Odessa.

Ma questo non può scalfire né il valore di quella guarnigione, né il giudizio sull’aver annientato con i missili una dozzina di uomini che a quel punto non avrebbe mai potuto opporre resistenza.

Di Lorenzo Vita. (Il Giornale/Inside Over)