La partita fuori gioco dell’Unione

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(Roma, Parigi, 14 febbraio 2022). Nella tensione tra Ucraina e Russia, oltre alle due nazioni protagoniste e al ruolo giocato dalla Nato e dagli Stati Uniti, c’è un’altra parte chiamata in causa che dovrebbe far sentire la propria voce

Nella tensione tra Ucraina e Russia, oltre alle due nazioni protagoniste e al ruolo giocato dalla Nato e dagli Stati Uniti, c’è un’altra parte chiamata in causa che dovrebbe far sentire la propria voce ma la cui incapacità di incidere negli scenari geopolitici (anche ai propri confini) è sempre più evidente e preoccupante. Stiamo parlando, ca va sans dire, dell’Europa o, per meglio dire, dell’Unione europea che in questi mesi non è riuscita a giocare un ruolo di mediazione e ad evitare un’escalation in cui la posta in gioco per il vecchio continente è molto più alta di quanto si possa immaginare. Si potrebbe definire un’occasione mancata se non fosse l’ultimo di una lunga serie di flop che testimoniano come l’Europa non sia in grado di parlare in modo univoco ed essere protagonista nello scacchiere globale. Dalla gestione dei flussi migratori, passando per le prove di forza di Erdogan fino all’espansionismo economico cinese e la crisi afghana, l’Ue ha fallito i grandi appuntamenti in cui è stata chiamata a far sentire la propria voce e l’escalation tra Ucraina e Russia ne è l’ennesima prova. Questa volta però la posta in gioco è molto più alta perché ci troviamo di fronte al rischio di un conflitto alle nostre porte il cui esito sarebbe imprevedibile e in cui a rimetterci sarebbero in primis i paesi europei, basti pensare alle conseguenze in ambito energetico se la Russia dovesse chiudere le forniture di gas. In questo scenario l’Italia (storicamente ponte tra Occidente e Oriente), potrebbe giocare un importante ruolo di mediazione facendosi capofila di una delegazione europea. Il problema è che, a distanza di decenni, sono ancora attuali le parole dell’ex Segretario di Stato americano Henry Kissinger che si domandava: «chi devo chiamare se voglio parlare con l’Europa?». Le responsabilità sono molteplici ma oggi, ancor prima di ragionare sulla creazione di un comune esercito europeo, bisognerebbe trovare un’unità politica e una comunità d’intenti che manca. Occorre domandarsi quale sia l’interesse dell’Italia e delle altre nazioni europee nella situazione che si è venuta a creare. La risposta, dopo due anni di pandemia che ha non solo provocato la morte di migliaia di persone ma anche messo in ginocchio il nostro sistema socio-economico e nel bel mezzo di una crisi energetica, è che una soluzione diplomatica rappresenterebbe la giusta strada da percorrere evitando un conflitto con la Russia.

Di Francesco Giubilei. (Il Giornale)