(Roma, Parigi, 13 febbraio 2022). Il Papa invita a pregare in silenzio per la crisi nel Paese dell’Europa orientale da dove arrivano « notizie molto preoccupanti » . Intanto monta la tensione per una temuta imminente invasione russa. Ferve il lavoro della diplomazia per evitare lo scontro armato, ma nessuno spiraglio è finora arrivato dai contatti tra Biden e Putin. Per Kiev quello Usa è un allarmismo che causa solo panico
« Sono preoccupanti le notizie che arrivano dall’Ucraina, affido all’intercessione della Vergine Maria e alla coscienza dei responsabili politici affinché sia fatto ogni sforzo per la pace. Preghiamo in silenzio ». Francesco, al termine dell’Angelus domenicale, torna sulla crisi in atto nel Paese dell’Est Europa per mostrare i suoi timori su una situazione che sembra sempre più volgere al peggio.
Il colloquio tra Biden e Putin
L’intensa attività diplomatica, così come le telefonate ad altissimo livello tra i leader occidentali e Mosca, non riescono ad abbassare il livello di rischio di una imminente invasione dell’Ucraina da parte della Russia, che denuncia “l’isteria” degli Stati Uniti, i quali, a loro volta, così come fatto dal presidente Joe Biden in una telefonata con l’omologo russo Vladimir Putin, minacciano i russi, di “gravi e rapide ripercussioni” in caso di attacco. Biden e Putin, però, hanno anche garantito che continueranno i contatti e resteranno impegnati nella diplomazia.
Gli avvertimenti di Blinken
In un incontro con il ministro degli esteri russo Lavrov, il segretario di Stato americano Blinken, ha messo in guardia i russi parlando di una risposta “transatlantica risoluta e massiccia” in caso di ulteriore aggressione russa. Le stesse minacce Blinken le ha ripetuto a conclusione di un vertice trilaterale con gli omologhi di Giappone e Corea del Sud: in caso di invasione, la risposta sarà rapida, unita e pesante. Il segretario di Stato ha anche avvertito che Mosca potrebbe utilizzare una provocazione o un incidente prefabbricato per giustificare una aggressione contro Kiev.
Le manovre di Russia e Usa
Il Cremlino, intanto, continua ad ammassare i suoi uomini, si parla di oltre 100mila unità, nei pressi del confine ed ha avviato manovre militari nel Mar Nero e in Bielorussia, mentre gli Stati Uniti hanno ritirato quasi tutti i militari presenti in Ucraina, e rafforzato il fronte polacco con l’invio di nuove truppe. Washington ha intanto smentito la presenza di un suo sottomarino in acque territoriali russe, come invece denunciato dai russi.
La crisi più pericolosa dalla guerra fredda
Per molti osservatori, si tratta della crisi più pericolosa in Europa dalla fine della guerra fredda. I russi tornano a chiedere di fermare quella che definiscono l’espansione della Nato così come il sostegno occidentale all’Ucraina, che Mosca non ha mai smesso di vedere come parte della sua sfera di influenza. Nell’ultima telefonata con l’omologo francese Macron, il presidente russo Putin ha criticato il rifornimento di armi a Kiev, possibile condizione per azioni “aggressive da pare delle forze ucraine”, nell’area orientale, dove la Russia sostiene i separatisti armati, zona dalla quale l’Osce sta facendo uscire tutti i suoi osservatori. E l’evacuazione continua anche da parte di tanti Paesi, che stanno richiamando dall’Ucraina i loro connazionali, così come fatto anche da Mosca, che ha ritirato parte del suo personale diplomatico. Oltre a Stati Uniti, Germania, Italia, Regno Unito, Pasi bassi Canada, Norvegia, Australia, Giappone e Israele, ci sono anche i Paesi del Golfo Persico, tra i quali Arabia Saudita, Qatar, Bahrein ed Emirati Arabi Uniti, poiché, hanno avvertito gli Stati Uniti, l’offensiva russa potrebbe iniziare in qualunque momento e senza preavviso. A smorzare i toni è il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, per il quale le “allarmistiche dichiarazioni americane non aiutano e causano solo panico”.
Di Francesca Sabatinelli. (Vatican News)