(Roma, 02 febbraio 2022). Il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, ha affermato che la Turchia è pronta ad avviare progetti infrastrutturali in Libano, inclusa la ricostruzione del porto di Beirut. La dichiarazione è stata rilasciata nel corso di una conferenza stampa congiunta con il primo ministro libanese Najib Mikati, in visita ufficiale ad Ankara il primo febbraio. Si tratta della prima visita del primo ministro libanese in Turchia da quando ha assunto l’incarico, il 10 settembre 2021.
Il 4 agosto 2020 un’esplosione presso il porto della capitale libanese, definita come una delle più grandi esplosioni non nucleari al mondo, ha devastato parte della città, uccidendo almeno 216 persone, ferendone migliaia e distruggendo interi quartieri. L’incidente è stato un duro colpo per il Libano, già in difficoltà per del tracollo economico, che la Banca Mondiale ha descritto come “uno dei peggiori al mondo dal 1850”. Già nel 2021, la Turchia aveva comunicato al governo libanese di essere pronta a ricostruire il porto.
“Nei primi giorni dopo l’esplosione del porto di Beirut, ho immediatamente inviato il mio vice e ministro degli Esteri nella capitale per mostrare la nostra solidarietà al popolo libanese”, ha spiegato Erdogan, affermando che la Turchia è stato il primo Paese a venire in aiuto dei suoi fratelli libanesi con aerei ambulanza. Il presidente turco ha altresì riferito che la Turchia intende rafforzare la cooperazione e la solidarietà con il Libano in diversi settori.
Durante l’incontro con Mikati, sono stati discussi anche gli ultimi sviluppi nel Mediterraneo orientale e nel Medio Oriente, ed altre questioni di interesse comune, come gli scambi commerciali, il turismo, l’energia, la salute, l’agricoltura e l’istruzione. “Credo che i prodotti turchi siano adatti per il mercato libanese sotto molti aspetti come il prezzo, la qualità e i costi di trasporto”, ha affermato Erdogan, riferendo che Ankara vuole diversificare i prodotti che importa dal Libano. Nel 2021, il volume degli scambi tra la Turchia e il Libano è aumentato dell’80%, raggiungendo oltre 1,8 miliardi di dollari.
Lo scorso novembre, la Turchia si è dichiarata a supporto dell’avvio di negoziati tra il Libano ed i Paesi del Golfo per sanare la disputa diplomatica, scaturita dalle dichiarazioni del ministro dell’Informazione libanese, George Kordahi, rilasciate il 5 agosto 2021, nel corso di un’intervista registrata, quando non faceva ancora parte del nuovo esecutivo, e diffuse dal 26 ottobre su social network legati ad al-Jazeera. In particolare, Kordahi, oltre a ritenere il conflitto in Yemen “assurdo” e “futile”, ha affermato che i ribelli sciiti Houthi, protagonisti del perdurante conflitto civile in Yemen, agiscono per “autodifesa” e, pertanto, non dovrebbero essere considerati “aggressori”, in quanto questi mirano semplicemente a difendersi da attacchi esterni.
Per l’Arabia Saudita, che guida una coalizione internazionale a sostegno delle forze yemenite filogovernative, le dichiarazioni del ministro libanese hanno rappresentato “un nuovo episodio di posizioni riprovevoli emesse da funzionari del Libano nei confronti del Regno e delle sue politiche”.
Di Sofia Cecinini. (Sicurezza Internazionale)