Charlotte Bellis, la giornalista incinta aiutata dai talebani, può tornare a casa in Nuova Zelanda

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Via libera dal suo Governo per il rientro in terra natìa, per lei pronto un volo e la quarantena tutelata

La giornalista neozelandese incinta e aiutata dai talebani può tornare a casa.

La sua vicenda ha fatto il giro dei media di tutto il mondo in questi giorni: Charlotte Bellis, reporter della Nuova Zelanda, era rimasta bloccata in Afghanistan a causa delle restrizioni anti Covid imposte dal suo Paese di origine. Grazie all’eco suscitata dal suo caso e resa ancora più nota grazie al passaparola suo social, il caso della donna ha attirato l’attenzione pubblica al punto che il governo neozelandese le ha offerto un posto ad hoc in quarantena sul primo volo di rientro disponibile.

Un passo indietro, quindi, dalla madre Patria, dopo che le aveva rifiutato il ritorno a causa della pandemia. Stando a quanto riportato dalla Bbc, il vice primo ministro Grant Robertson ai giornalisti durante un briefing quotidiano sul Covid ha detto: “C’è un posto in isolamento gestito e in quarantena per la signora Bellis e la esorto a prenderlo ». Ma ha poi ribadito che la Nuova Zelanda si attiva quotidianamente delle domande di emergenza e non solo a seguito di clamori suscitati sui media. Il personale del Paese, ha sottolineato, “cerca sempre di entrare in contatto con le persone e di far funzionare gli accordi ».

Parole che stridono con quanto la Bellis ha sostenuto in questi giorni, ossia di aver inviato alle autorità neozelandesi 59 domande per ottenere un via libera « d’emergenza », senza mai ottenere risposta.

La donna, inviata di Al Jazeera in Afghanistan ad agosto per seguire il ritiro delle truppe occidentali, era rientrata da poco nel quartier generale della rete televisiva a Doha quando si è accorta di essere incinta del compagno, il fotografo belga Jim Huylebroek. Essendo illegale in Qatar avere figli senza essere sposata, la donna aveva deciso di licenziarsi e rientrare in Nuova Zelanda, ma le rigide norme anti-Covid imposte dal governo di Jacinda Ardern non glielo hanno permesso, almeno fino ad oggi.

Le durissime regole decise dalla Nuova Zelanda per chi rientra dall’estero, inclusa la quarantena di dieci giorni in hotel gestiti da militari, sono state oggetto di forti critiche. Chris Bunny, il capo del Sistema di isolamento e quarantena, ha spiegato che la domanda di Charlotte Belliss era stata respinta perché non soddisfaceva il requisito della partenza entro 14 giorni, ma il ministro neozelandese per l’emergenza Covid Chris Hipkins ha poi chiesto un’indagine sul suo caso che ora pare chiuso. (Rai News)